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Chiaro No all’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili”

L'iniziativa popolare "Più abitazioni a prezzi accessibili", che chiedeva in particolare di fissare una quota minima del 10% di alloggi a pigione moderata sul totale di nuove costruzioni in Svizzera, non ha superato l'esame delle urne elvetiche il 9 febbraio 2020. Keystone / Anthony Anex

In Svizzera non saranno fissate quote minime di alloggi sottratti alla speculazione immobiliare. L'iniziativa "Più abitazioni a prezzi accessibili" è infatti stata bocciata nel voto popolare odierno.

Il responso delle urne è stato netto: il testo è stato respinto dal 57.1% dei votanti e da 21 Cantoni su 26.

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Dal voto odierno emergono tuttavia delle divergenze fra regioni linguistiche e fra città e campagna. Come si vede nel grafico interattivo qui sopra, nei cantoni francofoni l’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibiliCollegamento esterno” è stata accettata, mentre nei cantoni tedescofoni – ad eccezione di Basilea Città – e nei bilingui Friburgo e Vallese non ha trovato scampo.

Nelle grandi città, dove il problema della penuria di alloggi a pigione moderata è molto sentito, l’iniziativa ha raccolto maggioranze favorevoli anche nella Svizzera tedesca. Oltre che a Basilea, i sì hanno nettamente prevalso nelle città di Zurigo, Winterthur, Berna, Lucerna, San Gallo e Sciaffusa.

Una sorpresa rispetto all’ultimo sondaggio gfs.bern per conto della SSR giunge dal Ticino: nel cantone italofono i votanti hanno detto no nella misura del 55,4%, mentre nell’ultimo sondaggio i sì prevalevano nettamente con il 62%. Con l’eccezione di Locarno, dove i sì hanno raggiunto il 54%, in Ticino nemmeno nelle città l’iniziativa ha avuto successo.

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Una piccola conquista nella sconfitta

Lanciata con l’obiettivo di lottare contro la penuria di alloggi a pigione moderata, soprattutto nei grandi agglomerati urbani, l’iniziativa era sostenutaCollegamento esterno dall’Associazione svizzera degli inquilini (ASI), dalla Federazione delle cooperative d’abitazione, dal Partito socialista, dai Verdi, dall’Unione sindacale svizzera e varie associazioni.

Tramite una modifica dell’articolo costituzionaleCollegamento esterno sulla promozione della costruzione di abitazioni e dell’accesso alla proprietà, l’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili”, chiedeva che Confederazione e Cantoni collaborassero affinché il 10% degli alloggi di nuova edificazione fosse destinato a committenti di utilità pubblica. Cantoni e Comuni avrebbero potuto applicare un diritto di prelazione a tale scopo. Inoltre avrebbero avuto la priorità in caso di vendita di immobili che appartengono alla Confederazione o ad aziende ad essa legate. L’autorità federale inoltre avrebbe dovuto garantire che i sussidi per risanamenti energetici fossero accordato solo per interventi che non comportassero la perdita di abitazioni a pigione moderata.

Benché la loro iniziativa sia stata spazzata via nella votazione popolare odierna, i promotori hanno guadagnato qualcosa in direzione del loro obiettivo di aumentare gli alloggi a pigione moderata.

Quale controprogetto indiretto all’iniziativa, su proposta del Consiglio federale, il parlamento svizzero ha stanziato un credito supplementare di 250 milioni di franchi per 10 anni per il cosiddetto Fondo di rotazione della Confederazione, dal quale le cooperative edilizie possono ottenere prestiti agevolati. Uno strumento che già esiste e che, secondo il governo e il parlamento, ha dato buoni risultati. Il credito – che si aggiunge ai 510 milioni di franchi già attribuiti in precedenza al Fondo – era vincolato alla bocciatura dell’iniziativa. Perciò esso è ora definitivo.

Amarezza, ma non rassegnazione

Questa piccola conquista è però lungi dal soddisfare i fautori dell’iniziativa, che si sono dichiarati delusi dall’esito del voto, pur sottolineando che la discreta quota di “sì” dimostra come le difficoltà sul mercato dell’alloggio nelle città siano reali. La sinistra continuerà quindi a chiedere maggiori mezzi per promuovere alloggi ad affitti moderati.

L’iniziativa ha avuto un’accoglienza tiepida soprattutto nella Svizzera tedesca, dove la maggior parte dei cantoni rurali ha inciso sul risultato, ha detto il senatore socialista Carlo Sommaruga presidente dell’ASI, ai microfoni della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS. Egli ha anche ricordato che la campagna è stata molto più dura nella Svizzera tedesca, in particolare sulla controversa questione del costo che il testo ASI avrebbe comportato.

Per il comitato promotore si tratta ora di agire a livello del Fondo destinato ai prestiti per la costruzione di alloggi a prezzi accessibili. Secondo Carlo Sommaruga, “bisogna raddoppiare la posta in gioco”, rispetto ai 250 milioni decisi dal parlamento.

Dal governo soddisfazione e una promessa 

Soddisfatto del responso delle urne, ovviamente, il governo federale che, come la maggioranza del parlamento, raccomandava di votare no. Il popolo ha riconosciuto che l’attuale sistema di mercato funziona, ha affermato il ministro dell’economia Guy Parmelin, a nome del Consiglio federale, in una conferenza stampa a Berna. Egli ha tuttavia ammesso che in alcune città ci sono problemi. Per correre ai ripari il parlamento ha già messo a disposizione per i prossimi dieci anni un fondo di 250 milioni di franchi, ha ricordato.

Parmelin ha inoltre ha promesso un’analisi della situazione per intervenire nelle aree in cui si riscontrano difficoltà nel trovare un’abitazione. Il ministro ha precisato che incaricherà l’Ufficio federale delle abitazioni di eseguire un’analisi dettagliata dei risultati, prima di proporre eventuali interventi. Occorre trovare soluzioni mirate con i Cantoni e i Comuni, ha affermato.

“Voto di fiducia per il mercato immobiliare svizzero”

Con toni esultanti hanno reagito i membri del comitato “No all’iniziativa estrema sugli alloggiCollegamento esterno“, che definiva l’iniziativa “dannosa e controproducente”. Un comitato che riuniva tutti i principali partiti rappresentati alle Camere federali – a parte i socialisti e i Verdi -, nonché l’Unione svizzera delle arti e mestieri e organizzazioni padronali, di proprietari fondiari e di professionisti dell’immobiliare.

Quello del 9 febbraio 2020 è stato “un voto di fiducia per il mercato immobiliare svizzero”, ha scritto in una nota il comitato, secondo il quale, con il loro No, popolo e Cantoni hanno chiaramente respinto la nazionalizzazione del mercato immobiliare. Gli oppositori puntualizzano che l’intervento nel mercato nazionale dell’alloggio attraverso le quote per gli enti senza scopo di lucro, i diritti di prelazione e il divieto di aumentare gli affitti a seguito di ristrutturazioni per il risparmio energetico sono ora fuori discussione.

Secondo gli avversari dell’iniziativa, che definivano “assurda” e non adeguata alla domanda reale la quota del 10% su scala nazionale, sono necessarie soluzioni su misura per i problemi locali e cantoni, città e comuni dispongono degli strumenti necessari a questo scopo. Grazie al controprogetto indiretto, altri 250 milioni di franchi sono ora disponibili nel Fondo di rotazione dal quale le cooperative edilizie possono ottenere prestiti agevolati.

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