Dalle rendite per i figli alla Résistance: cosa aspettarsi dalla sessione primaverile del Parlamento
A partire da questa settimana, il Parlamento si riunisce a Berna. Tra i temi che interessano direttamente le svizzere e gli svizzeri all'estero vi è la prevista soppressione delle rendite per i figli corrisposta alle persone pensionate che hanno lasciato la Svizzera.
Un tema importante della sessione iniziata il 26 febbraio è la prevista abolizione delle rendite per i figli per le persone pensionateCollegamento esterno. I genitori in pensione ricevono questa rendita se la prole è ancora minorenne o sta studiando. Poiché questo è raramente il caso delle donne, sono soprattutto i padri a beneficiarne.
Le rendite per i figli costano allo Stato circa 230 milioni di franchi all’anno, cifra relativamente bassa se confrontata con le altre prestazioni dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Tuttavia, il numero di chi ne beneficia è in crescita, con un aumento di oltre 10’000 persone tra il 2010 e il 2020, per arrivare agli attuali 32’000. A crescere in modo particolare è stato il gruppo rappresentato dalle persone pensionate residenti all’estero con figli a carico.
La diaspora elvetica e chi ha lavorato in Svizzera e ora risiede di nuovo nel Paese d’origine rappresentano oggi un terzo dei beneficiari delle rendite per i figli. Si tratta di persone che abitano perlopiù nei Paesi vicini: Francia, Germania e Italia.
Boom di rendite per i figli in Thailandia
Tuttavia, la crescita maggiore si registra in Thailandia. L’importo delle rendite per i figli erogate a persone residenti nel Paese asiatico è esploso negli ultimi 20 anni, aumentando di 18 volte. Nel 2022, la Svizzera ha trasferito verso la Thailandia 4,5 milioni di franchi svizzeri, rispetto ai 250’000 franchi del 2001.
Ciò ha a che fare anche con un regolamento che negli ultimi anni è stato sempre più utilizzato dagli uomini svizzeri in pensione: i contributi vengono infatti versati all’estero anche per le figlie e i figli adottivi, ad esempio quelli di una donna del posto. La rendita per i figli va dai 490 ai 980 franchi, a seconda degli anni di contribuzione e degli importi versati.
L’attacco alle rendite per i figli per chi è in pensione proviene dalla Commissione degli affari sociali e della sanità del Consiglio Nazionale, che vede nella loro abolizione non solo un potenziale risparmio, ma anche l’eliminazione di una discriminazione, dato che ne beneficiano quasi solo gli uomini. Per compensare la perdita, la commissione propone un aumento delle prestazioni complementari in caso di necessità.
Nessuna compensazione all’estero
In realtà, questa compensazione sarebbe efficace solo nella Confederazione, ma non all’estero. Lavoratrici e lavoratori portoghesi di ritorno in Portogallo o le persone pensionate svizzere residenti in Thailandia, Brasile o Filippine non hanno diritto alle prestazioni complementari.
L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) critica la Commissione per aver dimenticato la diaspora: in caso di attuazione della mozione, le rendite per i figli verrebbero eliminate senza essere sostituite, il che potrebbe rappresentare un problema soprattutto per chi vive all’estero e percepisce una pensione esigua. “L’OSE respinge quindi la mozione nella sua forma attuale”, scrive l’organizzazione in un comunicato – e avverte: “Se venisse adottata, il Consiglio federale dovrebbe considerare con urgenza la situazione dei genitori svizzeri a basso reddito all’estero”. Ciò è tanto più importante in quanto il costo della vita in Svizzera è diventato un motivo di emigrazione per molte persone pensionate, sottolinea l’OSE. La questione sarà sottoposta al Consiglio nazionale il 7 marzo.
Grandi speranze per l’e-ID
Il 14 marzo, il Consiglio nazionale discuterà l’introduzione di un’identità digitale (e-ID).Collegamento esterno Questo progetto di legge interessa molto le cittadine e i cittadini svizzeri all’estero. Potrebbe infatti consentire soluzioni di e-government e rendere più facile i contatti con l’amministrazione per chi risiede oltre i confini del Paese. “Sul lungo termine, un’identità elettronica potrebbe anche consentire una procedura di voto elettronico completamente non cartacea che faciliterebbe l’esercizio dei diritti politici di svizzere e svizzeri all’estero”, sostiene l’OSE, che raccomanda al Consiglio nazionale di approvare il progetto di legge il 14 marzo.
Si tratta di un nuovo tentativo di introdurre un’e-ID, questa volta con una soluzione statale. Questo strumento digitale, volontario e gratuito, potrebbe essere disponibile a partire dal 2026. Una prima proposta di legge sull’e-ID – con una soluzione privata – era stata respinta alle urne nel marzo 2021.
La questione dell’identità digitale è stata affrontata in un recente episodio del nostro dibattito filmato Let’s Talk:
Altri sviluppi
“L’identità elettronica faciliterà la vita di svizzeri e svizzere all’estero”
Un altro tema rilevante in vista per questa sessione parlamentare è un accordo aggiuntivoCollegamento esterno alla convenzione tra Svizzera e Francia per evitare le doppie imposizioni. Si tratta di un argomento che interessa in modo particolare le oltre 200’000 persone di nazionalità svizzera residenti nella Repubblica francese. In Consiglio nazionale approderà inoltre anche una convenzioneCollegamento esterno analoga con la Slovenia, dove vivono circa 470 persone con passaporto rossocrociato. Tali accordi sono generalmente privi di controversie e creano maggiore chiarezza giuridica.
Clima: un centesimo per chilometro di volo?
In questa sessione primaverile, il Parlamento svizzero rimane un “mercato” di interessi e una fabbrica di idee. Ad esempio, il consigliere agli Stati socialista Carlo Sommaruga, con un’interpellanzaCollegamento esterno, tiene alta la pressione sul Governo riguardo al tema del voto elettronico, mentre una mozione dei VerdiCollegamento esterno chiede una tassa sul clima per i voli, nello specifico un centesimo per chilometro di volo, che renderebbe più costoso un volo per Berlino di 27 franchi e uno per Los Angeles di 115 franchi.
Un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno, anch’essa dei Verdi, vuole riabilitare i 466 cittadini svizzeri che hanno combattuto a fianco degli Alleati nella Resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale, molti dei quali sono stati condannati in Svizzera per aver servito in un esercito straniero. “Questa riabilitazione formale, senza risarcimento, permetterà di sottolineare la nostra riconoscenza nei confronti di questi combattenti che hanno contribuito a liberare l’Europa dal nazismo”, si legge.
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