Sondaggio: verso un no alla tassa sulle eredità milionarie
La proposta d’introdurre una nuova imposta sulle successioni superiori a 2 milioni di franchi si avvia verso una bocciatura. Secondo il primo sondaggio della SRG SSR, appare invece incerto il voto del 14 giugno per la nuova legge radiotelevisiva, l’iniziativa sulle borse di studio e l'articolo costituzionale sulla medicina riproduttiva.
Il popolo svizzero non vuole esigere un tributo più grande dai contribuenti più ricchi. Dopo il chiaro no dell’anno scorso all’iniziativa “Basta ai privilegi fiscali dei milionari”, stessa sorte dovrebbe toccare al nuovo progetto lanciato dalla sinistra e dai sindacati, l’iniziativa “Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVSCollegamento esterno”. Secondo il primo sondaggio della SRG SSR, realizzato tra fine aprile e inizio maggio dall’istituto gfs.bernCollegamento esterno, questa proposta viene attualmente respinta dal 51% degli interpellati, contro un 38% di favorevoli e un 11% di indecisi.
“Un’iniziativa che parte già con una maggioranza di no al primo sondaggio non ha quasi nessuna chance di successo alle urne, soprattutto se è combattuta da tutti i partiti borghesi e dagli ambienti economici”, osserva Martina Imfeld, politologa del gfs.bern. Il testo propone d’introdurre un’imposta federale sulle successioni e le donazioni superiori a 2 milioni di franchi. Verrebbe tassata solo la quota che oltrepassa tale importo, applicando un’aliquota del 20%, e sarebbero esentate le successioni e le donazioni a favore del coniuge o del partner registrato.
Con questa nuova imposta federale, che sostituirebbe le imposte sulle successioni e le donazioni applicate finora dai Cantoni, partiti di sinistra e sindacati intendono frenare la crescente concentrazione dei patrimoni in Svizzera e assicurare il finanziamento dell’AVS, la previdenza statale per la vecchiaia. Il governo e la maggioranza borghese del parlamento si sono schierati contro questo progetto, sostenendo che minaccerebbe l’esistenza di molte aziende famigliari e limiterebbe l’autonomia finanziaria e gli introiti dei Cantoni.
Legge radiotelevisiva in bilico
Corsa testa a testa invece per la modifica della legge federale sulla radiotelevisioneCollegamento esterno, approvata dalla maggioranza del parlamento e combattuta da un referendum lanciato dall’Unione svizzera delle arti e mestieri, che raggruppa le piccole e medie imprese. In base al sondaggio, il 46% degli interrogati si dice favorevole, il 45% contrario e il 9% indeciso. “La formazione delle opinioni è già molto avanzata su questo tema e quindi molto dipenderà dalla capacità da una parte e dall’altra di convincere gli indecisi”, rileva Claude Longchamp, responsabile del gfs.bern.
La nuova legge prevede di estendere l’obbligo di pagare il canone radiotelevisivo a tutte le economie domestiche – salvo le persone che ricevono prestazioni complementari dell’AVS/AI o che abitano in case per anziani, per studenti o di cura – e a tutte le imprese con un fatturato annuo superiore a 500 mila franchi. Attualmente il canone deve essere pagato solo da coloro che dispongono di un apparecchio di ricezione radiofonica o televisiva. L’estensione del canone ad un numero maggiore di utenti permetterà di ridurre il suo importo da 462 a 400 franchi all’anno per le economie domestiche.
Sondaggio SRG SSR
Il sondaggio è stato realizzato dall’istituto gfs.bern su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, di cui fa parte anche swissinfo.ch.
Per l’indagine demoscopica, i ricercatori del gfs.bern hanno intervistato, tra il 27 aprile e il 2 maggio 2015, un campione rappresentativo di 1212 persone con diritto di voto ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera. Il margine d’errore è del ±2,9%.
Gli svizzeri all’estero non sono stati considerati per il sondaggio. Il governo elvetico ha infatti deciso che le coordinate degli espatriati non possono essere comunicate per ragioni legate alla protezione dei dati.
Agli occhi del governo, il sistema attuale è ormai superato, dato che quasi tutti dispongono oggi di computer, tablet o smartphone, tramite i quali si possono seguire anche i programmi radiotelevisivi. Il nuovo sistema sarebbe quindi più semplice e equo. Per gli oppositori, l’imposizione di un canone generalizzato equivale invece all’introduzione di una nuova imposta “ingiusta”, applicata a tutti indiscriminatamente. Il ribasso del canone preannunciato dal governo rappresenterebbe inoltre solo un’esca per convincere i votanti.
Uniformare le borse di studio
Dispone attualmente di un margine di vantaggio l’iniziativa “Sulle borse di studio”Collegamento esterno, sostenuta dal 49% delle persone intervistate e respinta dal 37%. Un pronostico è tuttavia ancora difficile, tenendo conto dell’alto numero di incerti e del fatto che le iniziative perdono tendenzialmente terreno nelle ultime settimane prima del voto.
Lanciata dall’Unione svizzera degli e delle universitari-e (USU), questa iniziativa mira a uniformare i criteri per la concessione delle borse e dei prestiti di studio, trasferendo le competenze dai Cantoni alla Confederazione. Tale progetto permetterebbe di eliminare le grandi disparità attuali: mentre alcuni Cantoni si mostrano più generosi, altri concedono borse di studio e prestiti considerati insufficienti per permettere ai giovani di seguire una formazione universitaria.
Per l’USU, il sistema attuale viola il principio dell’uguaglianza e delle pari opportunità iscritto nella Costituzione federale, soprattutto per quanto riguarda le possibilità di studio nelle facoltà più impegnative che lasciano poco tempo ai giovani per esercitare un’attività lucrativa in parallelo. Governo e maggioranza del parlamento hanno respinto l’iniziativa, in quanto comporterebbe una modifica della ripartizione dei compiti tra Cantoni e Confederazione. Una centralizzazione delle competenze non permetterebbe più di tener conto delle differenze tra i Cantoni, ad esempio per quanto riguarda il costo della vita.
Diagnosi preimpianto autorizzate
Esito ancora incerto anche per il nuovo articolo costituzionale sulla medicina riproduttiva e l’ingegneria genetica in ambito umanoCollegamento esterno: il testo è sostenuto dal 40% degli interrogati, il 44% intende respingerlo e il 16% è tuttora indeciso.
La modifica dell’articolo costituzionale dovrebbe permettere di realizzare anche in Svizzera esami genetici sugli embrioni generati artificialmente, ossia tramite fecondazioni in vitro, prima che vengano impiantati nell’utero. Queste “diagnosi preimpianto”, finora vietate, verrebbero autorizzate in futuro per le coppie portatrici di gravi malattie ereditarie, in modo da selezionare embrioni non affetti da anomalie genetiche. Potrebbero inoltre farvi ricorso le coppie che non possono avere figli in modo naturale, allo scopo di impiantare nell’utero embrioni che offrono migliori probabilità di svilupparsi.
Per il governo e la maggioranza del parlamento, le diagnosi preimpianto ridurrebbero i rischi di gravidanze plurigemellari, proteggendo la salute delle madri e dei bambini, e consentirebbero ad un numero maggiore di coppie portatrici di gravi malattie ereditarie di avere figli. Gli oppositori, riuniti in un comitato interpartitico, ritengono che il nuovo articolo costituzionale aprirebbe invece la strada ad “una medicina di procreazione senza limiti”, alla discriminazione di persone con handicap e a una selezione eticamente inaccettabile tra “vite di valore” e “vite di qualità minore”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.