Gli USA aprono un’enorme breccia nel segreto bancario
Dal 1° luglio entra in vigore la normativa americana Fatca: le banche di tutto il mondo sono chiamate a fornire periodicamente a Washington i dati dei clienti soggetti al fisco USA. Anche la Svizzera si vede costretta a piegarsi al nuovo regime, che pone in pratica fine al segreto bancario nei confronti degli Stati uniti.
“Siamo pronti”, “siamo pronti”: banche e gestori patrimoniali svizzeri sono già quasi tutti ai blocchi di partenza per applicare dal 1° luglio 2014 la normativa FatcaCollegamento esterno (Foreign Account Tax Compliance Act), per mezzo della quale gli Stati uniti esigono tutti i dati sui capitali detenuti nel mondo da persone assoggettate all’obbligo fiscale statunitense.
Una solerzia che avrebbe sorpreso appena pochi anni fa. Ma, nel frattempo, anche i più strenui difensori del segreto bancario hanno deciso di mettersi in riga, dopo che la giustizia americana ha aperto dei procedimenti contro una quindicina di banche svizzere, accusate di aver aiutato decine di migliaia di contribuenti ad evadere il fisco. Così la Svizzera è stata addirittura uno dei primissimi paesi a firmare un accordo con gli Stati uniti per regolare l’applicazione della normativa Fatca da parte dei propri istituti finanziari.
Con la normativa Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act) gli Stati uniti intendono lottare contro l’evasione fiscale dei propri contribuenti e tassare tutti i capitali detenuti all’estero – presso banche, assicurazioni o altre società – da persone assoggettate al fisco USA.
In base alla normativa, gli istituti finanziari esteri devono registrarsi presso il fisco americano (IRS) e fornire rapporti periodici sugli averi detenuti dai contribuenti americani. I primi flussi di notifiche sono attesi entro il 30 aprile 2015.
In una fase iniziale dovranno essere notificati solo gli averi che superano determinati importi, ad esempio 50’000 dollari per i conti privati. La notifica sarà in seguito estesa a tutti i capitali.
Finora un’ottantina di paesi stanno negoziando o hanno già concluso accordi con Washington per regolare l’applicazione del regime Fatca.
Su questa normativa si basano in buona parte i nuovi standard elaborati dall’OCSE per l’introduzione dello scambio automatico d’informazioni a livello mondiale.
Costi tra 200 e 300 milioni
A differenza della maggior parte degli altri paesi europei, la Confederazione ha optato per il modello 2 di accordo, in base al quale non è l’autorità fiscale, ma sono le stesse banche a fornire direttamente i dati richiesti a Washington. Per fare questo, gli istituti finanziari devono dapprima identificare tutti i clienti soggetti al fisco USA: cittadini americani, detentori di una “Green Card” e altre persone o società domiciliate negli Stati uniti.
Un’operazione su vasta scala per la piazza finanziaria svizzera. “L’introduzione della normativa Fatca non riveste una così grande importanza per molti altri paesi, i cui istituti finanziari hanno pochi clienti americani o hanno già fornito dati in passato. Le banche svizzere gestiscono invece la più grande entità di patrimoni transnazionali a livello mondiale”, ricorda Mario Tuor, responsabile della comunicazione presso la Segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI)Collegamento esterno.
“Si tratta di una procedura molto complessa”, conferma Thomas Sutter, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB)Collegamento esterno, che si attende costi tra i 200 e i 300 milioni di franchi per le banche elvetiche. “Non si può premere su un bottone per far emergere i clienti assoggettati al fisco americano. Bisogna identificarli, contattarli, spiegare di cosa si tratta e chiedere se sono disposti a lasciar trasmettere i loro dati”.
Potente arsenale di sanzioni
I clienti possono rifiutare la consegna dei loro dati. Ma non per questo riusciranno a sfuggire alla grande rete dell’IRSCollegamento esterno (Internal Revue Service), l’autorità fiscale americana. In tal caso, le banche sono infatti tenute a notificare a Washington il numero e il valore complessivo degli averi non dichiarati. Per ottenere le informazioni richieste, l’IRS potrà far scattare una domanda di assistenza amministrativa per tutto il gruppo di clienti “recalcitranti”.
Domanda alla quale Berna dovrà rispondere, per l’insieme dei casi, entro 8 mesi – finiti insomma i tempi in cui i dati venivano forniti al contagocce e dopo vari anni – e la risposta non potrà che essere positiva. “L’assistenza amministrativa sarà sicuramente concessa, dal momento che gli indizi di violazione sono evidenti. Se un cliente rifiuta di fare il necessario, ammette di non essere in regola con il fisco americano”, sottolinea Patrick Dorner, direttore dell’Associazione svizzera dei gestori di patrimoni (ASG)Collegamento esterno.
“Con Fatca non esiste praticamente più segreto bancario per i clienti assoggetti al fisco americano”, rileva Thomas Sutter. Una realtà a cui governo e parlamento hanno dovuto piegarsi. La normativa prevede infatti un potente arsenale di sanzioni contro banche o clienti recalcitranti, a cominciare da una ritenuta del 30% su tutti i pagamenti di titoli, interessi o altri redditi di origine americana. Gli istituti finanziari rischiano inoltre di essere estromessi dal mercato interbancario internazionale.
Altri sviluppi
Gli strumenti di pressione del fisco americano (IRS)
Obbligo di registrazione
Al programma americano devono pure aderire tutti i gestori patrimoniali, i fiduciari, gli assicuratori e perfino le grandi aziende industriali, dal momento che hanno importanti attività finanziarie. Tutte queste società sono tenute a registrarsi presso l’IRS per evitare di essere considerate non cooperative.
Sul sito dell’IRS figurano già oltre 4000 società svizzere iscritte. “Stiamo svolgendo da mesi un grande lavoro d’informazione per far sapere a tutti i gestori di patrimoni che devono registrarsi, anche se non hanno clienti o titoli americani. Se un gestore non si registra, le banche rifiuteranno di lavorare con lui. Non possono permettersi il rischio di operare con gestori non conformi a Fatca”, indica Patrick Dorner.
Per l’applicazione della normativa Fatca, il Dipartimento del tesoro americano ha proposto agli altri paesi due modelli di accordo, che prevedono agevolazioni amministrative.
Il modello 1, scelto dalla maggior parte dei paesi europei, si basa sul principio dello scambio automatico d’informazioni. Gli istituti finanziari notificano tutti i capitali soggetti al fisco USA alle loro autorità fiscali, le quali le trasmettono all’IRS.
La Svizzera ha scelto il modello 2, in base al quale la notifica a Washington viene fatta direttamente dagli istituti finanziari, ma concerne solo i capitali dei clienti statunitensi che autorizzano la trasmissione dei loro dati. Gli istituti finanziari devono però comunicare all’IRS anche il numero e il patrimonio globale dei conti dei clienti recalcitranti. L’IRS potrà in seguito presentare una domanda di assistenza amministrativa per ottenere le informazioni complete.
Un avvertimento lanciato anche dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA)Collegamento esterno, che raccomanda a tutti gli istituti finanziari di adempiere pienamente i loro obblighi relativi alla normativa americana e, in particolare, “di non commettere nessun atto volto ad aggirare Fatca”. La nuova legge federale sull’accordo Fatca, che entrerà in vigore il 30 giugno, prevede una multa fino a 250’000 franchi in caso di violazione intenzionale di tali obblighi, tra cui perfino quello di registrazione presso l’IRS.
Cambiamento logico
Un cambiamento di paradigma, quindi, piuttosto spettacolare. Fino a pochi anni fa, le sanzioni pesavano su coloro che violavano il segreto bancario e cooperavano con autorità straniere. Oggi, piuttosto su chi non partecipa alla consegna di dati a Washington. E già il governo svizzero vuole spingersi ancora più lontano. Entro l’autunno intende aprire negoziati con gli Stati uniti per il passaggio dal modello 2 di accordo Fatca al modello 1, che prevede in sostanza lo scambio automatico d’informazioni tra le autorità fiscali.
Un cambiamento considerato “logico” dalle associazioni dei banchieri e dei gestori di patrimoni. “Quando si è cominciato a parlare di Fatca, lo scambio automatico d’informazioni era ancora un tabù in Svizzera. Ma ormai si avvicinano i nuovi standard internazionali dell’OCSECollegamento esterno, ai quali anche la Svizzera dovrà aderire. Tanto vale quindi adottare rapidamente questo modello anche nei confronti degli Stati uniti”, riassume Patrick Dorner.
L’unica cosa che resterà da vedere, a tal punto, è se anche gli Stati uniti saranno disposti a fornire i loro dati bancari alla Svizzera e agli altri paesi sottomessi al nuovo regime Fatca. Finora Washington non sembra preoccuparsi molto del principio della reciprocità.
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