Il voto online è più che mai una priorità per la Quinta Svizzera
Confederazione e Cantoni devono mettere a disposizione "un sistema di voto elettronico affidabile, degno di fiducia e finanziariamente sopportabile": lo esige il Consiglio degli svizzeri all'estero (CSE), sottolineando che per gran parte degli espatriati è l'unica possibilità di esercitare i diritti politici.
Il 20 ottobre prossimo avrebbe dovuto rappresentare il coronamento di tanti sforzi per la generalizzazione dell’e-voting, visto che il governo elvetico aveva fissato come obiettivo la sua introduzione nei due terzi dei cantoni per le elezioni federali 2019. Invece sarà una data nera nella storia gli svizzeri all’estero, poiché nessuno potrà più votare tramite Internet.
Il ritiro, per motivi di sicurezza, di entrambi i sistemi di voto online finora utilizzati in Svizzera e la recente decisione governativa di abbandonare, almeno temporaneamente, la trasformazione dell’e-voting in canale di voto ordinario, sono stati un vero shock per gli svizzeri all’estero.
Impedire assolutamente un nuovo fiasco
Profondamente deluso, ma determinato, il CSECollegamento esterno non si rassegna affatto ad un rinvio alle calende greche e passa immediatamente al contrattacco. Riunito venerdì a Montreux, il cosiddetto “parlamento della Quinta Svizzera” ha adottato una risoluzione in cui reclama l’impegno senza indugi del Consiglio federale e dei Cantoni affinché alle elezioni del 2023 non si ripeta il fiasco di quest’anno. Al contrario, un sistema di voto elettronico dovrà essere introdotto entro tale scadenza, si puntualizza nel testo adottato a larghissima maggioranza, con un solo voto contrario, dai 98 delegati del CSE.
Nel corso della discussione, è stato sottolineato che anche per gli svizzeri all’estero è indispensabile che siano garantite la sicurezza e la segretezza del voto online. Ma i delegati del CSE sono d’altra parte convinti che, grazie anche all’esperienza accumulata negli anni di prove effettuate nei diversi cantoni, sia ora possibile sviluppare in tempi ragionevoli sistemi di e-voting di seconda generazione che offrono queste garanzie.
È dunque in questa direzione che devono ora concentrarsi gli sforzi congiunti di Confederazione, Cantoni e fornitori di sistemi, sottolinea il CSE. Il parlamento della Quinta Svizzera suggerisce in particolare alle autorità federali e cantonali di “esaminare se un nuovo patrocinio pubblico può continuare a sviluppare il codice sorgente di Ginevra, in cooperazione con la comunità scientifica”.
Vantaggioso per tutti gli svizzeri
Il problema non è tecnico, ma politico, ha puntualizzato il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga. Come il deputato ginevrino, anche altri delegati hanno convenuto che i membri del CSE e l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) dovranno intensificare il lavoro di sensibilizzazione all’interno dei partiti e tra i parlamentari per renderli consapevoli della posta in gioco. Vale a dire che senza l’e-voting, gran parte degli svizzeri all’estero non può esercitare i propri diritti politici, a causa della lentezza dei servizi postali nei loro rispettivi Paesi di residenza.
Essenziale per gli svizzeri all’estero, nell’era dell’informatica, il voto elettronico è d’altronde un’esigenza per l’intero elettorato elvetico, hanno osservato vari delegati. Da un sondaggio del Centro per la democrazia di Aarau (zda) è emerso che il 71% degli svizzeri lo caldeggia, ha ricordato Franz Muheim, membro del comitato dell’OSE.
Da non scordare inoltre che, se i sistemi di e-voting saranno sviluppati interamente in Svizzera, costituiranno “un’immensa opportunità per l’innovazione elvetica”, ha aggiunto un delegato. Anche questo argomento dovrebbe contribuire a mantenere i favori del popolo, sul quale il CSE spera di poter contare per far leva sulle autorità.
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