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Il primo d’agosto fra tradizione e acquazzoni

La pioggia non ha impedito agli svizzeri di far sfoggio del loro amor di patria Keystone

Nel giorno della festa nazionale svizzera, molti esponenti della politica hanno fatto appello ai valori su cui è stata costruita la Svizzera. La tradizionale celebrazione sul praticello del Rütli è stata interrotta da un acquazzone.

Come da tradizione, la festa del primo d’agosto è stata contrassegnata da musica, discorsi (quest’anno anche via internet), cortei, fuochi d’artificio. I principali esponenti della politica svizzera hanno fatto appello ai valori su cui è stata costruita la Svizzera, privilegiando quelli che ai loro occhi più si adattano all’attuale situazione politica.

C’è così chi ha insistito sul concetto di libertà e indipendenza, c’è chi ha invece preferito porre l’accento sul rispetto del diritto, sulla ricerca del consenso, sulla democrazia diretta senza soprusi, sullo spirito d’intraprendenza e apertura al mondo.

Temporale sul Rütli

Sul praticello del Rütli, la mitica culla della Confederazione, non era presente quest’anno nessun membro del governo elvetico.

Il prato – negli scorsi anni teatro di manifestazioni di gruppi di estrema destra – ha visto però la presenza di una dozzina di ambasciatori accreditati a Berna e un pubblico di alcune centinaia di persone, oltre ad un buon numero di poliziotti.

La festa è durata però soltanto mezz’ora, poiché un acquazzone ha costretto gli organizzatori a interromperla prima ancora che venisse intonato l’inno nazionale.

La manifestazione era organizzata dalla Società svizzera di utilità pubblica (SSUP). L’origine dell’iniziativa di invitare gli ambasciatori risale ad un’escursione in cui il presidente della Confederazione Pascal Couchepin, e la collega Micheline Calmy-Rey, avevano accompagnato il corpo diplomatico sul Rütli.

Capre a Berlino

All’estero la manifestazione per il primo d’agosto più colorita si è svolta a Berlino, con una sfilata attraverso la porta di Brandenburgo di 300 capre grigionesi di nove razze diverse, accompagnate dal gruppo di musica popolare «Heidi-musicals» e da una cinquantina di pastori.

Migliaia di tedeschi hanno applaudito entusiasti la manifestazione. L’iniziativa, organizzata dall’ambasciata svizzera nella capitale tedesca, era posta sotto lo slogan «Berlino chiama Grigioni: arriva Heidi!». La delegazione grigionese era accompagnata dalla ministra della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf.

Valori e politica

Libertà e rispetto del diritto: con questi valori si devono affrontare e risolvere i problemi di oggi, ma anche con spirito di solidarietà, e non soltanto verso chi abita nel nostro paese, ha detto il presidente della Confederazione Pascal Couchepin nel tradizionale messaggio radiotelevisivo.

Non è mancato un accenno prettamente politico: «Da noi l’opposizione a oltranza non è possibile», ha aggiunto Couchepin. «La libertà è il motore della democrazia e il fondamento della solidarietà; «deve arricchire il dibattito e consentire di giungere a una soluzione buona per tutti».

Un appello a dar prova di responsabilità individuale è stato lanciato dal ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz sul sito internet del suo dipartimento: i cittadini non si possono aspettare tutto dalle istituzioni: lo sforzo personale deve precedere l’aiuto altrui. «Il nostro stato funziona», esso poggia sui principi dell’iniziativa privata e della sussidiarietà. «Dobbiamo andare avanti con le nostre forze».

Sogni per il paese

Anche il ministro dei trasporti e delle comunicazioni ha privilegiato forme moderne di comunicazione. Attraverso il suo blog ha voluto rivolgersi «a un pubblico diverso», con riflessioni sul valore intrinseco della democrazia diretta, che occorre riconquistare di volta in volta. Si è espresso anche a favore del diritto di ricorso delle associazioni e parteggiato per l’adozione di misure di riduzione delle emissioni di CO2.

Il ministro della difesa Samuel Schmid, che ha parlato a Wittenbach (San Gallo) Lignières (Neuchâtel) e Champoz (Berna) si è augurato dal canto suo un paese vivo, attivo, sicuro, aperto e presente. «E’ la nostra Svizzera!», ha detto. Schmid, parafrasando Martin Luther King, ha detto che anch’egli ha dei sogni per il paese: pace e stabilità, lavoro per tutti, attenzione a deboli e anziani, più modestia.

«Nessuno, nessuna minoranza di sinistra o di destra, può pretendere di strumentalizzare per i propri interessi particolari lo Stato che insieme abbiamo edificato e che ci accomuna», ha detto invece la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ad Anières (Ginevra).

Vedere il mondo

Contrariamente alla credenza stereotipa secondo cui il nostro è un paese sedentario, i suoi cittadini «non hanno rinunciato a vedere il mondo», facendo poi della Svizzera una nazione cosmopolita, multiculturale e umanitaria». Possiamo rimanere arroccati su noi stessi? Possiamo rifiutarci di partecipare alla costruzione del mondo e della Svizzera di domani? «La risposta è chiaramente no!»

«La diversità della società elvetica contemporanea racchiude un grande potenziale», ha detto il presidente del Consiglio nazionale André Bugnon, parlando nella località vodese di St-Prex. Per far fruttificare questo tesoro di diversità, «senza diventare una torre di Babele, vi è un solo mezzo, il rispetto di sé, degli altri e delle istituzioni».

swissinfo e agenzie

Oltre alle più alte cariche istituzionali, anche molti altri esponenti dei partiti politici svizzeri hanno espresso il proprio pensiero in occasione della festa nazionale.
L’ex ministro della giustizia e vicepresidente dell’Unione democratica di centro (UDC) Christoph Blocher ha ricordato le radici della Confederazione, accentuando la «volontà di essere indipendenti».

Blocher ha insistito sull’importanza per la Confederazione di non limitare la propria sovranità, e di sottrarsi all’influsso di «giudici stranieri». Anche il presidente dell’UDC Toni Brunner ha esortato a difendere la libertà e a trarre insegnamento dal passato.

Per il presidente del Partito polare democratico Christophe Darbellay, la violenza giovanile è un problema la cui soluzione passa dalla prevenzione, ma anche dalla repressione; la popolazione chiede risposte e azioni concrete, ha Darbellay. Ha rammentato la posizione del suo partito in materia di sicurezza e chiesto che l’effettivo della polizia venga aumentato di 3000 unità.

«Essere patrioti non vuol dire essere nazionalisti», ha detto dal canto suo il presidente dei Verdi svizzeri Ueli Leuenberger. L’indifferenza, l’egoismo, la xenofobia e il razzismo non sono valori elvetici. Ha richiamato il preambolo della Costituzione federale, in cui si parla di responsabilità verso il creato, libertà, democrazia, indipendenza, pace, solidarietà, apertura al mondo, diversità e rispetto verso l’altro.

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