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Dure misure coercitive in vista per imprese e consumatori

Redazione Swissinfo

L’iniziativa “Economia verde” apporterebbe pesanti restrizioni alla produzione delle imprese e alla libertà dei consumatori. È quanto sostiene Kurt Lanz, membro della direzione di economiesuisse, secondo il quale le conseguenze sarebbero misure coercitive, prezzi dei prodotti più alti e immensi costi per l’economia nazionale.

Le sfide nel campo della politica ambientale sono note e non vengono né messe in dubbio, né combattute dal mondo economico. L’iniziativa “Economia verde”, depositata dal Partito ecologista svizzero (PES), è però fuori luogo per affrontare queste sfide, dato che punta su strumenti sbagliati, basati su un’economia pianificata. L’iniziativa impegnerebbe la Svizzera a ridurre di due terzi il consumo di risorse sulla base di un metodo di misurazione non solido dal profilo scientifico. 

Kurt Lanz è membro della direzione e responsabile di Infrastruttura, Energia e Ambiente presso economiesuisse, l’associazione economica che rappresenta gli interessi di 100’000 imprese di ogni settore e ogni regione della Svizzera. zVg

Anche il Consiglio federale e gli esperti, in particolare nel rapporto “Efficienza delle risorse” pubblicato dall’Ufficio federale dell’ambiente, rilevano che l’obbiettivo dell’iniziativa non è raggiungibile entro il 2050 senza un brusco cambiamento strutturale e modifiche radicali del comportamento dei consumatori. Se l’iniziativa venisse approvata, non sarebbe più possibile mantenere lo stile abituale di vita: per ridurre in misura “sostenibile” i consumi, sarebbero necessarie numerose misure che renderebbero più cari i prodotti alimentari, i viaggi e l’alloggio. 

Confederazione, Cantoni e Comuni dovrebbero adottare provvedimenti incisivi per far diminuire di almeno due terzi il consumo di energie e materie prime fino al 2050. Si dovrebbero imporre, tra l’altro, delle limitazioni alla produzione di vari beni – una sorta di gestione delle risorse da economia pianificata –, dei divieti di importazione e tasse sull’ambiente molto alte. 

Tutte queste misure e tasse d’incitazione farebbero rincarare notevolmente i prodotti e i servizi, riducendo nel contempo la competitività delle imprese svizzere. Le nuove prescrizioni farebbero aumentare la burocrazia, distorcerebbero il mercato e frenerebbero l’innovazione, che costituisce il motore dei progressi tecnologici e della nostra prosperità. 

L’economia svizzera finirebbe su un binario morto, se dovessero essere introdotte prescrizioni speciali che non verrebbero applicate in nessun altro paese. Una trasformazione non coordinata dell’economia restringerebbero l’accesso delle imprese elvetiche ai mercati internazionali e farebbe sorgere ostacoli al commercio che rimetterebbero in discussione gli attuali accordi di libero scambio. Il rincaro dei prezzi dei beni in Svizzera farebbe ulteriormente aumentare il turismo degli acquisti nei paesi vicini. I promotori dell’iniziativa dimenticano inoltre il fatto che la Svizzera non è un’isola: la nostra economia è strettamente legata a quella internazionale. Inoltre la metà del nostro consumo di risorse avviene all’estero e viene importato in Svizzera.

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L’iniziativa rappresenta una minaccia per la piazza industriale svizzera e rafforza il trasferimento di imprese e posti di lavoro in paesi con normative meno restrittive in campo ambientale. Ciò sarebbe doppiamente controproducente. Difatti, in seguito agli alti costi di produzione, le aziende elvetiche si impegnano già oggi per ridurre il più possibile i consumi di risorse. Ogni giorno contribuiscono così all’attuazione di un’economia verde. Gli stabilimenti di produzione sono dotati di tecniche di efficienza energetica e di sistemi di riciclaggio dei materiali. 

Non per nulla, la Svizzera si piazza regolarmente nelle migliori posizioni delle classifiche internazionali in campo ambientale. Il nostro paese viene considerato un pioniere per quanto riguarda il settore del riciclaggio: raggiunge delle quote di cui l’Unione europea e gli Stati uniti possono solo sognare. Questi risultati rappresentano la migliore dimostrazione del fatto che la strada imboccata finora è giusta e va proseguita anche in futuro. Per migliorare ulteriormente l’efficienza energetica occorre un contesto favorevole alle innovazioni, che necessita a sua volta di condizioni quadro liberali. Misure coercitive imposte dallo Stato portano invece in un vicolo cieco. Questa dannosa iniziativa dei Verdi va quindi respinta.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.

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Traduzione di Armando Mombelli

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