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La moda sostenibile guadagna terreno in Svizzera

Magazzino di vestiti
A Ginevra, l’associazione incaricata della raccolta di tessili tratta circa 2'200 tonnellate di vestiti all’anno. RTS

Svizzere e svizzeri sono tra i più grandi consumatori di vestiti al mondo, ma la moda “slow fashion” si sta facendo strada come alternativa etica ed ecologica. Reportage nel cuore di un movimento che trasforma il rapporto con l’abbigliamento.

Le svizzere e gli svizzeri sono grandi consumatori di vestiti. Solo in Lussemburgo si spende di più in abbigliamento. In media, ogni persona nella Confederazione acquista 60 nuovi capi all’anno. Si tratta di 100’000 tonnellate per l’intero Paese.

Questa frenesia di acquisto si spiega in parte con il fenomeno della “fast fashion”. Questo modello economico, basato sul rapido rinnovo delle collezioni a prezzi bassi, incoraggia il consumo eccessivo.

>> I capi usa e getta la fanno ancora da padrona in Svizzera. E chi prova a cambiare le cose, deve scontrarsi con pochi fondi e scarso sostegno:

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Slow fashion, una tendenza in rapida crescita

Di fronte a questa situazione, sta emergendo una nuova tendenza: la “slow fashion”. Questo movimento sostiene un consumo più responsabile e sostenibile dell’abbigliamento.

Modella con abito
Un abito presentato durante un salone di moda sostenibile a Ginevra. RTS

“Preferisco spendere un po’ di più, ma avere la qualità, privilegiare ciò che è locale, avere bei materiali”, ha detto alla RTS una persona che segue questa filosofia.

Per Jeanne von Segesser, dell’associazione Bubble Ethic, vestirsi in modo responsabile inizia con la consapevolezza. “Bisogna vedere se i materiali sono naturali o sintetici”, spiega. Raccomanda inoltre di “ridurre i consumi” e di “trovare alternative all’acquisto del nuovo, come il vintage, lo scambio o la riparazione”.

Seconda mano, un mercato in espansione

Sempre più consumatrici e consumatori si rivolgono all’abbigliamento di seconda mano. A Losanna, una boutique offre articoli di seconda mano a prezzi che vanno dai 10 ai 150 franchi.

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“La nostra clientela è molto variegata”, spiega Alia Elborai, che cogestisce La Trame. “Abbiamo adolescenti molto sensibili alla causa ecologica e anche persone anziane”.

Upcycling: quando i rifiuti diventano tesori

L’upcycling consiste nella trasformazione di materiali usati in nuovi prodotti di alta qualità. A Ginevra, il marchio “L’Upcyclerie” crea collezioni di prêt-à-porter a partire da scarti di tessuto destinati altrimenti a finire nella spazzatura.

“C’è davvero una nuova filosofia che mira a dimostrare che un nuovo modello economico è possibile nel settore della moda”, spiega Camille Kunz, direttrice delle reti di vendita Caritas-Ginevra.

Le sfide della moda sostenibile

Nonostante la sua rapida crescita, la moda sostenibile deve affrontare una serie di sfide. I prezzi, più alti di quelli della fast fashion, possono scoraggiare alcune persone. Inoltre, la selezione e la gestione degli abiti usati rimane problematica.

A Ginevra, l’associazione Coordination Textile Genevoise, responsabile della raccolta dei tessuti, tratta circa 2’200 tonnellate di abiti all’anno. “Se ne avessimo un po’ meno, sarebbe meglio. Ci sarebbe più qualità e potremmo rivendere o riciclare di più”, spiega Maude Massard-Friat, coordinatrice della raccolta.

Il movimento della moda sostenibile, che è ancora una minoranza, potrebbe portare a un cambiamento duraturo nelle nostre abitudini di consumo di abbigliamento.

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Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz

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