Hermann Hesse in Ticino, come “una vera patria”
Cent'anni fa, lo scrittore tedesco Hermann Hesse otteneva la cittadinanza svizzera. Un viaggio nei suoi anni ticinesi.
“Sebbene il corso della vita possa sembrare predestinato, esso è comunque costantemente contrassegnato da cambiamenti dettati dalla volontà dell’uomo”. (citazione di Hermann Hesse tratta dal sito www.hessemontagnola.ch)
Cittadino svizzero dal 1924 e Premio Nobel per la letteratura nel 1946, Hermann Hesse è tra gli autori tedeschi più celebri e apprezzati a livello mondiale. Eppure nel 1919, quando arriva a Montagnola, nel Canton Ticino, è ancora poco conosciuto. In questo luogo, che in “Grazie al Ticino” (1954) descrive “una vera patria”, Hesse trova un rifugio capace di offrirgli serenità e ispirazione.
“Qui il sole è più intenso e caldo e le montagne ancora più rosse, qui crescono castagni, la vite, mandorli e fichi e la gente è buona, educata e gentile…”.
Scrittore dell’interiorità e poeta della contemplazione, Hesse arriva a Montagnola a 42 anni dopo aver lasciato definitivamente la famiglia a Berna. Date le difficoltà economiche, si stabilisce in un semplice appartamento di quattro stanze e senza riscaldamento a Casa Camuzzi. Questa dimora, modesta ma piena di fascino, diventa la sua nuova casa e fonte d’ispirazione. Tra queste mura nascono capolavori come L’ultima estate di Klingsor, Siddharta, Narciso e Boccadoro, opere che riflettono un’esistenza rinnovata, immersa nella natura, nella pittura e nella scrittura. Difatti in Ticino le sue giornate si alternano tra passeggiate nei boschi, acquerelli e tranquille serate nei grotti locali dove ogni tanto gioca a bocce nel Grotto Cavicc.
“Dipingere è meraviglioso, rende più lieti e più pazienti. Non si hanno le dita nere dopo, come nello scrivere, ma rosse e blu”.
In questo periodo appare nella sua vita la giovane e seducente cantante Ruth Wenger, soprano basilese. Sua madre è la scrittrice Lisa Wenger e sua cugina l’artista Meret Oppenheim, con loro trascorre le vacanze estive a Carona, nella “Casa Costanza”. Nel 1924 Hermann e Ruth si sposano ma ben presto l’insofferenza e l’infelicità li conducono al divorzio (1927).
Nel 1931, Hesse si trasferisce con la sua terza moglie in una nuova dimora, la Casa Rossa, costruita grazie al sostegno dell’amico e mecenate H.C. Bodmer. In questo luogo, circondato da ortensie, rose e girasoli, Hesse continua a dedicarsi alla scrittura e al giardinaggio, che vive come una pratica meditativa. Negli anni a seguire, offre sostegno a numerosi rifugiati in fuga dal regime nazista, che accoglie a Montagnola. La sua produzione letteraria raggiunge l’apice con Das Glasperlenspiel (Il giuoco delle perle di vetro, la cui prima edizione completa esce in Svizzera nel 1943) che gli varrà il Premio Nobel.
Con il tempo, Hesse si allontana progressivamente dalla scena pubblica, preferendo trascorrere i suoi ultimi anni nella quiete, limitando le visite e intrattenendo una ricca corrispondenza con lettori da ogni parte del mondo. Hesse muore il 9 agosto 1962 e oggi riposa nel cimitero di Sant’Abbondio a Gentilino, nel suo amato Ticino.
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