Signor Juncker, qual è il problema?
Dopo le speculazioni su una possibile cancellazione della visita, ecco invece che compie la trasferta: il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker giungerà a Berna. Nella Confederazione la sua visita è interpretata anche come un riconoscimento del ruolo della Svizzera quale importante partner dell'Unione europea.
Il presidente della Commissione dell’UE verrà solo se prima il governo federale acconsente al pagamento di nuovi contributi di coesione, hanno affermato nelle ultime settimane dei media svizzeri. Invece il governo federale ora ha confermato che Juncker arriverà a Berna il 23 novembre per una visita ufficiale, anche senza previ impegni di contributi per la coesione precedente.
La dinamica positiva dunque continua. Una dinamica avviata nel dicembre dell’anno scorso con l’attuazione conforme agli accordi con l’UE, da parte del parlamento svizzero, dell’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”. In occasione della visita della presidente della Confederazione Doris Leuthard a Bruxelles, lo scorso aprile, lo sblocco di dossier controversi ha alimentato i segnali di distensione.
Come si ricorderà, in precedenza, dalla votazione federale del 9 febbraio 2014, regnava il gelo diplomatico tra Bruxelles e Berna. A quella data, l’elettorato svizzero aveva approvato l’iniziativa lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che imponeva alla Svizzera di limitare nuovamente l’immigrazione. Ciò era in contrasto con l’accordo sulla libera circolazione delle persone, che la Svizzera ha concluso con l’UE, ovvero il suo principale partner commerciale.
La visita che Jean-Claude Juncker si appresta a compiere a Berna tra dieci giorni, per la Confederazione ha soprattutto un valore simbolico: secondo l’amministrazione federale, è un riconoscimento delle buone relazioni tra la Svizzera e l’UE.
Tuttavia, il disgelo non deve trarre in inganno. Sui rapporti tra l’UE e la Svizzera pesano dei grossi dossier:
–Accordo quadro: La politica si occupa da 15 anni dell’accordo che viene negoziato ufficialmente dal 2014. In realtà si tratta di una trovata elvetica, benché oggi sia l’Unione europea a chiedere un accordo di questo tipo alla Svizzera per affrontare questioni istituzionali, quali l’adozione del diritto UE o la procedura per la risoluzione delle controversie. Bruxelles vede l’accordo come condizione per ulteriori accessi al mercato UE, per esempio nel settore dell’elettricità, ed esercita quindi pressione sulla Svizzera. Ma sul fronte della politica interna l’idea deve fare i conti con una dura opposizione: l’UDC spara da anni contro la “l’adesione strisciante all’UE” e contro “i giudici stranieri”.
–Miliardo di coesione: Dal 2004 la Svizzera paga i cosiddetti contributi di coesione che mirano a ridurre le disparità economiche e sociali tra i Paesi all’interno dell’UE. Ora è prevista una nuova tranche di circa un miliardo di franchi. Lo scorso giugno, il governo federale ha precisato che “la questione del nuovo contributo autonomo alla coesione sarà comunque esaminata, a tempo debito, alla luce di una valutazione generale di tutti i dossier europei”. Dal canto suo, Bruxelles lo vede come un dovere per la Confederazione e fa capire che si attende che in occasione dell’incontro fra Juncker e Leuthard a Berna sia annunciata la decisione elvetica a favore del versamento.
–Dossier aperti: dopo il voto del 9 febbraio 2014, Bruxelles ha interrotto tutti i colloqui su nuovi accordi bilaterali e in seguito ha bloccato anche l’aggiornamento degli accordi esistenti. Nel frattempo, sono state riavviate trattative su una serie di accordi. La Confederazione spera che l’equivalenza della regolamentazione elvetica del mercato finanziario sia presto riconosciuta anche dall’UE, affinché la borsa svizzera non sia svantaggiata rispetto ai suoi concorrenti europei dal 2018 in poi.
Cosa ci si aspetta dalla visita di Juncker? L’accordo quadro e il pagamento dei contributi di coesione saranno certamente oggetto delle discussioni. Tuttavia, sono attese solo dichiarazioni verbali, in particolare riguardo all’accordo quadro. Resta da vedere se Doris Leuthard, a nome del governo federale, in occasione della visita, prometterà all’UE un miliardo di coesione supplementare.
Potrebbe poi essere firmato l’accordo, che prevede l’inclusione del sistema svizzero di scambio delle emissioni nell’Unione europea. Dopo l’adattamento di quest’estate dell’accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi, importante per l’industria svizzera delle esportazioni, questo sarebbe un altro segnale di una normalizzazione delle relazioni tra Berna e Bruxelles.
Non da ultimo Jean-Claude Juncker e il nuovo ministro svizzero degli esteri Ignazio Cassis probabilmente utilizzeranno la visita per tastarsi il polso a vicenda. Ancor prima della sua elezione al governo, Cassis aveva annunciato di voler per premere il pulsante “reset” nei negoziati con l’UE sulle questioni istituzionali. In tal modo si è molto esposto. Resta ancora da dimostrare se il nuovo ministro riuscirà a raggiungere maggiori risultati nella politica europea rispetto al suo predecessore Didier Burkhalter.
Una cosa è certa: le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea occuperanno gran parte dell’agenda di lavoro del ministro svizzero degli affari esteri, in carica dal primo novembre. Il presidente della Commissione Juncker e la sua UE potrebbero dapprima rimanere semplicemente in attesa di dichiarazioni concrete.
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
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