Pro e contro della moratoria sugli OGM
In vista del voto sull'iniziativa per una moratoria di 5 anni sugli OGM sono scesi in campo un comitato di parlamentari del centro-destra e Greenpeace.
Un’iniziativa «superflua ed ingannevole» per gli uni, necessaria per gli altri, poiché una coabitazione tra colture OGM e tradizionali sarebbe impossibile.
I fautori dell’iniziativa popolare «per degli alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche» non sono onesti: il deputato bernese dell’Unione democratica di centro Hermann Weyeneth non ha usato mezzi termini per criticare i promotori della modifica costituzionale, in votazione il 28 novembre prossimo.
Secondo Weyeneth, i sostenitori dell’iniziativa pretendono di voler vietare l’uso di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura per un periodo di cinque anni, ma di fatto mirano ad una proibizione totale, malgrado il rifiuto espresso dal popolo nel giugno del 1998.
A lanciare l’appello a votare no sono stati lunedì 104 parlamentari dei partiti di centro-destra, riuniti in seno a un comitato borghese.
Contadini penalizzati
Per Weyeneth, copresidente di questo comitato, l’iniziativa è «ingannevole», poiché anche nel caso in cui venisse accettata la Svizzera non sarebbe esente da OGM. Il testo non potrà impedire l’importazione di prodotti con degli OGM, come ad esempio dei foraggi a base di mais o di soia transgenica.
«In questo modo i contadini svizzeri saranno messi sotto tutela e penalizzati ancora una volta nei confronti della concorrenza straniera», ha rincarato il consigliere nazionale lucernese Josef Leu (Partito popolare democratico).
I consumatori dal canto loro non hanno bisogno di una moratoria: l’obbligo oggi già in vigore di dichiarare i prodotti contenenti degli OGM permette loro di scegliere liberamente cosa acquistare.
Ricerca in pericolo
L’iniziativa è quindi «superflua», ha stimato la consigliera agli Stati lucernese Helen Leumann (Partito liberale radicale). La Svizzera – ha sottolineato – dispone già di una delle leggi più restrittive al mondo in materia di tecnologia genetica.
Secondo Christophe Berdat, segretario generale del Partito liberale svizzero, l’iniziativa metterebbe inoltre in pericolo la ricerca. La moratoria di fatto in vigore in Europa tra il 1999 e il 2004 ha considerevolmente indebolito, sia da un punto di vista umano che finanziario, il coinvolgimento dei ricercatori europei in biotecnologie
In Francia, ad esempio, la superficie agricola consacrata alla ricerca è scesa dai 385 ettari del 1999 ai 7,2 del 2004, ha osservato Berdat. Durante questo lasso di tempo, gli Stati Uniti, la Cina e l’India hanno investito miliardi in questa tecnologia d’avvenire.
Greenpeace invita a votare sì
A scendere in campo lunedì non è però stato solo il comitato borghese, ma anche Greenpeace che ha invitato la popolazione elvetica ad accettare l’iniziativa.
In una conferenza stampa tenutasi a Zurigo, l’organizzazione ambientalista ha presentato i risultati dell’esperienza canadese, secondo cui una coabitazione tra colture di piante geneticamente modificate e di colture biologiche è impossibile.
Se una simile coabitazione è impossibile nei grandi spazi del paese nord-americano, «come potrebbe esserlo nelle piccole aziende agricole svizzere?», si chiede Greenpeace.
I paesi in cui gli organismi geneticamente modificati sono coltivati su grandi superfici hanno già subito gravi danni, sostiene Greenpeace. Gli agricoltori e gli apicoltori canadesi non possono praticamente più garantire la purezza dei loro prodotti.
«La distanza di sicurezza di 50 metri tra colture OGM e non proposta dal Consiglio federale è illusoria, poiché ad esempio le api possono tranquillamente superare dei fiumi o delle montagne», ha dichiarato a swissinfo Bruno Heinzer, responsabile di Greenpeace della campagna a favore dell’iniziativa.
Coabitazione impossibile
I trasferimenti di pollini avvengono su grandi distanze. Le api, con il loro raggio d’azione di 6 chilometri, «non si attengono alle distanze regolamentari». «In Canada sempre più agricoltori e apicoltori devono far fronte alla brutale realtà di non più poter garantire i loro prodotti bio», ha spiegato un apicoltore canadese invitato dell’organizzazione ambientalista, Anicet Desrochers.
«Le nostra azienda è gravemente minacciata. La Monsanto (gigante biotecnologico americano) vuole lanciare colture OGM nella nostra regione», ha aggiunto la sua compagna Anne-Virginie Schmidt, contadina e consulente bio.
Anche la ricerca scientifica mette in guardia dai pericoli di queste colture, sostiene l’organizzazione ecologista. Uno studio fatto nel 2004 dall’Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (Forschungsinstitut für Biolandbau, FIBL) di Frick, nel canton Argovia, «mostra che la coesistenza tra colture OGM e non OGM è impossibile per la colza, il mais e il girasole» e che è «problematica per le altre colture».
swissinfo e agenzie
L’iniziativa popolare «per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche» chiede di vietare l’impiego di piante e animali geneticamente modificati nell’agricoltura svizzera.
Il divieto sarebbe valido per cinque anni.
Il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento hanno respinto l’iniziativa. Reputano che la legge sull’ingegneria genetica in vigore protegga già l’uomo, la fauna e l’ambiente.
Questa legge, entrata in vigore nel 2004, da un lato vieta l’impiego nell’agricoltura di animali geneticamente modificati e dall’altro impone una procedura di controllo per le piante geneticamente modificate.
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