Il parlamento non frena la chiusura dei consolati
La camera alta del parlamento ha respinto una mozione che chiedeva di sospendere temporaneamente la riorganizzazione dei consolati svizzeri nel mondo. Per gli ambienti a difesa degli interessi della Quinta svizzera, la lotta continua.
Contrariamente ai deputati, che avevano accettato la mozione, i senatori l’hanno tacitamente respinta durante la loro sessione del 26 novembre. Dopo la bocciatura della camera alta del parlamento, la proposta di Roland Büchel è definitivamente archiviata.
La mozione del deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) chiedeva di rinunciare a ulteriori chiusure di consolati fino al termine dell’attuale legislatura nel 2015. Secondo Roland Büchel, questa pausa avrebbe permesso di valutare le conseguenze delle riorganizzazioni portate avanti finora.
Questo bilancio è chiaramente negativo, ritiene Roland Büchel, membro del Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE). «A un effetto risparmio quanto mai esiguo si frappone ora un netto peggioramento dei servizi a favore degli svizzeri all’estero», si legge nella sua mozione.
L’esempio della Nuova Zelanda
Esprimendosi di fronte ai senatori, il ministro degli affari esteri Didier Burkhalter ha riaffermato che la riorganizzazione in corso ha lo scopo di creare sinergie. Si prefigge inoltre di meglio adattare la rete delle rappresentanze diplomatiche alla realtà di oggi.
A differenza di Roland Büchel, il ministro sostiene «che le prestazioni non sono state ridotte». Anzi. L’esempio del consolato itinerante in Nuova Zelanda, creato di recente, ne è un esempio, ha detto Didier Burkhalter. In nove giorni, la rappresentanza ha registrato più domande di passaporto che in un anno nella capitale Wellington.
La ristrutturazione dei consolati è iniziata nel 2011 e dovrebbe concludersi nel 2014.
Il Dipartimento degli affari esteri intende in questo modo effettuare dei risparmi raggruppando i servizi in centri regionali.
Finora sono state chiuse o fortemente ridotte circa 30 rappresentanze.
I tagli più drastici concernono gli uffici in Europa.
Spiegazioni sui risparmi
Il ministro degli affari esteri ha dunque convinto la maggioranza dei membri della Camera dei Cantoni. Ma non i rappresentanti della Quinta Svizzera. «Il senato si comporta sempre più come il braccio teso dell’amministrazione federale e rinuncia alla sua indipendenza», ha commentato a swissinfo.ch Roland Büchel.
Il parlamentare spera di ottenere maggiori spiegazioni. Ha chiesto al governo per quale motivo sono stati creati 800 posti in seno al Dipartimento degli affari esteri tra il 2007 e il 2012, quando nello stesso periodo sono state soppresse delle rappresentanze diplomatiche.
Un bisogno di ulteriori chiarimenti condiviso da Rudolf Wyder, direttore dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero. «Siamo delusi per la decisione della camera alta. Invitiamo ora il governo a presentare cifre dettagliate sui risparmi realizzati finora tramite la chiusura dei consolati».
Il senatore popolare democratico Filippo Lombardi, anch’egli membro del CSE, chiede da parte sua al governo di consultare le commissioni di politica estera delle due camere federali prima di ogni chiusura.
Traduzione dal francese di Luigi Jorio
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