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La soluzione alla crisi libica passerà dall’Ue

Max Göldi è stato condannato a quattro mesi di prigione in Libia Keystone

L'Unione europea (Ue) ha fatto naufragare il piano della Svizzera, che intendeva far pressione sulla Libia affinché rilasciasse un suo cittadino. Ciononostante, Berna continuerà a contare su Bruxelles per risolvere la crisi con Tripoli.

I rappresentanti dell’Ue hanno affermato di volersi impegnare per far rilasciare Max Göldi, il dirigente del gruppo tecnologico elvetico ABB arrestato a Tripoli nel luglio 2008, come rappresaglia dopo il fermo di Hannibal Gheddafi a Ginevra.

La Commissaria europea degli affari interni, Cecilia Malmström, ha spiegato che sulla questione stanno lavorando «molte persone». Domenica scorsa, Guido Westerwelle, ministro tedesco degli affari esteri, ha dichiarato a un giornale svizzero che «la Libia deve rilasciare l’ostaggio Göldi senza tardare».

«L’Ue sta sostenendo la Svizzera nella ricerca di una soluzione diplomatica con la Libia», ha comunicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). «Il ruolo di mediatore dell’Ue è molto importante per raggiungere il nostro obiettivo principale: il ritorno in Svizzera di Max Göldi».

Raggiunto telefonicamente martedì pomeriggio, l’avvocato di Göldi, Saleh Zahaf, ha detto di non avere alcuna nuova informazione sul suo cliente. Göldi riceve la visita di rappresentanti dell’ambasciata Svizzera ogni giorno, tranne il venerdì, ha riferito il DFAE.

Lista revocata

Sempre martedì, Amnesty International ha invitato le autorità libiche a migliorare «immediatamente» le condizioni di detenzione di Göldi. Il cittadino elvetico è confinato in una cella umida, senza finestre né acqua calda. Göldi non può nemmeno respirare una boccata d’aria fresca, ha deplorato l’organizzazione per i diritti umani.

Il collaboratore di ABB, condannato a quattro mesi di detenzione per violazione delle leggi sull’immigrazione, dovrebbe rimanere in prigione ancora 12 settimane, sebbene i diplomatici svizzeri ed europei sperino in un rientro più rapido.

Il Consiglio federale ha compiuto un atto di distensione revocando la lista “nera” dei cittadini libici (tra cui il colonnello Gheddafi) a cui era vietato l’accesso e il transito nello spazio di Schengen. Il 5 aprile, ha reso noto la Commissione europea, entrerà in vigore il nuovo regolamento Ue sui visti, che armonizza le norme e le prassi dei 25 Stati Schengen.

Poche risorse per Svizzera ed Ue

«Questo è stato un colpo duro per la Svizzera», ritiene l’esperta di questioni europee Annabelle Littoz-Monnet, professoressa assistente all’Istituto di alti studi internazionali e sullo sviluppo di Ginevra.

Nel finesettimana, dopo aver revocato a sua volta il blocco dei visti nei confronti dei cittadini dell’area Schengen, la Libia ha parlato di una “vittoria sulla Svizzera”, ottenendo al contempo le scuse dell’Ue.

«La Svizzera si è piegata alle insistenze europee, rinunciando forse all’unica arma di pressione sulla Libia che aveva in mano per ottenere la liberazione di Max Göldi», scrive in un comunicato Franco Narducci, deputato al Parlamento italiano residente in Svizzera.

Secondo Astrid Epinay, professoressa di diritto internazionale e vicedirettrice dell’Istituto di diritto europeo dell’Università di Friburgo, le risorse a disposizione di Svizzera e Ue sono limitate.

Gli attori più importanti, a parte Svizzera e Libia, rimangono Spagna e Germania, spiega Epinay a swissinfo.ch. La Spagna detiene la presidenza di turno dell’Ue, mentre la Germania è un partner commerciale importante per entrambi i paesi.

La Libia gode però di un certo peso sul piano internazionale, come dimostrano le scuse “d’alto rango” ricevute nello spazio di due settimane. Come accennato, l’Europa ha deplorato il «problematico e fastidioso» divieto della Svizzera nei confronti dei libici, mentre gli Stati Uniti si sono scusati con Tripoli per l’ironia utilizzata dal portavoce del Dipartimento di Stato nel commentare l’appello alla jihad (guerra santa) lanciato da Gheddafi contro la Svizzera.

Europa poco solidale

La relazione tra Bruxelles e Tripoli, rammenta Annabelle Littoz-Monnet, è condizionata da aspetti economici: dal 2008 l’Ue sta in effetti negoziando un accordo quadro con la Libia, l’unico paese del Mediterraneo meridionale con cui l’Ue non intrattiene relazioni contrattuali.

«Credo che per l’Ue sia molto importante negoziare e concludere l’accordo in tempi brevi».

L’intesa dovrebbe rafforzare gli scambi commerciali e gli investimenti tra Libia e Ue; concernerebbe pure questioni quali i diritti umani e la democrazia. La Libia potrebbe inoltre diventare un prezioso partner di Bruxelles nella lotta al terrorismo. Senza dimenticare che nel paese di Gheddafi vi sono le più grandi riserve di petrolio dell’Africa, le none al mondo.

«L’Ue non è stata molto solidale con la Svizzera», ritiene Littoz-Monnet, precisando però che molte delle sue azioni – incluse le scuse alla Libia – sono state dettate da ragioni strategiche.

Il resto dell’Europa, conclude la professoressa, è effettivamente inquieto per le sorti di Max Göldi. La preoccupazione non è tuttavia eccessiva, aggiunge, dal momento che la pena (di quattro mesi) presto o tardi finirà.

Justin Häne, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento di Luigi Jorio)

15-17 luglio 2008: arresto a Ginevra di Hannibal e Aline Gheddafi in seguito ad una denuncia per maltrattamenti sporta da due domestici.

19/7/08: arresto di Rachid Hamdani e Max Göldi in Libia per violazione delle leggi sull’immigrazione.

26/7/08: Tripoli esige delle scuse ufficiali e l’archiviazione del procedimento penale. La Confederazione respinge le richieste.

20/8/09: a Tripoli, il presidente elvetico Merz si scusa per l’arresto di Hannibal Gheddafi. Riceve la promessa che Göldi e Hamdani torneranno in patria in tempi brevi. Firma un accordo per l’istituzione di un tribunale arbitrale e la normalizzazione delle relazioni bilaterali.

4/11/09: il governo elvetico sospende l’accordo con la Libia e inasprisce la politica restrittiva sui visti.

30/11/09: condanna di Göldi e Hamdani a 16 mesi di carcere per violazione delle norme sui visti. Hamdani sarà assolto in appello il 7 febbraio 2010; l’11, la pena di Göldi sarà ridotta a quattro mesi.

14/2/10: la stampa di Tripoli rivela l’esistenza di una lista nera svizzera, in base alla quale 188 personalità libiche, colonnello Gheddafi compreso, non possono ottenere un visto Schengen. Il governo libico sospende i visti per i cittadini dei paesi Schengen.

22/2/10: Max Göldi – fino a quel momento rifugiato nell’ambasciata elvetica di Tripoli – si consegna alle autorità libiche; Rachid Hamdani può lasciare il paese.

25/2/10: Gheddafi invita alla jihad contro la Svizzera e al boicottaggio dei suoi prodotti.

24/3/10: il governo svizzero si dice disposto a revocare la ‘lista nera’.

27/3/10: la Libia revoca il blocco dei visti nei confronti dei cittadini dell’area Schengen.

Il contenzioso fra Berna e Tripoli preoccupa anche il parlamentare italiano residente in Svizzera Franco Narducci, che ha ripetutamente invitato Roma a mediare affinché i rapporti fra la Libia e la Confederazione si normalizzino. Il vicepresidente della commissione affari esteri della Camera italiana, il 31 marzo, ha pure chiesto a Roma di intraprendere “un’azione umanitaria” per ottenere il rilascio di Max Göldi dalle autorità libiche.

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