La “guerra” del San Gottardo è iniziata
La decisione del governo di costruire una seconda galleria stradale permetterà di migliorare la sicurezza al San Gottardo e di evitare un isolamento del Ticino, ritiene la stampa elvetica. Emergono tuttavia timori e interrogativi sul traffico attraverso le Alpi e sul finanziamento delle infrastrutture stradali.
«Due piccioni con una fava: raddoppio e risanamento!», scrive la Regione Ticino, commentando la decisione del Consiglio federale di scavare «un nuovo tubo, nuovo fiammante, con una corsia di marcia e una di sicurezza in una direzione».
Per il traffico nell’altro senso sarà utilizzabile l’attuale vecchio tubo risanato, prosegue il quotidiano, che s’interroga al contempo sul dietrofront del governo: «Fino a sei mesi fa Berna non diceva che l’idea non era per niente la più convincente?».
Più sicurezza in galleria
La «cortina di fumo eretta attorno al San Gottardo» si è diradata, scrive il Corriere del Ticino, secondo cui il motivo di tale svolta è duplice. Vi è innanzitutto «la solidità degli argomenti forniti al governo federale da ambienti economici e autorità politiche ticinesi» e secondariamente «la tenacia degli uni e degli altri nel confutare le tesi avanzate dai funzionari della Confederazione».
«La decisione di realizzare una seconda canna è corretta», concorda il Blick, che in un recente sondaggio aveva evidenziato che quest’opzione raccoglie i favori dei due terzi della popolazione. Con una sola direzione di marcia per tubo «non ci saranno più scontri frontali o laterali», sottolinea il giornale.
Anche per Le Temps la sicurezza è un buon argomento a giustificazione di una nuova galleria. «Oggi non si costruiscono più tunnel bidirezionali», osserva il quotidiano romando. E poi c’è il Ticino, aggiunge, che rischiava di rimanere isolato a causa dei lavori di risanamento necessari nell’attuale tunnel.
Un secondo tubo, insiste la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), «potrà senza dubbio migliorare ulteriormente la sicurezza».
D’altro avviso invece l’editorialista di Tages Anzeiger e Der Bund, per il quale il discorso sulla sicurezza non è pienamente giustificato. In Svizzera «ci sono diversi altri tratti molto più pericolosi del Gottardo, che pure necessitano di risanamento, invece di investire miliardi nella costruzione di una galleria».
Polvere negli occhi
Siamo inoltre di fronte a «un’occasione persa», ritengono i due quotidiani svizzero tedeschi. Il risanamento previsto per l’attuale tunnel (che avrebbe comportato la chiusura temporanea del collegamento) avrebbe in effetti potuto dare una spinta al trasferimento del traffico pesante dalla strada alla rotaia. Con una seconda galleria, invece, si rischia di assistere ad un incremento dei transiti stradali attraverso le Alpi.
Nella zona di Morges, tra Losanna e Ginevra, le corsie di emergenza sono già aperte al traffico, osservano L’Express e La Liberté. «Difficile dunque credere che la seconda canna [al San Gottardo, ndr] non comporterà un aumento della capacità».
Pure per la Regione Ticino «si è dato il via libera al potenziale raddoppio» che, con un ulteriore lavoro di lobbying, avrà tutto il tempo per poi potersi trasformare «in un raddoppio effettivo».
Affermare che ci sarà soltanto una corsia in ogni direzione è come gettare «la polvere negli occhi», ritiene la Südostschweiz. «In realtà, le lobby stradali faranno pressione» affinché il parlamento ceda in favore dell’apertura di entrambe le corsie.
Promesse vane?
Chi investe miliardi in una nuova galleria vorrà utilizzarlo a fondo, avvertono Tages Anzeiger e Der Bund. «Quando si formeranno code chilometriche di fronte a una corsia chiusa, la pressione per un’apertura sarà enorme». Si troveranno così modi per liberare una corsia, in modo che un’apertura temporanea durante i momenti di punta non venga definita come un aumento della capacità, ciò che violerebbe la Costituzione, prevedono i due giornali svizzero tedeschi.
Le promesse della ministra dei trasporti Doris Leuthard, si chiedono, si riveleranno vane come quelle dell’allora consigliere federale Hans Hürlimann, che nel 1980 (data di apertura della galleria stradale del Gottardo) aveva promesso che il tunnel non sarebbe mai diventato un corridoio per il traffico pesante?
Il responso del popolo, insiste il Corriere del Ticino, non può non essere onorato. «Il secondo tubo non deve comportare un aumento del traffico stradale».
Meno preoccupata invece la NZZ, per la quale il governo ha rinunciato a prevedere un aumento delle capacità non solo perché ciò comporterebbe una modifica costituzionale, ma anche perché non ce n’è bisogno. «A parte i momenti di punta durante le ferie, la tratta Göschenen-Airolo non è affatto la più trafficata del paese», osserva il foglio zurighese.
Guerra fratricida
Il governo stima che i costi per la costruzione della seconda canna e il risanamento di quella attuale si aggirano attorno ai 2,8 miliardi di franchi. Una cifra che «non deve spaventare», ritiene il Blick, per il quale è «meglio investire in un valore sicuro piuttosto che nel salvataggio di una banca in difficoltà».
L’investimento al Gottardo è però visto con perplessità in altre parti della Svizzera, osserva Le Temps. Il problema, scrive, è che saranno rimessi in discussione altri interventi indispensabili a Morges o a Zurigo. Ovvero regioni in cui la circolazione è in media sei volte superiore a quella dell’asse nord-sud.
«Le parole di Leuthard, la quale afferma che i progetti non sono in concorrenza, non convincono», afferma Le Temps, rammentando che i soldi vengono sempre dalle stesse fonti (sostanzialmente la vignetta autostradale e le tasse sui carburanti). «Da anni la ministra dei trasporti dice alle regioni che bisogna pazientare prima di realizzare i progetti stradali tanto attesi a causa della mancanza di soldi. E ora parla della soluzione più onerosa per il Gottardo, senza che si faccia chiarezza sul modo di finanziamento».
Per il 24 Heures è dunque iniziata «la guerra del Gottardo» tra regioni. Le due minoranze latine, ticinesi e romandi, sono condannate a una lotta fratricida senza esclusione di colpi. «Le autorità ticinesi hanno vinto il primo round davanti al governo. I romandi tenteranno di difendersi in parlamento».
Il Corriere del Ticino tenta di calmare il gioco, sostenendo che bisogna evitare, prima di un eventuale voto popolare, la guerra fra regioni per spartirsi la torta dei finanziamenti infrastrutturali. Le fonti di finanziamento, ricorda il quotidiano, non sono le stesse per un’opera come il secondo tubo del San Gottardo e per le infrastrutture di cui necessitano gli agglomerati urbani della Romandia, di Zurigo o dell’altopiano. «Non è quindi corretto e ragionevole opporre le une alle altre».
Anche se siamo ben lungi da una decisione definitiva sul raddoppio del San Gottardo, conclude il Corriere del Ticino, la lezione da tirare da questo primo passo, concreto e consistente, è che «in un sistema federalistico come quello svizzero nulla è scontato o acquisito automaticamente».
La galleria autostradale del San Gottardo, lunga 16,9 chilometri, è stata inaugurata il 5 settembre 1980.
Essa collega Göschenen, nel cantone Uri, ad Airolo, in Ticino. Rappresenta la galleria stradale più lunga dell’arco alpino.
La galleria è costituita da una canna a doppio senso di circolazione e da un cunicolo di sicurezza parallelo. Al suo interno non vi sono corsie d’emergenza.
La costruzione della galleria è costata all’epoca 686 milioni di franchi. I costi annui di manutenzione si aggirano intorno ai 20 milioni di franchi, quelli di esercizio ai 12 milioni di franchi.
In Svizzera, il traffico transalpino circola sostanzialmente sui seguenti quattro assi stradali: Gran San Bernardo, Sempione, San Gottardo e San Bernardino.
Con un traffico giornaliero medio di 16’835 veicoli, il San Gottardo rappresenta il principale asse Nord-Sud della Svizzera: circa il 60 per cento dei veicoli che attraversano le Alpi svizzere transita da questa galleria.
Galleria del San Gottardo: 6’306’300 veicoli nel 2011.
Galleria del San Bernardino: 2’457’194
Passo del Sempione: 865’261
Galleria del Gran San Bernardo: 677’148
(fonte: Ufficio federale delle strade)
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.