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Si delinea la commissione d’inchiesta per il caso Credit Suisse

Nella storia politica svizzera sono state istituite solo quattro commissioni parlamentari d'inchiesta. © Keystone / Alessandro Della Valle

La Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sull’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS prende forma. Utilizzata solo quattro volte nella sua storia, la CPI è il più potente strumento di controllo del Parlamento.  

La Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) che dovrebbe indagare sull’acquisto di Credit Suisse da parte di UBS sarà composta da 14 membri delle Camere federali e disporrà di un credito di impegno di 5 milioni di franchi. Lo ha reso noto martedì l’Ufficio del Consiglio nazionale, dopo aver adottato un decreto in materia. 

Per la precisione, la commissione sarà formata da sette membri del Consiglio nazionale (camera bassa) e sette del Consiglio degli Stati (camera alta), che dovranno indagare sulla gestione dell’operazione da parte del Governo, dell’Amministrazione federale e di altri enti statali. 

Il decreto federale che istituisce la CPI sarà trattato mercoledì 7 giugno dal Consiglio nazionale e, successivamente, dal Consiglio degli Stati. 

Che cos’è la CPI? 

L’articolo 163 della Legge sul Parlamento stabilisce che l’Assemblea federale può istituire una CPI “allorché occorre far luce su eventi di grande portata”. Si tratta dello strumento più potente a disposizione delle Camere federali. La CPI ha il compito di “indagare su fatti e procurarsi altre basi di giudizio”, ambito nel quale ha ampi poteri. Al termine del suo lavoro, la CPI pubblica un rapporto. 

Per istituire una CPI, le due Camere devono adottare un decreto federale semplice. Il Consiglio federale viene consultato, ma non può opporsi. La decisione sarà molto probabilmente presa entro la fine della sessione parlamentare in corso. Tuttavia, l’esito è scontato: gli uffici del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, così come i comitati direttivi di entrambe le Camere, si sono dichiarati a favore della creazione di una CPI. 

Anche il Controllo federale delle finanze analizzerà il caso Credit Suisse

Perché creare una CPI? 

Il mandato della CPI e le risorse a essa destinate sono definiti dal Parlamento in un decreto federale. Una cosa è certa: i membri del Parlamento non vogliono che le indagini si limitino agli eventi del marzo 2023. Esse “devono tenere conto anche degli sviluppi rilevanti degli anni precedenti”, sottolineano i comitati di gestione nel loro comunicato stampa del 15 maggio. Viene citato esplicitamente un intero elenco di argomenti da chiarire: 

  • l’individuazione precoce delle crisi da parte del Dipartimento federale delle finanze, guidato da Ueli Maurer fino alla fine del 2022, e il coinvolgimento del Consiglio federale; 

  • le attività di vigilanza della FINMA, l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, in relazione al Credit Suisse; 

  • il ruolo della Banca nazionale svizzera (BNS); 

  • la valutazione e il monitoraggio degli effetti della legislazione “Too big to fail” (Troppo grande per fallire), adottata a seguito della crisi finanziaria del 2007-2008 e del salvataggio di UBS per evitare che il fallimento di una banca di importanza sistemica mettesse in pericolo l’intera economia; 

  • l’uso del diritto di necessità e le circostanze in cui è stata presa la decisione nel marzo 2023. 

>> Il servizio di RSI:

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Quali membri, quali risorse? 

Il CPI, organo congiunto del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, è composto da un numero uguale di deputati/e di entrambe le camere. La forza numerica dei gruppi parlamentari determina la sua composizione e l’assegnazione della presidenza e della vicepresidenza. La legge raccomanda inoltre di tenere conto “per quanto possibile” delle diverse lingue e regioni del Paese. 

La CPI ha una propria segreteria e può avvalersi del personale fornito dai servizi del Parlamento. Se necessario, può anche assumere personale aggiuntivo. 

Ampi poteri e obbligo di segretezza 

La commissione parlamentare d’inchiesta ha lo stesso diritto di informazione delle delegazioni delle commissioni di vigilanza (Commissione della gestione e Commissione delle finanze). In particolare, la CPI può ascoltare testimoni, consultare materiale segreto e i verbali delle riunioni del Consiglio federale. Può anche nominare un investigatore per raccogliere prove. 

Le persone che hanno partecipato alle riunioni o alle audizioni della commissione parlamentare d’inchiesta sono soggette all’obbligo di segretezza fino alla pubblicazione del rapporto della CPI. Le disposizioni generali che regolano la riservatezza delle riunioni della commissione restano applicabili anche dopo la presentazione della relazione finale al Parlamento. 

Le persone che forniscono false testimonianze a una commissione d’inchiesta o gli esperti e le esperte che redigono un rapporto falso sono passibili di sanzioni penali (una pena detentiva fino a cinque anni o una multa). Chiunque si rifiuti di rilasciare una dichiarazione o di consegnare documenti senza un motivo legale potrebbe ricevere un’ammenda. 

I diritti del Consiglio federale e dei/delle testimoni 

Il Consiglio federale nomina uno dei suoi membri per rappresentarlo davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta. Il Governo ha il diritto di assistere all’audizione dei e delle testimoni e delle persone chiamate a fornire informazioni, di porre loro domande supplementari e di consultare i documenti esibiti alla CPI, le perizie e i verbali. Può inoltre presentare una relazione all’Assemblea federale. 

Le persone i cui interessi sono direttamente coinvolti nell’indagine hanno gli stessi diritti, a determinate condizioni. Possono essere assistite da un avvocato o un’avvocata. Al termine dell’indagine, prima della pubblicazione del rapporto, chi viene coinvolto dalla CPI può consultare i passaggi che la riguardano e rispondere oralmente o per iscritto. 

Quali sono i precedenti? 

Nella storia politica svizzera sono state istituite solo quattro Commissioni parlamentari d’inchiesta. La prima risale al 1964. Presieduta dal futuro consigliere federale Kurt Furgler, riguardava l’eccesso di spesa per gli aerei MirageCollegamento esterno. Su suggerimento della CPI, il numero di caccia francesi acquistati fu ridotto da 100 a 57. 

La seconda CPI fu istituita nel 1989 dopo le dimissioni della consigliera federale Elisabeth Kopp. Presieduta da Moritz Leuenberger, anch’egli futuro consigliere federale, la CPI rivelò l’esistenza di un vasto sistema di sorveglianza interno a sfondo politico che aveva spiato centinaia di migliaia di cittadine e cittadini. Lo “scandalo delle schedature” ha lasciato un segno indelebile nel panorama politico svizzero. 

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Nel 1990, la vicenda portò alla creazione di una terza CPI per indagare sulle attività del Dipartimento militare federale. Le indagini, condotte sotto la presidenza del consigliere gli Stati Carlo Schmid, portarono alla luce l’esistenza di un esercito segreto che operava senza alcuna base legale o controllo politico. Creata nel 1979 per organizzare la resistenza in caso di invasione da parte delle forze comuniste, l’organizzazione segreta P-26 è stata sciolta nel novembre 1990. 

La quarta e ultima commissione parlamentare d’inchiesta è stata istituita nel 1995 per far luce sul malfunzionamento della Cassa pensioni della ConfederazioneCollegamento esterno. Nelle sue conclusioni, la CPI, presieduta dal consigliere agli Stati Fritz Schiesser, attribuì la responsabilità principale della cattiva gestione all’ex capo del Dipartimento federale delle finanze, Otto Stich. 

Tutte le altre richieste di una commissione parlamentare d’inchiesta sono state respinte. Ad esempio, il Parlamento ha respinto la proposta di crearne une per indagare sulla complicità della Svizzera con il regime di apartheid in Sudafrica. Si è rifiutato di utilizzare questo strumento anche in seguito alla debacle di Swissair (2001-2002), al salvataggio di UBS durante la crisi finanziaria (2008) o alla vicenda di spionaggio legata a Crypto AG (2020). 

Traduzione dal francese e adattamento: Sara Ibrahim 

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