UBS: una scommessa non ancora vinta
Le proposte avanzate dal governo per tassare i bonus ed limitare i rischi di fallimento di una grande banca sono accolte in modo positivo dalla stampa. Molti commentatori si chiedono però se il parlamento concretizzerà queste misure, presentate per salvare l'accordo UBS con gli Stati uniti.
“Nessuno può dire attualmente se, con le promesse fatte mercoledì, il Consiglio federale riuscirà a vincere la sua scommessa: riunire una maggioranza di parlamentari in favore dell’accordo raggiunto con gli Stati uniti, in base al quale il governo si è impegnato a rivelare entro il mese di agosto l’identità di 4’450 titolari di conti bancari presso l’UBS”, scrive Le Temps, ricordando l’importanza della posta in gioco.
Di certo, aggiunge il foglio romando, “annunciando di voler combattere i bonus eccessivi e prendere delle misure per alleggerire le grandi banche – che oggi dispongono di fatto di una garanzia da parte dello Stato, dal momento che sono troppo importanti per fallire – il governo ha cercato di mettere tutte le chance dalla sua parte in vista del voto cruciale in parlamento”.
Pressioni canalizzate
Relativamente positivo anche il commento della Neue Zürcher Zeitung, secondo la quale il governo “è riuscito, per finire, a canalizzare tutte le pressioni”, in particolare quelle dei socialisti in favore di un limite ai bonus dei manager, “per definire un accordo in cui tutti possono dirsi in qualche modo vincitori”.
“In giugno”, prevede il quotidiano zurighese, “il parlamento potrà quindi adottare dei provvedimenti per ridurre il rischi legati ad un eventuale fallimento di una delle grandi banche. E potrà inoltre adeguare alle esperienze degli ultimi anni la, tanto attesa, revisione dell’imposizione fiscale delle azioni e delle opzioni, dal momento che molti manager vengono retribuiti con dei titoli, invece che in contanti”.
Un passo comprensibile
“La proposta del Consiglio federale di introdurre una tassa sui bonus può suscitare un certo scetticismo”, rileva la Basler Zeitung. “Simili interventi non corrispondono alle regole del libero mercato. Questa tassa verrebbe inoltre imposta soltanto ad alcuni settori economici: a quello bancario e assicurativo, mentre sarebbero esonerate numerose altre grandi aziende”.
Questo passo va tuttavia nella giusta direzione, afferma il giornale basilese. “Per far approvare dal parlamento il controverso accordo con gli Stati uniti, il governo era costretto a fare alcune concessioni ai partiti che chiedevano delle regolamentazioni del settore finanziario. Un passo oltretutto giustificabile, tenendo conto del malumore popolare nei confronti degli eccessi nel versamento di bonus da parte del settore bancario”.
Scetticismo giustificato
“Il governo ha mosso le leve giuste per evitare nuove crisi”, sostiene anche il Tages Anzeiger, che non nasconde però un certo scetticismo: “Ma quale valore avranno queste proposte? Il Consiglio federale cercherà di mantenere le promesse, ma nessuno può sapere in che misura sarà affidabile il parlamento. Più si allontana la crisi e più si rafforzerà la resistenza delle banche contro qualsiasi intervento statale”.
“Il partito socialista ha quindi ragione di rimanere diffidente”, ritiene il quotidiano zurighese. “I socialisti minacciano ancora oggi di far saltare l’accordo con gli Stati uniti, se il parlamento non accetterà le misure proposte dal governo per regolamentare le grandi banche. La procedura è rozza, ma la politica non è mai stata una cosa nobile”.
Posizione ambivalente
A detta del Corriere del Ticino, avendo posto precise condizioni per garantire il proprio sostegno all’accordo USA-UBS, il Partito socialista si ritrova ora, nel contempo, in una posizione di forza e di debolezza. “Una posizione di forza perché può dichiarare pubblicamente che il merito delle nuove norme volte a regolare il settore bancario è in gran parte suo”.
“Una posizione di debolezza, perché se non otterrà posta piena (vale a dire una tassa dell’8,5% sui bonus superiori a 1 milione) si vedrà costretto a votare come promesso solennemente contro l’accordo USA-UBS, assumendosi la responsabilità delle gravi conseguenze economiche e politiche che ciò potrebbe comportare per la Svizzera”.
Ricatto politico
Secondo l’Aargauer Zeitung, il Partito socialista sarà per finire costretto a cedere. “I socialisti hanno imposto alcune condizioni per dare il loro sostegno all’accordo con gli Stati uniti. Con questi metodi da ricatto politico sono riusciti ad ottenere una serie di concessioni dal governo. Ciononostante questo partito continua a far pressione e a minacciare di respingere l’accordo con Washington “.
“Entro il mese di giugno anche i socialisti dovranno però cambiare strategia e ad accettare le proposte del governo. Un rifiuto dell’accordo con gli Stati uniti costerebbe caro all’economia svizzera e minaccerebbe dei posti di lavoro. Il Partito socialista riuscirebbe difficilmente a spiegare al suo elettorato, perché intende assumere questi rischi”.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
Per evitare che UBS venisse trascinata in tribunale dagli Stati uniti, la Confederazione ha firmato un accordo con le autorità americane, che prevede la trasmissione al fisco USA dei dati relativi a circa 4’450 conti di cittadini statunitensi sospettati di frode o evasione fiscale.
Per sbrigare le pratiche di assistenza amministrativa, la Svizzera dovrà spendere 40 milioni di franchi. Il governo non vuole che a pagare siano i contribuenti elvetici; i costi dovrebbero essere addossati all’UBS.
L’accordo con gli USA è stato raggiunto il 19 agosto 2009. Per il governo svizzero è l’unica via d’uscita per risolvere definitivamente il caso UBS. Il 21 gennaio 2010, il Tribunale amministrativo federale aveva ritenuto insufficiente la base legale. Per eliminare gli ostacoli, Berna e Washington hanno siglato il 31 marzo un protocollo d’emendamento.
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