«Necessaria un’alternativa alla moratoria sugli studi medici»
Il 1° giugno il popolo svizzero ha chiaramente rifiutato l'articolo costituzionale «Per più qualità ed economicità nell'assicurazione malattie». Intervista al consigliere nazionale Ignazio Cassis sui motivi di tale rifiuto.
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Assicurazione malattia di base
Secondo il comitato contrario – che riuniva varie organizzazioni di medici, farmacisti, infermieri, pazienti e consumatori – questo progetto non era equilibrato e conteneva diverse disposizioni inutili e ingannevoli.
Dopo l’iniziativa popolare per una cassa malati unica, bocciata nel 2007, i cittadini elvetici hanno dunque respinto con il 69,5% dei voti un’altra proposta di riforma nel settore della salute.
Swissinfo ha interpellato in proposito il consigliere nazionale Ignazio Cassis, membro della Commissione della sicurezza sociale e della sanità e, per oltre un decennio, medico cantonale in Ticino.
Formulazione inadeguata
«L’articolo costituzionale sottoposto domenica al popolo presentava tre problemi maggiori. Il primo si situa a livello di formulazione: è stato redatto in maniera troppo confusa», spiega Cassis.
«I valori che un articolo intende veicolare devono essere chiarissimi persino per un quattordicenne. Non è invece stato il caso per il testo in questione: troppo lungo, troppo complesso e non lineare, non degno di entrare nella Costituzione».
Secondo Cassis, quando un articolo costituzionale manca di chiarezza, esso dà adito a interpretazioni assolutamente contraddittorie: proprio quanto si è verificato nel dibattito precedente la votazione.
Troppi elementi impliciti
«Il secondo grande difetto dell’articolo è quello di affermare alcuni principi – peraltro perfettamente condivisibili, come trasparenza, qualità, efficacia – quale base per l’assicurazione malattia, omettendone però altri, per esempio l’accesso alle cure e l’equità», afferma Cassis.
Di conseguenza, sottolinea il deputato, «ci si trova di fronte a un interrogativo: i principi che non figurano nel testo sono da ritenersi impliciti? Inoltre, in caso di risposta affermativa: perché alcuni elementi sono menzionati chiaramente e altri no? Su quale base è stata operata la scelta?».
«Un articolo costituzionale non può essere parziale: deve contemplare alcuni aspetti basilari sull’arco di 360 gradi, mentre quello su cui si è votato… ne copriva unicamente 180», riassume Cassis.
Consultazione mancata
Secondo Cassis, «il terzo punto problematico è stato definito un aspetto formale, ma si tratta in realtà della forma che diventa sostanza. Infatti, non è possibile allestire un articolo costituzionale che fissa dei principi relativi all’assicurazione malattia – ma riguardanti in realtà l’intero sistema sanitario del paese – senza consultare i cantoni».
«In un paese federalista come la Svizzera – commenta Cassis – dove i cantoni sono sovrani in materia sanitaria, non si può fare a meno di interpellarli. L’idea di introdurre alcuni principi nella Costituzione federale al fine di diminuire il grado di eterogeneità è buona, ma non può essere concretizzata senza un adeguato coinvolgimento delle parti interessate».
Secondo il medico, una delle spiegazioni dell’ostilità nei confronti dell’articolo è appunto da ricondurre al sentimento di frustrazione nei cantoni, che hanno avuto l’impressione di venire scavalcati nella discussione su una tematica tanto importante.
«Il punto di partenza per un vero articolo sul tema della salute dovrebbe essere una riflessione approfondita in merito ai capisaldi da inserire nella Costituzione come basi del sistema sanitario elvetico», aggiunge Cassis.
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Completare le riforme
Secondo il consigliere nazionale, anche alla luce dei continui aumenti dei costi della salute, la priorità in materia di politica sanitaria nazionale va ora attribuita al completamento delle riforme dell’assicurazione malattie.
«Siamo circa a due terzi del cammino iniziato nel 2002: quattro pacchetti di riforme su sei sono entrati in vigore. Si tratta di un lavoro assai impegnativo – spiega – poiché gli oggetti di cui si parla possono sembrare dettagli, ma in realtà influenzano cifre dell’ordine di miliardi di franchi».
«In particolare, è necessario promuovere a livello nazionale i cosiddetti modelli “managed care” [reti sanitarie integrate] e trovare una via d’uscita relativa alla moratoria per l’apertura di nuovi studi medici, nata come misura d’urgenza transitoria, ma ormai in vigore da sei anni ».
In virtù degli accordi bilaterali, infatti, i professionisti provenienti dall’estero avrebbero potuto aprire uno studio medico nella Confederazione, esercitando a carico delle casse malati.
A questo proposito, i rappresentanti della Camera del popolo sono ritornati mercoledì sulla loro decisione, allineandosi almeno parzialmente sulla posizione sostenuta dal Consiglio degli Stati. Secondo la maggioranza del Consiglio nazionale, il blocco imposto all’apertura di nuovi studi medici può essere prolungato per la terza volta, ma solo fino alla fine del 2009. La Camera alta si era espressa la settimana scorsa in favore di una nuova moratoria fino alla fine del 2010.
A detta dei senatori, questo termine più lungo permetterebbe alla Confederazione di elaborare misure definitive per limitare l’apertura di nuovi studi medici.
In merito a quest’ultimo aspetto, Cassis conclude: « Siamo tutti concordi nel riconoscere che la moratoria non costituisce una buona soluzione. Dobbiamo quindi trovare un correttivo diverso, per non fare esplodere i costi della salute. Questi importantissimi cantieri ci impegneranno a fondo durante i prossimi due anni».
swissinfo, Andrea Clementi
Nel dicembre del 2007, il Parlamento svizzero ha approvato un nuovo articolo costituzionale denominato «Per più qualità ed economicità nell’assicurazione malattie», controprogetto all’iniziativa popolare «Sì al ribasso dei premi delle casse malati nell’assicurazione di base» dell’Unione democratica di centro (poi ritirata).
Approvato rapidamente e senza consultare i cantoni, sostenuto senza entusiasmo dal governo, l’articolo è stato bocciato nella votazione federale del 1° giugno (69,5% dei votanti; totalità dei cantoni).
Nato nel 1961, dopo gli studi in medicina alle università di Zurigo e Losanna Ignazio Cassis ha conseguito un master in «Salute pubblica» all’Università di Ginevra.
Specializzato in medicina interna e preventiva, Cassis ha lavorato in ambito ospedaliero e nell’insegnamento accademico. Dal 1996 al 2008 ha ricoperto l’incarico di medico cantonale ticinese. Attualmente, è vicepresidente della Federazione dei medici svizzeri.
Nel 2007 Ignazio Cassis è stato eletto in seno al parlamento federale: siede in Consiglio nazionale (Camera del popolo) per il partito liberale radicale.
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