Monitoraggio della democrazia 2023: quasi il 50% insoddisfatto della politica in Svizzera
Un sondaggio rappresentativo condotto su 6'000 persone in Svizzera mostra apprezzamento per la democrazia diretta, ma anche insoddisfazione e pessimismo per il futuro. La fiducia nella competenza della politica svizzera sembrerebbe aver subito un duro colpo.
Sono sempre gli altri i populisti! In questa frase è racchiuso il risultato più significativo del Monitoraggio della democrazia (Demokratiemonitor) 2023 realizzato dall’istituto gfs.bern in collaborazione con Pro Futuris. Dalla sinistra alla destra, la cittadinanza concorda con l’affermazione che “nella politica svizzera ricevono più attenzione coloro che provocano di più, e non chi ha le idee politiche migliori”.
Emerge anche una certa preoccupazione per la polarizzazione politica. La maggioranza dei sostenitori e delle sostenitrici di tutti i partiti politici percepisce una crescente “frammentazione della società svizzera (…) in piccoli e micro gruppi inconciliabili” e considera “sempre più difficile trovare maggioranze trasversali per soluzioni di compromesso”. Questa percentuale è particolarmente alta (70%) tra gli elettori e le elettrici dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), ma anche il 64% dell’elettorato del partito moderato Il Centro è d’accordo. A sinistra, lo pensa il 59% di chi sostiene il Partito Socialista e il 56% di chi vota i Verdi.
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Per il monitoraggio, il think tank sulla democrazia Pro Futuris e l’istituto demoscopico gfs.bern hanno condotto un’analisi degli atteggiamenti e dei punti di vista di 6’000 persone, rappresentative della popolazione residente in Svizzera. Urs Bieri, codirettore di gfs.bern, definisce il Monitoraggio della democrazia “un nuovo tipo di indagine demoscopica che prende in considerazione anche gli adulti senza passaporto svizzero, i giovani dai 14 anni in su, nonché i gruppi tipicamente sottorappresentati con un basso livello di istruzione formale e le persone insoddisfatte”.
Il Monitoraggio della democrazia viene pubblicato in vista del 175° anniversario della Costituzione federale, che cadrà il 12 settembre. Una delle grandi domande che il sondaggio si pone è: siamo sulla strada giusta per arrivare bene al 200° anniversario?
La risposta è “snì”.
L’85% delle persone interpellate è soddisfatto delle opportunità di partecipazione alla democrazia svizzera. La popolazione apprezza anche l’inclusione delle minoranze (81% di approvazione) e il forte federalismo (71%).
Non son solo rose e fiori
In contrasto con questi atteggiamenti positivi verso il sistema politico elvetico, il 46% si è detto generalmente “piuttosto” o “molto” insoddisfatto della politica svizzera. Queste persone sono rappresentate in tutte le fasce d’età, in tutti i livelli di istruzione, in ogni regione linguistica e vivono sia nelle aree rurali, che in quelle urbane. Tuttavia, vi sono differenze a livello di posizionamento politico.
Il 10% di chi ha risposto non si sente sostenitore di un partito e il 74% di queste persone apartitiche si dice insoddisfatto della politica. Due terzi dell’elettorato dell’UDC sono insoddisfatti, proporzione che scende a un terzo tra i e le simpatizzanti del PS e dei Verdi.
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Anche le persone non soddisfatte apprezzano però i diritti politici e nove su dieci hanno dichiarato di essere interessate alla politica. Tuttavia, quattro su cinque si aspettano poco dalla capacità della Svizzera di trovare soluzioni politiche.
Per contro, tra le 6’000 persone interpellate, il 59% giudica positivamente i risultati della politica svizzera, anche se il 71% ritiene che il populismo sia dominante. Per quanto riguarda il futuro, emerge del pessimismo: il 46% ritiene che la politica svizzera possa reagire “male” o “piuttosto male” alle grandi sfide future, come la garanzia delle pensioni o la gestione del cambiamento climatico.
Il divario sociale, il potere delle lobby e l’inclusione
Il 67% è particolarmente insoddisfatto a causa del disequilibrio tra persone ricche e povere e non ritiene che l’ideale delle pari opportunità sia realizzato. È l’opinione della maggioranza dei sostenitori e delle sostenitrici di tutti i partiti, ad eccezione del Partito liberale radicale (PLR, destra), tradizionalmente dalla parte delle imprese. Inoltre, gli elettorati dei Verdi, del PS e dell’UDC riconoscono la grande influenza politica delle lobby, delle persone ricche e dei gruppi imprenditoriali. L’85% dei sostenitori e delle sostenitrici dell’UDC non crede più nell’indipendenza dei media e vede il giornalismo come un “accessorio della politica”.
Un’alta percentuale afferma di non conoscere la situazione nell’ambito dell’inclusione delle persone con disabilità nella politica svizzera e solo il 42% è soddisfatto dello status quo in materia.
Il 52% reputa positivo il fatto che le persone senza passaporto svizzero non possono votare nella maggior parte dei Cantoni e dei Comuni. Nel 2022, la percentuale di persone di nazionalità straniera in Svizzera era del 26%. Il Monitoraggio della democrazia include anche le prospettive di questo gruppo nella popolazione residente permanente.
Poco ottimismo
Nonostante tutte queste diverse valutazioni critiche dello status quo, tuttavia, non si registra un grande senso di sicurezza, né la convinzione che una rivoluzione sia alle porte: solo un quarto delle persone interpellate è dell’opinione che il sistema politico svizzero cambierà in modo positivo.
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Quindi la Svizzera è sulla strada giusta per i prossimi 25 anni? La maggioranza della cittadinanza svizzera sembra soddisfatta per il momento, ma è pessimista sul lungo termine. Ritiene tuttavia che il diritto di referendum e di iniziativa, universalmente apprezzato, sia uno strumento che può fornire l’opportunità di avviare autonomamente dei cambiamenti.
A cura di Marc Leutenegger
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