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La Svizzera vota “sì” alla revisione delle norme sull’imposta sulle società

Manifesto della campagna svizzera per la riforma fiscale
Doppio colpo: mentre l'imposta sulle società verrà riformata, il sistema pensionistico riceverà una spinta. © Keystone / Gabriel Monnet

Gli elettori svizzeri hanno accettato in larga misura una riforma delle norme fiscali sulle società che elimina il trattamento preferenziale per le imprese multinazionali. Il risultato di domenica significa anche una spinta finanziaria per il sistema pensionistico in difficoltà del Paese.

Due anni dopo che gli elettori avevano respinto un’ idea simile di riforma dell’imposta sulle società, la questione – questa volta legata in modo controverso alle pensioni – ha ricevuto un chiaro consenso.

I dati definitivi di domenica hanno mostrato che il 64,4% degli elettori svizzeri ha approvato il piano sostenuto dal governo, con nessuna delle 26 regioni che ha votato contro. Il Cantone di Vaud, con l’80%, è stato il più entusiasta.

La legislazione porterà la Svizzera in linea con le norme fiscali internazionali, eliminando le aliquote preferenziali offerte alle multinazionali e abbassando le aliquote di base nel tentativo di evitare che queste fuggano verso destinazioni più attraenti.

Per dissipare i timori della sinistra, secondo cui queste aliquote più basse comporteranno maggiori oneri per i servizi pubblici e per i cittadini, il governo ha promesso di versare ogni anno 2 miliardi di franchi svizzeri (1,98 miliardi di dollari) nel sistema pensionistico statale a titolo di compensazione.

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Pressioni internazionali

L’accettazione è un sollievo per le autorità, che sono state sottoposte a pressioni per allinearsi alle normeCollegamento esterno dell ‘Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dell’Unione Europea (UE)Collegamento esterno sulle pratiche fiscali corrette.

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi domenica pomeriggio, il ministro delle Finanze e attuale presidente della Svizzera Ueli Maurer ha accolto con favore il risultato “robusto” che spera possa consolidare la competitività della Svizzera e riportare il Paese nei buoni rapporti con l’UE.

In effetti, durante tutto il periodo che ha preceduto il voto, il governo aveva avvertito che un rifiuto del pacchetto avrebbe compromesso l’attrattiva della Svizzera per le imprese e avrebbe potuto innescare un esodo di aziende verso concorrenti a bassa tassazione come l’Irlanda, Singapore o i Paesi Bassi.

I sostenitori affermano che il nuovo sistema fornirà stabilità e certezza alle 24.000 aziende straniere con sede in Svizzera, che generano un quarto dei posti di lavoro e un terzo della produzione economica del Paese.

Con il nuovo regime, queste aziende perderanno lo “status speciale” che consente loro di pagare meno tasse rispetto alle normali aziende svizzere, ma potranno comunque ridurre i costi chiedendo deduzioni sui redditi da brevetti o sulle spese per la ricerca e lo sviluppo.

Sebbene si preveda che le nuove regole producano un deficit annuale iniziale di circa 2 miliardi di franchi svizzeri in termini di mancato gettito fiscale, a lungo termine, secondo i sostenitori, la mancata riforma sarebbe stata ancora più costosa.

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Restano le divisioni

Mentre la principale federazione imprenditoriale del Paese ha accolto con favore il risultato, gli oppositori del piano – alcuni gruppi di sinistra e ONG che lo considerano troppo generoso nei confronti delle imprese – hanno affermato che il risultato di domenica è una cattiva notizia per i servizi pubblici, che risentiranno del minor gettito fiscale.

Céline Vara, vicepresidente del Partito Verde Svizzero, che si è opposto al piano, ha dichiarato alla radio pubblica che il calo di 2 miliardi di franchi del gettito fiscale andrà a scapito dei contribuenti comuni. “I servizi pubblici, gli asili nido o i trasporti pubblici dovranno essere tagliati [per finanziare la perdita]”, ha detto.

Altri critici, sia prima che dopo il voto, hanno definito antidemocratico il collegamento “artificiale” dell’imposta sulle società e delle pensioni in un unico pacchetto. Maurer ha respinto questa tesi domenica, affermando che i cittadini hanno riconosciuto l'”equilibrio” tra le due questioni.

Il partito socialdemocratico, che ha appoggiato questa versione della riforma (dopo essersi opposto nel 2017), ha annunciato domenica l’intenzione di lanciare un’iniziativa per introdurre una soglia minima per le aliquote fiscali in tutti i cantoni svizzeri; allo stato attuale, la possibilità per le regioni di fissare le proprie aliquote porta a una concorrenza malsana, secondo il partito.

Versioni cantonali

Oltre al voto nazionale, domenica anche i cantoni di Ginevra e Soletta hanno votato le leggi corrispondenti per attuare le riforme fiscali a livello regionale.

A Ginevra, dove c’è un’alta concentrazione di società multinazionali, gli elettori hanno accettato un piano per fissare l’aliquota di base per tutte le società al 13,99%. In precedenza, l’aliquota era dell’11,6% per le imprese a “statuto speciale” e del 24,2% per le altre.

Il calo del gettito fiscale per il Cantone che ne consegue è stimato in circa 186 milioni di franchi svizzeri nel 2020; le autorità, in modo speculare alla retorica nazionale, hanno affermato che la sicurezza dei posti di lavoro e l’attrattiva a lungo termine come destinazione commerciale compenseranno la perdita finanziaria.

Gli elettori di Soletta, che è stata la regione che ha dato il “sì” più debole al piano nazionale, hanno respinto di stretta misura il piano di attuazione cantonale presentato loro; le autorità di questa regione dovranno proporre un’alternativa.

Legge sulle armi in linea con l’UE: 63,7% sì 36,3% no

Riforma dell’imposta sulle società: 66,4% sì 33,6% no

Affluenza alle urne: 43.9%

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