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Libera circolazione: delegazione a Bruxelles per spiegare la posizione svizzera

Cosa intende fare la Confederazione per applicare l’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» accettata dal popolo il 9 febbraio 2014? Una delegazione svizzera ha presentato martedì a Bruxelles la «preferenza nazionale light».

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L’incontro tra la delegazione svizzera, guidata dal direttore dell’Ufficio federale della migrazione Mario Gattiker, e quella dell’Unione Europea è avvenuta nell’ambito del Comitato misto sull’accordo di libera circolazione delle persone.

«La riunione era particolarmente affollata — ha riferito l’inviato della RSI Thomas Miglierina —, infatti erano presenti quasi tutti gli Stati membri, cosa piuttosto insolita per questo genere di incontri».

La delegazione elvetica ha presentato la cosiddetta «preferenza nazionale light» prospettata dal Consiglio nazionale per tradurre in pratica l’iniziativa dell’Unione democratica di centro denominata «contro l’immigrazione di massa», divenuta nuovo articolo costituzionale.

Gattiker ha sottolineato che non ha condotto trattative ma «solo informato» la controparte e che questa ha manifestato grande interesse per le spiegazioni fornite.

Lo scorso 12 ottobre il tema era stato all’ordine del giorno di un incontro tra gli ambasciatori dell’Unione europea. Ai diplomatici era stata sottoposta una perizia redatta da giuristi dell’UE al riguardo. Secondo costoro, contrariamente a quanto ritenuto a Berna, la soluzione «light» proposta dal Nazionale potrebbe ledere l’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone.

Essa si articola in tre punti: prevede prima di tutto che il Governo svizzero elabori misure per sfruttare meglio il potenziale di manodopera indigena (cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nel paese). Se ciò non fosse sufficiente, il governo potrebbe obbligare le imprese a comunicare i posti di lavoro vacanti agli uffici regionali di collocamento.

Se anche questi provvedimenti non si rivelassero sufficienti e l’immigrazione dall’Unione europea e dai paesi dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l’esecutivo potrà infine ricorrere a «misure correttive appropriate».

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