“Le donne che possono conciliare carriera e famiglia restano un’eccezione”
Il congedo paternità di due settimane, in votazione popolare il 27 settembre, è “un primo passo” verso una divisione dei compiti più equa tra donne e uomini, ritiene Claudine Esseiva. Incontro con una consulente in comunicazione che è riuscita a creare una famiglia senza ridurre la sua percentuale lavorativa.
“Per me era molto importante creare una famiglia”, confida Claudine Esseiva tra due sorsi di caffè. Nel suo luminoso appartamento nella città di Berna, la dinamica friburghese racconta come si è minuziosamente organizzata per poter proseguire la sua carriera pur avendo dei figli.
“Lavoro al 90% come consulente in comunicazione e non volevo ridurre la mia percentuale. Adoro il mio lavoro”, racconta. Quando ha iniziato una relazione e ha deciso di diventare mamma, si è fatta molte domande. Nella sua cerchia ha visto molte donne che seguivano dei percorsi che non l’appassionavano poiché lavoravano meno quando avevano dei figli. E questo non le piaceva. “Ma ho anche visto che era possibile a condizione di battersi”.
Claudine Esseiva è rappresentante del Partito liberale radicale (PLR, destra liberale) nel legislativo della città di Berna e presidente della sezione svizzera di BPW (Business and Professional Women). “Le presentazioni dei membri durante le riunioni del BPW erano di grande ispirazione. Ho scoperto dei modelli di donne che facevano carriera in diversi settori e che riuscivano a conciliare lavoro e famiglia”.
Quando Esseiva conosce il suo compagno, divorziato e padre di due figlie, la coppia decide di pianificare l’organizzazione familiare ben prima dell’arrivo del bebè, così da poter proseguire entrambi le loro attività professionali e personali. “Non era molto romantico. Molti amici mi hanno detto che eravamo completamente matti a fare dei piani. Ma per me, era importante sapere come avremmo organizzato la realtà”, afferma.
Trovare l’equilibrio
La coppia inizia già a stabilire un piano settimanale per definire chi va a prendere i bambini e a che ora e quali sono le sere a disposizione di ognuno per la musica o la politica.
“Volevamo che fosse davvero equilibrato”, sottolinea la presidente di BPW Svizzera. “Ho spesso constatato che questa organizzazione era presa alla leggera e che alla fine toccava alle donne occuparsi dei figli”.
Esseiva riconosce di essere stata fortunata ad aver incontrato un uomo altrettanto puntiglioso di lei e che aveva gli stessi obiettivi. “La chiave per le pari opportunità sono gli uomini”, sostiene. “Se il partner non la vede allo stesso modo, se non è convinto che si tratta di una buona cosa e se non assume gli stessi compiti, allora è estremamente difficile”.
Nel suo entourage, rileva Esseiva, sono ancora molti gli uomini che affermano che le loro compagne possono occuparsi da sole dei figli e che non vogliono ridurre la loro percentuale lavorativa dopo la nascita dei figli, per non mettere a repentaglio la propria carriera.
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“La realtà è molto difficile. Con il congedo maternità, è la donna che si ritrova a casa i primi tre mesi. E visto che è a casa, va anche fare la spesa. All’improvviso ci si ritrova in questo ruolo. Succede molto in fretta ed è difficile uscire nuovamente da questo schema”, sostiene.
Dopo la nascita del figlio, il partner di Claudine Esseiva ha avuto diritto a due settimane di congedo paternità offerte dal datore di lavoro, a cui si sono aggiunte due settimane di ferie. “All’inizio non mi sentivo bene e avevo davvero bisogno di un partner presente. È anche per questo che mi batto per l’introduzione di un congedo paternità”, confida la presidente di BPW.
Incitare a prendersi il tempo
“Ho potuto osservare quanto sia bello vedere come dei bambini traggono beneficio dalla presenza di un padre”.
Secondo lei, le due settimane proposte al popolo svizzero il 27 settembre sono un primo passo. “La nascita è un momento importante che va messo in valore. Ma la mia visione è di avere un congedo parentale che va oltre queste due settimane, per permettere ai genitori di dividersi il tempo con il bambino e di organizzarsi sin dall’inizio in modo equo”. Claudine Esseiva evoca ad esempio un congedo di sei mesi, con una parte riservata agli uomini e una alle donne. “Ma non voglio forzare nessuno, devono restare degli incentivi”, puntualizza.
La politica del PLR e il suo compagno si occupano dei figli un giorno alla settimana a testa e hanno potuto mantenere le loro percentuali lavorative. Oggi il figlio di Claudine Esseiva ha sette anni e il bilancio è estremamente positivo. “Ho potuto osservare quanto sia bello vedere come dei bambini traggono beneficio dalla presenza di un padre. È un vantaggio anche per loro”.
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Cambiare le mentalità
Claudine Esseiva pensa che sia importante mostrare altri modelli ai bambini, affinché considerino normale questa divisione di compiti. Ciò che però ancora non succede, constata. “Il mio partner e un altro papà si dividono la custodia dei loro due figli, che frequentano la stessa scuola. La reazione degli insegnanti è incredibile. Sono davvero sorpresi di vedere che sono i papà ad organizzarsi per occuparsi dei bambini”.
Claudine Esseiva deplora che la società attuale non valorizzi affatto il ruolo del papà. E le conseguenze sono importanti. “Si tratta di una questione profonda della società sul modo in cui vediamo la famiglia e sui ruoli di ognuno a livello personale e professionale”.
Come ha avuto modo di sperimentare lei stessa, oggi rimane difficile per una donna accedere al mondo del lavoro e farsi strada. Numerosi datori di lavoro le hanno chiesto se prevedesse di avere dei figli, mentre gli uomini avevano un percorso carrieristico ben tracciato.
Esseiva si sorprende anche di essere l’unica consulente della sua azienda ad essere anche mamma. “È incredibile che sia ancora così nel 2020. Le donne che possono conciliare carriera e famiglia rimangono un’eccezione. Questo dimostra che ci vuole ancor più lavoro e che bisogna mostrare che un’organizzazione più equa è possibile”.
Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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