Quale futuro per la Regio Insubrica?
Preceduto da polemiche politiche alimentate dalla Lega Nord e dalla Lega dei Ticinesi, a Varese si è recentemente svolto il convegno intitolato: «Insubria: uno spazio economico?». Intervista con il Segretario Generale della Regio Insubrica Roberto Forte.
Nell’occasione sono stati trattati vari argomenti di interesse transfrontaliero come la libera circolazione delle imprese, la gestione coordinata della formazione professionale e del mercato del lavoro, gli accordi tra Lombardia e Ticino in campo sanitario.
Un convegno snobbato dai politici locali, grandi assenti così come i presidenti delle province e degli enti locali che aderiscono alla Regio Insubrica. A rappresentare le istituzioni, il solo console italiano in Ticino, Alberto Galluccio.
A margine dei lavori, swissinfo.ch ha discusso in merito a passato e futuro della Regio Insubrica con il suo Segretario Generale, Roberto Forte.
swissinfo.ch: Ripetiamolo ancora una volta: cos’è la Comunità di lavoro Regio Insubrica?
Roberto Forte: È un’associazione di diritto privato costituita nel 1995 per fungere, analogamente a quanto avviene in molte altre regioni di confine europee, da un lato come punto d’incontro e conoscenza reciproca, e dall’altro come strumento informale e paritetico di promozione della cooperazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei laghi prealpini.
Si tratta di uno strumento a disposizione tanto dei rappresentanti politico-istituzionali che di quelli della società civile, dove ci si incontra per capire se ci sono volontà e possibilità di intraprendere percorsi di cooperazione.
swissinfo.ch: Quali sono gli aspetti di coesione e quali le differenze?
R.F.: All’interno della Comunità di lavoro sono rappresentati territori uniti da una matrice geografica e paesaggistica, da pezzi di storia comune e da un minimo comune denominatore socio-culturale.
Queste realtà istituzionali e territoriali presentano anche importanti differenze dovute a percorsi politico-istituzionali e ad una sensibilità civica differenti. Recentemente tali differenze sembrano avere il sopravvento sulle similitudini e le complementarietà, frenando le dinamiche della cooperazione e quindi il raggiungimento di risultati tangibili.
La Regio Insubrica, per consapevole scelta dei fondatori, non ha alcun potere esecutivo: l’eventuale accordo raggiunto al suo tavolo si potrà tradurre in pratica solo se successivamente ogni attore (cantone, provincie, comune, camere di commercio …) lo recepisce e attua nel suo ambito istituzionale. Se tutti remano si va al largo, altrimenti si resta sul bagnasciuga.
swissinfo.ch: Alla luce di ciò, non sarebbe opportuno creare un organo più forte anche dal punto di vista giuridico?
R.F.: Sulla carta tutto è possibile, ci si potrebbe sbizzarrire. La questione dell’assetto giuridico della Comunità di lavoro fu affrontato sin dalla sua costituzione. Allora si optò per un modello, ispirato alla prassi svizzera, basato sulla collegialità, la concordanza e la responsabilità dei membri, disegnando una struttura ridotta all’osso e fondata sul diritto privato.
Si scartò l’opzione dell’associazione di diritto pubblico perché si temeva il rischio di paralizzare l’attività con vari requisiti di produzione di atti formali tra i soci aderenti. Oggi nessuno vieta di passare dalla racchetta di legno a quella di carbonio (sempre che sia tale). Se però la domenica la si trascorre in poltrona invece che sul campo da tennis, il risultato non sarà molto diverso. La mia impressione è che ci si fermi ancora troppo agli slogan e che non ci sia un progetto di rilancio o di alternativa fondato su criteri oggettivi e su motivazioni condivise.
Anche se si costituisse un ente più “forte”, la cooperazione, per sua definizione, non potrà prescindere da presupposti più di sostanza, come la reciproca conoscenza tra i membri, quella delle tematiche e del linguaggio della cooperazione che è diverso da quello del favore o del compromesso.
swissinfo.ch: Se dovesse stilare un bilancio di questi 15 anni di attività, quali sono i risultati prodotti?
R.F.:In questi 15 anni dalla fucina della Regio Insubrica sono uscite proposte e idee che coprono molti ambiti di possibile cooperazione. Se si volessero realizzare tutti ci sarebbe da lavorare per i prossimi 15 anni. Alcuni sono giunti ad uno stato avanzato e attendono solo di essere realizzate, come quella della dichiarazione di intenti tra Cantone Ticino e Province italiane per dare vita ad una promozione turistica coordinata, partendo dai cosiddetti mercati emergenti. Il documento giace da due anni nei cassetti.
Il risultato più importante, in mancanza di una volontà politica di raggiungere obiettivi più consistenti e duraturi, è quello di aver costantemente ricordato e tematizzato, anche andando controcorrente, l’importanza della cooperazione transfrontaliera.
Il disorientamento che si è percepito al momento dell’introduzione dello scudo fiscale, ha dimostrato come, senza una consuetudine e dei processi di cooperazione collaudati, le dichiarazioni rituali di storica amicizia o di guerra e le azioni improvvisate non servono granché, soprattutto quando c’è di mezzo “la ragione di stato”. C’è da augurarsi che di questa esperienza si faccia tesoro prima dei prossimi temporali e delle prossime opportunità, che sono già alle porte.
swissinfo.ch: Come vede il futuro della Regio? Cosa si dovrebbe attuare per farla funzionare meglio?
R.F.: La Comunità di lavoro non è stata mai intesa come un’azienda di prodotto, con obiettivi di produzione misurabili, e i suoi membri non hanno mai voluto darsi obiettivi precisi né priorità. D’altronde non mi risulta che neppure i membri fondatori, nell’ambito dei programmi dei loro enti abbiano formulato e adottato strategie di cooperazione articolate.
Gli aspetti istituzionali e burocratici sono importanti, ma la cooperazione transfrontaliera è un percorso a tappe e non una corsa secca. In ogni caso penso sia giunto il momento di una verifica profonda del progetto iniziale e delle motivazioni che lo mossero.
Tra gli stessi membri si registrano un grado di scarsa conoscenza dei suoi meccanismi e dei suoi scopi, e un disinteresse per l’attività dell’associazione che non può essere ignorato. Il suo futuro è comunque legato in prima battuta alla volontà, alla buona fede e alla costanza dei cooperanti. Importante sarà anche la capacità di giocarlo a più livelli, mettendo in relazione il maggior numero di entità e cittadini possibile così da costruire una vera rete transfrontaliera.
Michele Novaga, Varese, swissinfo.ch
Il presidente di turno della Regio è Dario Galli mentre il Segretario Generale è il ticinese di Stabio Roberto Forte, eletto nel 2004 e oggetto negli ultimi tempi di alcuni attacchi da parte della Lega Nord e della Lega dei ticinesi, a cui il Consiglio di Stato del Cantone Ticino – non condividendo toni e modi delle critiche espresse pubblicamente – ha risposto istituendo un gruppo di riflessione presieduto da Marco Borradori, rappresentante del Ticino nella Comunità di lavoro.
La situazione di impasse degli ultimi mesi giustifica, a giudizio del Consiglio di Stato, un attento esame e valutazione sulla Comunità di lavoro, sulle sue finalità e sul suo assetto organizzativo.
Comunità di lavoro transfrontaliera istituita nel 1995 dal Canton Ticino e dalla province di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, la Regio Insubrica è un’associazione di diritto privato conforme alla Dichiarazione di Madrid del 1980 e del Consiglio d’Europa sulla cooperazione transfrontaliera e perciò viene anche definita Euroregione.
La finalità della comunità di lavoro è di promuovere la cooperazione e l’integrazione transfrontaliera nella regione dei laghi prealpini.
La Regio Insubrica conta oltre 160 membri. Tra di essi, oltre alle cinque province italiane (dal 2007 ne fanno parte anche le province di Lecco e Novara) ed al cantone svizzero, figurano numerosi comuni della regione, associazioni economiche e culturali, istituti a livello universitario, le “Regioni di montagna” del Canton Ticino e le Comunità montane italiane.
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