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La Svizzera deve abolire il segreto bancario?

La piazza finanziaria elvetica è finita negli ultimi anni nel mirino delle potenze economiche mondiali, che hanno dichiarato guerra all’evasione fiscale. La Svizzera non farebbe meglio a rinunciare al segreto bancario? Oppure va ancora difeso e a quale prezzo? Partecipate al dibattito!

Introdotto nella legge federale sulle banche nel 1934, il segreto bancario doveva servire tra l’altro a proteggere la sfera privata dei clienti delle banche da interventi ingiustificati dello Stato. Gli istituti bancari svizzeri ne hanno approfittato per attirare dall’estero centinaia di miliardi di franchi non dichiarati al fisco.

Da fattore di successo, negli ultimi anni il segreto bancario è diventato però una minaccia per la piazza finanziaria elvetica: banche sono sotto inchiesta negli Stati uniti, minacce di procedimenti penali anche da parte di alcuni paesi europei, pesanti multe in vista, negoziati sempre più difficili per il governo svizzero. Gli attacchi che giungono dall’estero sono giustificati? Oppure mirano soltanto ad indebolire la piazza finanziaria svizzera?

Nel 2009, il G20 (gruppo che riunisce le 20 principali economie mondiali) ha posto su una lista grigia la Svizzera e altri paesi, che non si erano conformati agli standard dell’OCSE sullo scambio d’informazioni fiscali.

Per evitare di finire sulla lista nera, il governo elvetico è stato costretto a firmare rapidamente nuove convenzioni di doppia imposizione fiscale, conformi alle norme dell’OCSE.

In base a tali accordi, la Svizzera s’impegna ora a fornire informazioni ad altri paesi anche in caso di sottrazione fiscale – l’omissione, intenzionale o meno, di dichiarare dei redditi al fisco – e non più solo per i casi di frode fiscale – il tentativo di ingannare il fisco falsificando ad esempio dei documenti.

L’OCSE sta elaborando diverse altre norme, alle quali tutti i paesi, membri o non membri, dovranno adeguarsi nei prossimi anni. Tra queste, l’obbligo di concedere assistenza amministrativa anche per gruppi di contribuenti, senza che il paese richiedente debba fornire prove precise.

Il G20, l’OCSE e l’UE continuano inoltre a premere in vista dell’introduzione generalizzata dello scambio automatico d’informazioni fiscali. In base a tale sistema, le banche dovrebbero fornire automaticamente i dati di tutti i clienti alle autorità fiscali dei rispettivi paesi.

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