Idilli elvetici al chiaro della DDR
Vent'anni dopo la caduta del muro di Berlino, un libro mette in luce le relazioni intrecciate da personaggi svizzeri con l'ex Repubblica democratica tedesca (DDR). L'opera dello storico ed ex deputato liberale radicale bernese Erwin Bischof irrita alcuni "compagni".
Teneva dei ghepardi come animali da compagnia, era tenutario di un postribolo insieme alla moglie e aiutava dei cittadini della DDR a fuggire all’ovest. Lo zurighese Hans-Ulrich Lenzlinger negli anni ’70 diede una mano, a pagamento, a un centinaio di intellettuali a superare la cortina di ferro in modi disparati: nascosti in un’auto, con un piccolo sommergibile, insieme a leopardi in un trasporto di animali.
Poi finì nel mirino della Stasi, l’organizzazione di sicurezza e di spionaggio della Germania dell’Est. Il 5 febbraio 1979 Lenzlinger fu trovato ucciso nel suo ufficio. Ancora oggi non è chiaro se l’assassinio fu ordito dal governo della DDR.
La storia dell’eccentrico zurighese è riportata da Erwin Bischof nel libro “Honeckers Handschlag” (La stretta di mano di Honecker), che esamina le relazioni di partiti, chiese, associazioni, intellettuali e media svizzeri con la DDR, dagli anni ’60 fino alla riunificazione della Germania nel 1990.
Si tratta del primo libro che affronta l’ampio tema. Bischof ha compiuto ricerche in 14 archivi in Svizzera e in Germania, ha intervistato numerosi testimoni e analizzato scritti e corrispondenze che finora non erano stati pubblicati.
Parlamentare svizzero alla fucina di quadri della DDR?
La Svizzera finora ha trascurato la ricerca storica sulle sue relazioni con la DDR, deplora Erwin Bischof. Vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino è ora di fare il punto, aggiunge. “Spero che il mio libro metta in moto le ricerche, in modo che ci si occupi di questo capitolo dimenticato”, dice l’ex diplomatico.
L’ex deputato del parlamento cantonale bernese, auspica in particolare che ricercatori, come pure politici di sinistra e intellettuali esaminino la questione in modo critico.
Bischof sottolinea che negli anni ’70 e fino a poco prima del crollo della DDR vi furono contatti fra politici elvetici di sinistra e funzionari della Germania orientale che andavano ben oltre la semplice simpatia. Parte di quei contatti, secondo il liberale radicale, furono intenzionalmente tenuti nascosti.
Per esempio, l’ex deputato nazionale socialista bernese Peter Vollmer, da giovane, nel 1973, avrebbe frequentato in segreto l’università partitica Karl Marx a Kleinmachnow, presso Berlino, dove avrebbe partecipato a un corso speciale per quadri comunisti. Bischof basa le sue affermazioni su di un verbale del Partito socialista unificato di Germania (SED) che menziona la presenza dell’elvetico.
Vollmer però contesta l’affermazione. Quando il quotidiano bernese Der Bund lo scorso febbraio ha pubblicato stralci del libro di Bischof, in una lettera alla redazione, Peter Vollmer ha accusato l’autore di menzogna e calunnia. Secondo l’ex deputato socialista alla Camera del popolo, Bischof è noto per le sue diffamazioni della sinistra.
Nella missiva, Vollmer ha assicurato di non aver mai frequentato alcuna scuola di quadri della DDR. Nel 1973 si è invece recato nella Germania dell’Est con una delegazione svizzera al Festival mondiale della gioventù ed ha pernottato a Kleinmachnow.
Una replica che Bischof definisce un “ridicolo camminare sulle uova”. I documenti della SED e della Stasi sono fonti serie e ufficiali, la cui autenticità è confermata da esperti di DDR, sostiene il liberale radicale. “È stato sorprendente constatare quante informazioni sono rimaste dimenticate negli archivi per anni”, osserva.
Visita di Berlino contestata
La maggior parte degli esponenti citati da Bischof, è stata informata prima della pubblicazione del libro. In certi casi lo storico ha anche chiesto loro se poteva consultare documenti della Stasi che li concernevano.
Per esempio, l’ex direttore della Radio svizzera tedesca DRS Andreas Blum, il quale ha dichiarato alla Berner Zeitung che Bischof lo aveva informato del suo progetto di pubblicazione di un libro e gli aveva anche dato la possibilità di leggere alcuni passaggi. L’opera, “a prima vista”, gli è sembrata “professionale, corretta e non polemica”. Ciò, nonostante che anche questo membro del partito socialista avrebbe avuto motivo di non essere propriamente felice di come Bischof lo presenta.
Infatti, Bischof riferisce in modo dettagliato la visita di alcuni giorni di una delegazione di parlamentari del Partito socialista svizzero (PS) nel 1982 a Berlino Est, di cui facevano parte anche Blum, quale presidente della Commissione di politica estera, e l’allora presidente del PS Helmut Hubacher.
Quando la delegazione rientrò in Svizzera, infuriarono le polemiche in seguito alla pubblicazione di una fotografia che ritraeva Hubacher sorridente mentre stringeva la mano al segretario generale della DDR Erich Honecker. Media e politici di destra accusarono la delegazione elvetica di essersi fatta imbrigliare a fini di propaganda dalla dirigenza della DDR invece di cogliere l’opportunità di fare domande critiche.
Anche il fatto che Andreas Blum, come direttore di una radio statale, si fosse seduto a un tavolo con Honecker fu giudicato sconveniente. Un punto di vista che oggi lo stesso Blum condivide, afferma Bischof.
Per lo storico liberale radicale, la stretta di mano fra Hubacher e Honecker – che appare anche sulla copertina del libro – è il simbolo dell’ingenuità di molti politici di allora nei confronti della DDR. Più precisamente, i parlamentari di sinistra non erano critici, “se non addirittura orbi” nei confronti di un regime totalitario che violava i diritti umani, afferma Erwin Bischof.
Paola Carega, Berlino, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
Cabarettisti come Franz Hohler ed Emil Steinberger alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli ’80 ebbero l’opportunità di esibirsi nella DDR.
Contrariamente agli artisti locali, quelli stranieri avevano veramente la possibilità di essere in contatto con il pubblico, scrive Erwin Bischof nel suo libro.
Così Emil Steinberger andò in scena per cinque giorni a Berlino Est con il suo spettacolo “E come Emil”. Il pubblico era stato entusiasta, ma in sala restava molto più calmo che in occidente, ricorda l’umorista.
Prima di rientrare in Svizzera, Emil dovette peraltro ancora risolvere il problema della sua rimunerazione. Infatti si doveva lasciare la metà nella DDR. Più precisamente si doveva spenderlo sul posto, acquistando qualche souvenir, come “un cannocchiale o una porcellana”.
Emil ebbe un’altra idea. La vigilia della partenza mise la metà del suo onorario in diverse buste. “Volevo fare un piacere e l’ultimo giorno e distribuii discretamente le buste alla gente”.
Settimane dopo, Emil fu invitato per una vera tournée nella DDR. Ma il cabarettista rifiutò. Non perché poteva portare a casa solo la metà del suo onorario, ma perché non trovava giusto che solo i funzionari ricevessero i biglietti d’entrata. “Per loro non volevo assolutamente recitare”.
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