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La Grecia ha detto «adesso basta»

Tsipras e il suo partito Syriza hanno conquistato oltre il 36% dei voti, distaccando di quasi 10 punti percentuali il Partito conservatore di Antonis Samaras. Keystone

La vittoria di Syriza e del suo leader Alexis Tsipras alle legislative greche rappresenta un segnale chiaro inviato a Bruxelles sulla necessità di «ridefinire le priorità», cambiando rotta sulle politiche d’austerità. Attenzione, avverte però la stampa svizzera, soprattutto di lingua tedesca, le radici del male vanno ricercate prima di tutto nel sovradimensionato settore pubblico ellenico.

Con il voto di domenica, i greci hanno presentato «il conto» alla Troika [UE, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale]. Una Troika che ha cercato di applicare le sue ricette «senza dialogo, senza autocritica, in modo autoritario e facendo leva sul diritto dei forti», commenta lunedì l’Aargauer Zeitung. E si è vista rispondere: «Adesso basta!».

Votando in massa Syriza – che stando agli ultimi dati conquista 149 seggi su 300 in parlamento – i cittadini ellenici hanno detto a «Bruxelles, Francoforte, Washington e non da ultimo Berlino», che i tempi in cui Atene si limitava a ricevere ordini appartengono al passato, continua il giornale argoviese.

Voglia di cambiamento più grande della paura

«Contrariamente alle ultime elezioni del giugno 2012, questa volta il desiderio di cambiamento era più grande della paura diffusa di un’uscita del paese dall’Eurozona», sottolinea la Neue Zürcher Zeitung.

Tanto più che le cure da cavallo imposte alla Grecia e il piano di salvataggio da 240 miliardi di euro non hanno permesso al paese di avanzare, rincarano in un commento comune Bund e Tages-Anzeiger, ricordando che il tasso di disoccupazione è del 25%. Uno dei motivi è che l’applicazione delle riforme «era nelle mani di coloro che avevano contribuito a mettere nei guai» il paese.

Coalizione coi Greci indipendenti

Alexis Tsipras ha prestato giuramento lunedì pomeriggio come nuovo primo ministro.

In mattinata, Panos Kammenos, leader del partito dei Greci indipendenti (destra), aveva indicato che la sua formazione avrebbe appoggiato Syriza, creando così le condizioni per la formazione di un governo di coalizione.

Il partito della sinistra radicale ha conquistato domenica 149 seggi sui 300 che conta il parlamento, a due dalla maggioranza assoluta. Il partito di Kammenos, nato da una scissione in seno alla Nuova Democrazia del premier uscente Antonis Samaras, dispone dal canto suo di 13 deputati.

I due partiti divergono su molti temi di società, ma condividono un punto importante: entrambi respingono le condizioni fissate quale contropartita al piano d’aiuti finanziari accordati alla Grecia dai suoi partner europei e dal Fondo monetario internazionale.

Il voto di domenica testimonia della «volontà di una popolazione schiacciata dalla crisi di riappropriarsi del suo destino» e rappresenta un «no a un’élite politica discreditata e un sì a una ridefinizione delle priorità», commenta Le Temps.

Un politico che sa anche essere pragmatico

E adesso? Adesso «coloro che temono di vedere la Grecia rinunciare alle riforme necessarie hanno legittime ragioni di inquietarsi», continua il giornale romando.

Tuttavia, la retorica da campagna elettorale è una cosa, la realtà un’altra, rilevano diversi quotidiani. «Anche se ha fatto campagna su un programma di rottura radicale, Alexis Tsipras ha già dimostrato che sa dar prova di pragmatismo o di semplice realismo. Dei ‘compromessi dolorosi’ dovrebbero dunque poter esser trovati con Bruxelles», sottolinea La Liberté.

«Ancora due anni fa, l’annuncio [la vittoria di Syriza] avrebbe spaventato la quasi totalità dei capi di Stato o di governo europei […]. Ieri è un altro uomo che ha preso le redini della politica greca. Non predica né il ritorno alla candela né alla dracma; e spera che la prossima rata [di aiuti europei] gli sia versata», scrive la Tribune de Genève.

«Non si tratta più di porre fine alla politica di austerità, bensì di allentarla, come si fa con una corda che vi strangola», continua il giornale ginevrino.

Un voto a dimensione europea

Il voto ha una valenza che travalica le frontiere elleniche. «La campagna di Syriza […] ha giocato con successo sul bisogno di essere ascoltati, sulla volontà di rottura e sulla necessità, per Bruxelles e Berlino, di essere maggiormente all’ascolto dei popoli. La prima reazione deve quindi essere, per tutti i partner della Grecia, tra cui la Svizzera, di tendere la mano al futuro governo», rileva Le Temps.

Per la Neue Zürcher Zeitung, il successo di Syriza ha anche una dimensione europea. «Nei paesi del sud dell’Europa metterà le ali a tutti quei partiti di protesta che combattono le politiche d’austerità. Tsipras non vuole solo curare la Grecia, ma cambiare tutto il continente».

Agonia greca?

Eleggendo Alexis Tsipras, i greci hanno scelto una «Fata Morgana, una chimera che dovrebbe far uscire il paese dalla schiavitù, procacciargli nuova ricchezza e ridargli quella fierezza che affonda le radici nell’antichità», scrive dal canto suo la Basler Zeitung in un editoriale intitolato «Agonia greca».

Tsipras è però solo «una proiezione carismatica della nostalgia dei greci, che è riuscito a soffiare sulle braci dell’ingenuità ellenica, sprigionando il fuoco. Questo fine settimana, la Grecia ha eletto la nostalgia, nostalgia che tutto torni come prima della crisi», continua il giornale basilese.

La Neue Zürcher Zeitung sottolinea dal canto suo che Atene dovrà presto fare i conti con la sua situazione interna. «Tsipras ha avuto vita facile presentando la Grecia come una vittima dei diktat di risparmio imposti dai finanziatori occidentali […]. La crisi è però prima di tutto il risultato di decenni di cattiva amministrazione».

«Una delle radici del male è il settore pubblico sovradimensionato, inefficiente e caro. Se non verrà disintossicato, il paese non potrà essere risanato», scrive la Neue Zürcher Zeitung, che dubita dell’efficacia delle ricette di Tsipras. Anzi, «potrebbero anche causare al paese più miseria».

Un’analisi condivisa in parte anche da Bund e Tages-Anzeiger: ciò che succederà a Bruxelles è sicuramente rilevante, ma «per il futuro del paese è altrettanto importante che gli elettori osino rompere i ponti con il vecchio Stato compiacente. Solo così potrà sorgere una nuova Grecia». 

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