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«Introdurre una tassa sul CO2 è una questione di buon senso»

Flugzeug der Swiss hebt ab
La metà delle emissioni totali di CO2 vengono prodotte da un decimo della popolazione mondiale. Keystone / Martin Ruetschi

Il Consiglio nazionale sta dibattendo sull’eventualità di introdurre una tassa sui biglietti aerei. Il rinomato e autorevole professore di economia Ernst Fehr si spinge oltre. Nell’intervista concessa alla NZZ am Sonntag – che pubblichiamo su gentile concessione – propugna l’applicazione di una tassa globale sul CO2.

NZZ am Sonntag: Gli economisti di maggior grido a livello mondiale hanno lanciato un appello a favore dell’introduzione di una tassa sul CO2. Anche lei sostiene questa iniziativa. Per quali ragioni?

Ernst Fehr: Al momento non teniamo in considerazione i costi complessivi del nostro impatto ambientale. Le emissioni di CO2 hanno conseguenze serie sul clima e sono deleterie per il nostro pianeta. Dobbiamo inglobare questo aspetto nei prodotti e creare trasparenza sui costi effettivi. La tassa sul CO2 punta proprio a questo.

Le tasse non godono però di grande accettazione tra la popolazione. Proprio per questa ragione la proposta mi ha convinto. Il denaro riscosso viene ridistribuito pro capite ai cittadini. Inoltre la tassa ha degli effetti distributivi  favorevoli: in proporzione, i redditi bassi incassano di più rispetto a chi ha un salario elevato.

Ernst Fehr
Ernst Fehr, 62 anni, è professore di microeconomia e direttore dell’UBS International Center of Economics in Society all’Università di Zurigo. È considerato l’economista più influente nell’area di lingua tedesca. Fehr, cittadino con doppio passaporto svizzero e austriaco, è specializzato in economia comportamentale. Nei suoi studi ha dimostrato come in situazioni economiche spesso l’uomo non agisca in maniera razionale. Keystone / Hans Punz

Il dieci percento di superricchi della popolazione mondiale produce la metà delle emissioni globali di CO2. Una tassa sul CO2 potrebbe rivelarsi inefficace proprio perché il suo pagamento non rappresenta un problema?

Una ferrea legge dell’economia dice che quando il prezzo di un prodotto aumenta, il suo consumo cala. Questa tassa ridurrebbe pertanto la produzione e il consumo di prodotti a impatto ambientale. Prendiamo ad esempio il fumo: sebbene sia un vizio che crea dipendenza, l’incremento dei prezzi frena il consumo di tabacco.

Quali altri aspetti positivi intravede in questa tassa?

Non va a rimpinguare le casse dello Stato visto che non ha impatto sul bilancio. E crea degli incentivi per investire in tecnologie verdi. Le imprese cercano per natura di evitare le tasse e investono così maggiormente nell’innovazione.

Ci sarebbero però anche fasce della popolazione e settori fortemente toccati.

Convengo. Ogni intervento politico ha sia vincitori che vinti. Per questo è così difficile portare avanti delle riforme. In aggiunta, chi ha qualcosa da perdere di solito alza maggiormente la voce.

Per quale motivo?
Perché il rammarico causato da un franco speso prevale sul piacere di un franco guadagnato. Il fronte degli sconfitti è maggiormente stimolato ad organizzarsi, ma ciò non cambia nulla alla situazione di fondo: per la società nel suo insieme una simile tassa significherebbe un aumento del benessere.

Gli studenti scendono in piazza, negli USA si discute un enorme programma di green economy. Quali sono le reali possibilità di imporre una tassa sul CO2?

Nell’opinione pubblica la politica di salvaguardia ambientale ha il vento in poppa. Tuttavia, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, e questi costano, la gente spesso ci ripensa. La tassa sul CO2 ha però l’enorme vantaggio di restituire le entrate alla popolazione.

Anche in Svizzera la discussione sul clima sta assumendo toni seri. Dopo le pesanti critiche mosse al PLR, la presidente Petra Gössi esige una svolta verde e vuole interpellare al riguardo i 120000 membri del partito. Lei che ne pensa?

Spero che la Gössi colga nel segno. Il PLR è un’importante forza politica. La proposta degli economisti di introdurre una tassa sul CO2, ad esempio, è assolutamente in linea con i valori primordiali dei liberali.

Sicht übers Mittelland auf die Berge, im Vordergrund viel Rauch aus Kaminen
Keystone / Peter Schneider

Una tassa da intendersi come una richiesta liberale?

Seguire la politica liberale non significa accettare di buon grado l’inquinamento, bensì adoperarsi per la trasparenza dei costi. Sarebbe molto importante che il PLR puntasse maggiormente a risolvere il problema ambientale, visto il ruolo preminente che ricopre nel processo politico. Non credo che questa svolta provochi una perdita di seggi sul lungo periodo. Tutte le forze politiche che si rispettino, sia di destra che di sinistra, possono accettare una tassa sul CO2. Si tratta di una questione di buon senso.

In Svizzera esiste già un modello analogo: una tassa sul CO2 che tuttavia si limita a gravare i combustibili fossili. Ciononostante in Svizzera si contano ancora moltissimi impianti di riscaldamento a olio e a gas. Non significa forse che una tassa sul CO2 è poco efficace?

In Svizzera il riscaldamento a olio è ancora molto diffuso e le ragioni sono molteplici. Ciò non significa affatto che una tassa sul CO2 non sia efficace. Come sempre è una questione di misura. Le ricerche di William Nordhaus, insignito del premio Nobel, mostrano sulla base di solidi calcoli come si presenterebbe uno schema di tassazione ottimale per le emissioni di anidride carbonica.

A quanto ammonterebbe il prezzo del CO2?

Gli economisti devono calcolarlo con maggior esattezza. Lo stesso dicasi per la necessaria progressione annua dell’aliquota. Per rispondere a simili domande l’Università di Zurigo sta cercando degli sponsor per una cattedra in economia climatica.

La Svizzera dovrebbe introdurre una tassa CO2 anche sui carburanti?

Ovviamente. La tassa sul CO2 va riscossa su tutto. Il traffico inoltre è una delle principali fonti di emissioni di CO2.

Auspuff mit Abgasen
© Keystone / Gaetan Bally

Il prezzo della benzina aumenterebbe. Gli Svizzeri sarebbero d‘accordo?

Se il denaro ritornasse nelle loro tasche, credo proprio di sì.

Se gli USA introducessero una simile tassa aumenterebbe il carico per le loro imprese. Gli Stati Uniti potrebbero quindi adeguare i dazi a seconda dei contenuti di CO2 dei vari prodotti. È un’ipotesi sensata?

Certamente. E mette a tacere tutti coloro che gridano alla possibile perdita di posti di lavoro.

Una simile tassa travolgerebbe l’attuale paradigma. Le proteste dei gilet gialli in Francia non mostra forse che la gente non è pronta per questi cambiamenti?

Se Emmanuel Macron avesse detto dall’inizio che gli introiti sarebbero stati ridistribuiti alla popolazione è probabile che non ci sarebbe stato alcun movimento di protesta. Arrestare il cambiamento climatico è molto importante. La questione non va sacrificata sull’altare dei diversi interessi politici in gioco.
 
Uno dei suoi principali cavalli di battaglia è il «nudge» – la ricerca su come invogliare la gente a modificare spontaneamente il proprio comportamento grazie a incentivi intelligenti. Non si potrebbe lottare in questo modo contro il cambiamento climatico?
Con queste misure si possono motivare gli individui ma non necessariamente le imprese. Le aziende devono fare utili. Ecco perché credo che in questo caso una tassa sul CO2 sia la cosa migliore.

Non basta che la gente si vergogni si spostarsi in aereo?
L’appello morale è importante, ma non basta. Rispetto alla sua impronta ambientale volare è troppo conveniente. Molta gente è disposta a pagare di più per i biglietti aerei, altri invece decideranno si spostarsi con altri mezzi.

Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2019 dalla NZZ am SonntagCollegamento esterno.

Traduzione di Lorena Mombelli

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