Ricetta dei deputati contro bonus smisurati
La Camera del popolo offre all'elettorato un'alternativa all'iniziativa popolare "Contro le retribuzioni abusive". Si tratta di un testo costituzionale elaborato dai deputati, frutto di grandi manovre, più moderato. Ma la partita è ancora aperta.
I tatticismi hanno avuto un posto preponderante nell’esame dell’iniziativa e nella preparazione del controprogetto. Fino all’ultimo. Il risultato del voto della Camera del popolo, mercoledì, la dice lunga.
Dopo quasi dodici ore di dibattiti vibranti, caratterizzati da polemiche e vicendevoli attacchi, con 66 suffragi contro 62 e ben 56 astensioni (dell’UDC), il plenum ha deciso di raccomandare a popolo e cantoni di dire “sì” sia all’iniziativa che al controprogetto diretto, accordando poi la preferenza a quest’ultimo nella domanda sussidiaria.
Retribuzioni astronomiche, buone uscite faraoniche. Anche se l’azienda registra perdite e ha persino bisogno dell’aiuto statale per salvarsi. Alcuni alti dirigenti di grandi imprese svizzere negli ultimi hanno dato l’impressione di non avere limiti nel riempirsi le tasche.
Piene le tasche di simili comportamenti, invece, ne ha avute il piccolo imprenditore sciaffusano Thomas Minder che ha lanciato con successo l’iniziativa popolare “Contro le retribuzioni abusive”. Il testo, depositato nel febbraio 2008 con oltre 114mila firme valide, chiede di iscrivere nella Costituzione federale una serie di principi che regolano le rimunerazioni dei vertici delle società anonime svizzere quotate in borsa, tramite un rafforzamento dei poteri degli azionisti.
Migliorie sì, troppe regole no
Nel messaggio alle Camere federali, il governo aveva riconosciuto il bisogno di migliorare il buon governo delle aziende, di un equilibrio fra i diversi organi delle società, di trasparenza in materia di rimunerazione degli alti dirigenti e di protezione degli azionisti quali proprietari. Tutte condizioni, però, che secondo l’esecutivo erano soddisfatte dal suo progetto di revisione del diritto della società anonima e di quello contabile.
Il governo sottolineava pure che la legge si applica a tutte le società anonime, mentre il testo dell’iniziativa contempla unicamente quelle quotate in borsa. Riteneva d’altra parte troppo rigide e dettagliate le regole fissate dall’iniziativa, che giudicava pregiudizievole per l’economia svizzera. Perciò raccomandava alle Camere di bocciarla e opporle la revisione di legge come controprogetto indiretto.
Una linea sposata dalla maggioranza della Camera dei Cantoni, composta di liberali radicali e popolari democratici, che, nel giugno 2009, aveva bocciato l’iniziativa con 26 voti contro 10. Ma non solo. I senatori avevano anche attenuato il controprogetto indiretto presentato dalla propria commissione preparatoria e dall’esecutivo.
In particolare avevano stralciato il divieto dei cosiddetti “paracaduti dorati”, ossia le indennità di partenza, talvolta esorbitanti, di taluni dirigenti, indipendentemente dalle loro prestazioni. Avevano pure silurato l’idea di introdurre l’obbligo di sottoporre al voto dell’assemblea generale degli azionisti il regolamento sulle indennità di partenza. Stessa sorte avevano subito altre proposte per migliorare la trasparenza a favore degli azionisti.
Consapevole del malumore che serpeggiava nell’opinione pubblica, la maggioranza dei senatori del centro-destra aveva argomentato che gli abusi andavano certamente combattuti, ma che non si doveva sacrificare l’intero sistema economico liberale svizzero a causa qualche pecora nera isolata. A loro avviso, una regolamentazione eccessiva rischierebbe di far partire dalla Svizzera molte società.
Altri sviluppi
Iniziativa popolare
Il vento è cambiato
Nel tempo intercorso prima che l’oggetto fosse esaminato dall’altra Camera, tuttavia, i segnali di un probabile successo dell’iniziativa in votazione popolare, hanno portato i partiti ad affinare le strategie.
Dapprima il Partito popolare democratico (PPD) ha proposto un controprogetto diretto. La maggioranza della commissione preparatoria della Camera bassa ha seguito questa strada. Poi l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), tramite l’ex ministro Christoph Blocher, è riuscita ad ottenere un compromesso con Thomas Minder: il padre dell’iniziativa si è detto disposto a ritirare il proprio testo, in cambio dell’adozione delle rivendicazioni principali nell’ambito della revisione del diritto delle società anonime.
La sinistra rosso-verde si è opposta, nel timore che, al termine di un lungo iter parlamentare, si giunga a disposizioni molto meno severe. Così giovedì scorso alla Camera del popolo, socialisti e verdi, cui si sono aggiunti il PPD e il Partito borghese democratico (PBD) che preferiscono il controprogetto diretto, hanno respinto la proposta dell’UDC. Questa ha ottenuto solo il sostegno del Partito liberale radicale (PLR).
Socialisti ed ecologisti hanno accusato l’UDC di avere paura di affrontare la votazione popolare. Uno scrutinio che arriverà verosimilmente l’anno prossimo, in piena campagna per le elezioni federali. Accusa che i democentristi hanno recisamente refutato, argomentando che la via legislativa è più adeguata di quella costituzionale. I deputati UDC si sono vendicati alla fine astenendosi dal voto.
Il dossier torna ora alla Camera dei Cantoni. I senatori dovranno riesaminare le carte rimescolate dai deputati. I giochi continuano in un terreno scottante, mentre la scadenza elettorale dell’autunno 2011 si avvicina.
Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
L’assemblea generale vota annualmente l’importo globale delle retribuzioni di consiglio di amministrazione (Cda), direzione e organo consultivo.
Elegge annualmente il presidente e i membri del Cda e quelli del comitato di retribuzione e il rappresentante indipendente degli aventi diritto di voto.
Le casse pensioni votano nell’interesse dei loro assicurati e rendono pubblico il loro voto.
I membri dei vari organi non ricevono liquidazioni, altre indennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite di ditte e contratti supplementari di consulenza o di lavoro da parte di società del gruppo.
La direzione della società non può essere delegata a una persona giuridica.
Gli statuti disciplinano l’ammontare dei crediti, dei prestiti e delle rendite ai membri degli organi, il piano economico, il piano di partecipazione e il numero di mandati esterni di questi ultimi, nonché la durata dei contratti di lavoro dei membri di direzione.
Se il parlamento riconosce la legittimità delle rivendicazioni di un’iniziativa popolare, ma non approva la soluzione da essa prevista, può opporle un controprogetto.
Questo può essere diretto, vale a dire che è regolato a livello costituzionale. Entrambi necessitano dunque della doppia maggioranza del popolo e dei cantoni per essere accettati.
I due testi sono sottoposti simultaneamente a scrutinio federale, insieme a una domanda sussidiaria. Ai votanti è chiesto quale dei due dovrà entrare in vigore, nel caso in cui entrambi abbiano ottenuto la doppia maggioranza.
Il parlamento può però anche optare per un controprogetto indiretto, ossia regolato a livello legislativo. In questo caso il testo è sottoposto a votazione popolare solo se contro di esso viene lanciato con successo un referendum. D’altra parte, per essere accettato nello scrutinio popolare necessita solo della maggioranza semplice dei voti.
Solitamente il parlamento pubblica il controprogetto nel Foglio federale – che fa stato per i termini di referendum – solo dopo che l’iniziativa è stata ritirata dai promotori o bocciata in votazione popolare.
Un sì del popolo e dei Cantoni all’iniziativa renderebbe infatti caduca la modifica legislativa. Perciò non avrebbe senso metterla in vigore con il rischio che sia solo per un breve periodo.
Ciò per evitare che la legge diventi caduca dopo breve tempo
Il comitato d’iniziativa aveva già la possibilità di ritirare il proprio testo, tuttavia senza condizioni, prima che il governo fissi la data della votazione. A questo diritto, dal 1° febbraio 2010, si è aggiunto il ritiro condizionato. Se le Camere federali elaborano un controprogetto indiretto che soddisfa il comitato promotore, quest’ultimo può ritirare l’iniziativa, vincolando la revoca all’entrata in vigore della normativa adottata dal parlamento. Qualora questa fosse respinta in votazione popolare, allora l’iniziativa sarebbe sottoposta al voto di popolo e cantoni.
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