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Il burnout non sarà riconosciuto come una malattia professionale

Una donna piange mentre sta telefonando davanti a un computer
Circa il 30% della popolazione in Svizzera afferma di sentirsi esaurito sul posto di lavoro. Keystone / Oliver Berg

L'assicurazione contro gli infortuni non si assumerà i costi generati dall'esaurimento professionale in Svizzera, come chiedeva invece il deputato Mathias ReynardCollegamento esterno. Il parlamento ritiene che il nesso di causalità tra lavoro e burnout sia difficile da dimostrare.

La proporzione di persone in Svizzera che si sentono esaurite sul posto di lavoro si aggira attorno al 30% ed è in costante crescita, secondo il Job Stress Index 2018Collegamento esterno. Oggigiorno, i costi di un burnout sono assunti dall’assicurazione malattieCollegamento esterno. Una procedura inadeguata, ritiene il deputato socialista Mathias Reynard, il quale auspica che il burnout venga riconosciuto come una malattia professionale e coperto dall’assicurazione contro gli infortuniCollegamento esterno.

La sua iniziativa parlamentareCollegamento esterno non ha però convinto la Camera del popolo (Consiglio nazionale), che ha respinto giovedì la proposta con 113 voti contrari, 54 favorevoli e 4 astensioni. La maggioranza dei deputati della camera bassa ritiene che il nesso di causalità tra il burnout e l’attività professionale sia difficile da dimostrare. Preferisce quindi privilegiare i programmi di prevenzione istituiti dall’economia privata piuttosto che trasferire la responsabilità all’assicurazione contro gli infortuni.

swissinfo.ch: Come reagisce alla bocciatura del parlamento?

Mathias Reynard: Ho tentato di convincere i miei colleghi, ma è difficile poiché per la destra si tratta di una questione di responsabilità individuale. È dell’idea che chi fa un burnout è un po’ fragile, ha un problema personale. La destra preferisce nascondersi dietro alla complessità del problema per non fare nulla.

Mathias Reynard
Mathias Reynard è deputato socialista alla Camera del popolo dal 2011. © Keystone / Alessandro Della Valle

Perché la situazione attuale non è ai suoi occhi soddisfacente?

L’assicurazione malattie non prende a carico l’esaurimento professionale siccome questa diagnosi non esiste né nella nostra legislazione né nella pratica. Una persona che fa un burnout tenterà di ottenere un congedo malattia per una depressione. Il burnout non è però una depressione. C’è quindi già un problema di mancanza di riconoscimento. Siamo di fronte a un enorme problema di società ed è pazzesco constatare che è la prima volta che il parlamento si pronuncia su un’iniziativa del genere. C’è un divario tra ciò che vive la gente e le reazioni politiche sulla questione.

Cosa cambierebbe se il burnout venisse considerato come una malattia professionale?

Permetterebbe già di riconoscere il problema. Il burnout sarebbe inserito nella lista delle malattie professionali ed eviteremmo così questa sorta di colpevolizzazione delle persone colpite. L’altro vantaggio è che dal primo giorno ci sarebbe una presa a carico da parte dell’assicurazione contro gli infortuni, ciò che consentirebbe di beneficiare di migliori misure di reinserimento. Inoltre, disporremmo di cifre, dato che sussiste un obbligo di annuncio. Quindi, oltre all’azienda, anche l’assicurazione sarebbe al corrente. Se nella stessa ditta dovessero verificarsi dei casi a ripetizione, ci sarebbero dei segnali d’allarme e avremmo la possibilità di agire.

Questo riconoscimento del burnout da parte dell’assicurazione contro gli infortuni permetterebbe anche di responsabilizzare le aziende e di spingerle ad adottare delle misure di prevenzione. Oggigiorno, si può dire che è la collettività a sostenere tutto questo, tramite i premi assicurativi e le persone stesse, le quali devono darsi da fare per fare riconoscere il loro burnout come una depressione.

Come è possibile determinare che il burnout è davvero causato dall’attività professionale?

L’assicurazione contro gli infortuni già prevede una procedura che consente di identificare se ci sia un problema oppure no e se dipenda dall’ambito privato o professionale. È qui che si situa la differenza tra un burnout e una depressione: se la persona cade in depressione, non sarà riconosciuta dall’assicurazione contro gli infortuni. Attualmente, si parte dal principio che tutti i burnout sono delle depressioni. Ma non è così.

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Riconoscimento del burnout

In Svizzera, l’esaurimento professionale non figura in quanto tale nelle classificazioni mediche. Le persone che soffrono di un burnout consultano solitamente il loro medico per trattare alcuni sintomi, ad esempio un affaticamento cronico, un’insonnia o dei dolori fisici. Generalmente sono messe in congedo malattia per depressione. Dal canto suo, l’esaurimento professionale non è considerato una patologia mentale, ma piuttosto una conseguenza negativa di uno stress cronico legato all’attività professionale.

Il riconoscimento del burnout sta tuttavia evolvendo. La nuova edizione della Classificazione internazionale delle malattieCollegamento esterno dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) inserisce il burnout nella categoria dei problemi legati al lavoro, e non più in quelli che dipendono dalla gestione della vita privata. L’esaurimento professionale è descritto come il risultato di uno stress cronico sul posto di lavoro. La classificazione dell’OMS precisa che il burnout qualifica un fenomeno specifico del contesto professionale e che non deve essere utilizzato per descrivere esperienze in altri ambiti.

Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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