La lotta contro il terrorismo, tra protezione e intrusione
Il popolo è chiamato ad esprimersi il 25 settembre sulla nuova Legge sulle attività informative, che dovrebbe servire a meglio prevenire le minacce terroristiche. Mentre la sinistra si preoccupa per possibili abusi del tipo NSA, i difensori delle nuove norme vogliono impedire l'emergere di un caso "Molenbeek" in Svizzera.
Adottata nel settembre 2015 dal Parlamento, la Legge federale sulle attività informative (LAIn)Collegamento esterno dovrebbe migliorare la lotta contro il terrorismo, lo spionaggio e la proliferazione delle armi.
Per raggiungere questo obiettivo, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC)Collegamento esterno verrebbe dotato di nuovi mezzi. Oltre alla sorveglianza telefonica, in futuro sarebbe anche autorizzato a controllare la posta elettronica, infiltrare sistemi informatici all’estero e installare microfoni.
La nuova legge
Approvata dal Parlamento nel settembre 2015, la Legge federale sulle attività informative (LAIn) ha lo scopo di disciplinare in modo completo tutte le attività informative, che “non sono più conformi alle minacce e ai rischi moderni”, indica il Dipartimento della difesa.
Il testo è stato adottato dal Consiglio nazionale con 145 voti contro 41 e 8 astensioni. Il Consiglio degli Stati lo ha approvato con 35 voti contro 5 e 3 astensioni.
Il referendum è stato lanciato da “L’alleanza contro lo Stato ficcanaso”, guidata da Gioventù Socialista e sostenuta anche dal Partito socialista, i Verdi, i giovani Verdi, il Partito pirata, il Partito del lavoro, il Gruppo per una Svizzera senza esercito, Digitale Gesellschaft, Diritti fondamentali, Il Sindacato dei media e della comunicazione (Syndicom) e la Lista alternativa di Zurigo.
Il referendum, dotato di 56’055 firme valide, è stato depositato presso la Cancelleria federale.
I cittadini voteranno il 25 settembre 2016. Essendo un referendum, a decidere sarà solo la maggioranza del popolo e non anche quella dei Cantoni.
Per il governo e la maggioranza di destra del Parlamento, questi nuovi strumenti sono necessari per lottare contro le minacce terroristiche e gli attacchi informatici. I recenti attentati a Parigi e Bruxelles e la pirateria informatica, che ha colpito in primavera anche l’azienda di armamenti RUAG e il Dipartimento federale della difesa, dimostrano che le minacce sono reali.
“Siamo in un mondo che cambia rapidamente. Vi è quindi la necessità di disporre di una legge specifica che tenga conto della situazione attuale. Credo che sia importante dotarsi dei mezzi adeguati per poter combattere”, sostiene Hugues HiltpoldCollegamento esterno, deputato del Partito liberale radicale (PLR, centro-destra).
“Oggi si può compiere un certo numero di azioni, ma non tutte. L’idea è di attribuire al SIC la possibilità di svolgere il suo lavoro correttamente”, aggiunge Hiltpold.
Gli avversari alla nuova legge – che si trovano principalmente alla sinistra dello spettro politico – ritengono che le risorse previste sarebbero sproporzionate. “È una legge che introdurrebbe la sorveglianza di massa e i controlli preventivi, due mezzi tanto inefficaci quanto contrari ai diritti fondamentali”, dichiara Jean-Christophe SchwaabCollegamento esterno, deputato del Partito socialista.
Sconfitti in Parlamento, gli oppositori sono riusciti a raccogliere abbastanza firme per il loro referendum. Il verdetto finale spetta quindi ora al popolo.
L’importanza di buon taglio della barba …
Gli oppositori temono che la nuova legge apra la strada ad una sorveglianza massiccia e generalizzata della popolazione. E, fattore aggravante, che questa pratica venga attuata anche in assenza di una minaccia reale.
“La sorveglianza preventiva significa che una persona può essere sorvegliata in modo intenso, anche senza il sospetto di un reato grave, ma solo per un’intuizione”, denuncia Jean-Christophe Schwaab. “Uno potrebbe essere considerato un potenziale terrorista solo perché la sua barba è troppo folta o perché si reca troppo frequentemente alla moschea. Viene così violato il principio della presunzione di innocenza, ciò che costituisce una grave violazione dei diritti fondamentali”.
Hugues Hiltpold rifiuta l’eventualità di simili abusi. “No si comincerà a spiare ogni persona che porta una barba troppo lunga. In Svizzera non vi è una dinamica paragonabile a quella di altri paesi. Si valuteranno in modo ponderato e mirato gli individui che possono causare problemi, ossia forse dieci o venti casi all’anno”.
Misure di salvaguardia
Il deputato liberale radicale ritiene che la nuova legge rappresenta un “buon compromesso” tra il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e i mezzi messi a disposizione del SIC. “E non creerà un NSA in Svizzera. Si danno semplicemente al SIC i mezzi per fare il suo lavoro”.
La legge prevede delle barriere per evitare abusi, rileva Hiltpold. “In concreto, quando si sospetta una persona di voler commettere un atto terroristico, occorre depositare una richiesta di sorveglianza, sulla quale si pronunciano tre istanze: il capo del Dipartimento della difesa (il ministro), la delegazione del Consiglio federale (governo) per la sicurezza e il Tribunale amministrativo federale. Si tratta di tre entità che hanno una visione completamente diversa e credo che questo elemento garantisca i diritti fondamentali dei cittadini”.
Gli avversari dubitano però dell’efficacia di tali garanzie. “Un giudice che tratta una ventina di casi all’anno non si trova in una posizione di forza, perché non prende molto spesso questo tipo di decisioni e non ha quindi la possibilità di costruire una giurisprudenza sufficiente. Lo stesso problema vale anche per l’autorità politica. Se agente dei servizi d’informazione sostiene la necessità di sorvegliare una persona per evitare un attentato, nessuno si rifiuterà – a sinistra come a destra – soprattutto in questo clima di paranoia generalizzata”, sostiene Jean-Christophe Schwaab.
Lo scandalo delle schedature
I detrattori della nuova legge sottolineano che i servizi di sicurezza hanno la tendenza di abusare dei mezzi di sorveglianza. Un recente esempio è quello degli eccessi della NSA negli Stati Uniti, denunciati da Edward Snowden. Anche la Svizzera è stata segnata un quarto di secolo fa dallo scandalo delle schedature. Durante la Guerra fredda, i servizi di sicurezza avevano sorvegliato in modo massiccio i cittadini, a volte solo perché avevano visitato un paese dell’Europa orientale o avevano militato in un’organizzazione di sinistra.
“Non dobbiamo dimenticare questo caso, dal quale traspare la tradizione della sorveglianza in Svizzera, vale a dire la pratica di spiare preventivamente delle persone, partendo dal presupposto che delle attività politiche perfettamente legittime e legali potrebbero sfociare in una violazione della sicurezza. Questa tradizione continua e non è quindi una buona idea di affidare strumenti così invasivi a servizi segreti difficilmente controllabili”, avverte Jean-Christophe Schwaab.
Hugues Hiltpold rassicura. “Capisco che la vicenda delle schedature abbia lasciato il segno. Ma non ci troviamo di fronte ad una situazione analoga. Vogliamo individuare solo poche persone che possono potenzialmente causare problemi”.
Sorveglianza efficace?
Per gli oppositori, più sorveglianza non significa necessariamente maggiore sicurezza. “Gli autori degli attacchi di Parigi o Orlando erano noti ai servizi di sicurezza”, osserva Jean-Christophe Schwaab. “Il problema è che i servizi di sicurezza non collaboravano e utilizzavano le loro informazioni in modo errato. La nuova legge prevede un controllo delle reti via cavo che permette di monitorare l’intero traffico Internet. Anche questo è inefficiente, poiché la massa dei dati è talmente grande da diventare inutilizzabile”.
Per Hugues Hiltpold, l’argomento dell’inefficienza non è ammissibile. “Non si può dimenticare che molti attentati sono stati sventati perché erano stati rilevati abbastanza presto. Naturalmente, non si risolveranno tutti i problemi, ma se la legge permetterà di prevenire un certo numero di attentati, si sarà già qualcosa di guadagnato”.
Il deputato liberale radicale intravede inoltre un ulteriore problema in caso di mancata applicazione delle LAIn. “Tutti i paesi vicini sono riusciti ad adattare la propria legislazione al fine di meglio prevenire degli attacchi. Se la Svizzera non dovesse farlo, vi è da temere che un nuovo Molenbeek potrebbe prodursi da noi. I terroristi sono chiaramente interessati ad andare in un paese in cui non si sorveglia nulla e si possono fare tranquillamente i propri affari”.
Il tema in votazione spiegato in questa animazione di easyvote.ch.
Traduzione di Armando Mombelli
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