La saga della famiglia Guggenheim inizia in un piccolo villaggio svizzero
I famosi musei Guggenheim attirano persone appassionate d'arte da ogni dove. La storia di successo di questa famiglia è iniziata in un paese del Canton Argovia, in un contesto di estrema povertà.
Il nome della famiglia Guggenheim è sinonimo di una collezione d’arte forse senza pari nel mondo. Ma dove inizia la storia dei famosi musei che danno lustro a New York, Venezia o Bilbao? Bisogna tornare indietro di un paio di secoli e andare a LengnauCollegamento esterno, un comune del canton Argovia, uno dei soli due villaggi della Confederazione dove fino al 1866 le persone di confessione ebraica avevano la possibilità di avere un permesso di dimora. È una storia che comincia senza alcuna ricchezza o collezione d’arte.
All’inizio del XIX secolo, Simon Guggenheim, un ebreo appunto, cade in povertà dopo aver rinunciato al suo lavoro per occuparsi della moglie malata.
All’età di sei anni, il figlio Meyer assiste alla morte della madre. Lui e i suoi cinque fratelli vengono quindi divisi e affidati ad altre famiglie. Al padre Simon viene assegnato un tutore. Meyer cerca di guadagnare qualche soldo. Dopo la scuola, viaggia come venditore ambulante.
“Erano tempi difficili. Un periodo in cui la fame era all’ordine del giorno”, spiega Roy Oppenheim. Questo giornalista che si occupa soprattutto di cultura ha dedicato molto tempo alla ricerca sulla storia ebraica di Lengnau. “Le autorità del Canton Argovia dovevano dare alla gente una zuppa più volte alla settimana per evitare che morisse di fame”.
Un matrimonio che non s’ha da fare
Dopo la morte della sua prima moglie, Simon Guggenheim vuole risposarsi. La sua seconda fidanzata, la vedova Rachel Weil, ha già cinque figli dal primo matrimonio. Le autorità considerano però che Simon Guggenheim non sarà in grado di provvedere sufficientemente alla famiglia.
“Gli fu proibito di sposarsi perché presumibilmente era troppo povero”, dice Roy Oppenheim. “Le ragioni del veto erano molteplici, anche pretestuose”. La fidanzata Rachel Weil, Simon Guggenheim e il loro figlio Meyer Guggenheim, ormai diciannovenne, mettono quindi a punto un piano: emigrare in America. Dopo tutto, negli Stati Uniti non ci sono restrizioni al matrimonio. Lì, speravano, la famiglia sarebbe stata in grado di guadagnarsi da vivere.
Un’emigrazione auspicata per le persone povere
“Emigrare era un’avventura. A quel tempo le navi a vela erano le più disponibili, quindi la traversata poteva durare più di un mese”, racconta Oppenheim. L’avventura era anche sovvenzionata dallo Stato. I Comuni svizzeri fornivano un sostegno, in modo tale da liberarsi delle persone povere. Decine di migliaia di persone emigrarono in questo modo.
Anche Meyer Guggenheim riceve il sostegno del Comune. “Ma non era sufficiente”, spiega Oppenheim. Anche per questo motivo la partenza di alcuni membri della famiglia è ritardata. “La mattina in cui i Guggenheim dovevano partire, due figlie non stavano per nulla bene – racconta Oppenheim – e così le hanno lasciate lì”.
La prima pietra del sogno americano
Il resto della famiglia parte. Probabilmente all’inizio del 1849, i Guggenheim e i Weil s’imbarcano a Le Havre e lasciano l’Europa per gli Stati Uniti. Lì il padre Simon Guggenheim può finalmente sposare Rachel Weil.
Anche il figlio Meyer ha in programma un matrimonio. Durante la traversata s’innamora anche lui di una Weil: Barbara, una delle figlie di Rachel.
Meyer e Barbara si sposano una volta raggiunti gli Stati Uniti e gettano le basi del loro personale Sogno americano.
Ma siccome per il momento i soldi sono pochi, Meyer vuole fare quello che conosce già dai tempi della scuola: vendere. I primi tempi sono duri. Secondo Oppenheim, negli Stati Uniti all’inizio i Guggenheim vivono praticamente come mendicanti.
Meyer e Barbara aprono però presto un piccolo negozio. Vendono tutto ciò che porta un po’ di soldi. Il loro primo bestseller è una bevanda sostitutiva del caffè a basso costo.
Poi arriva un lucido per fornelli, che Guggenheim pubblicizzava come in grado di non lasciare segni sulle mani delle casalinghe. Anche la famiglia cresce. Barbara dà alla luce dieci figli, tra cui Solomon nel 1861.
Quello strano dialetto svizzero tedesco
Nel 1870, Meyer Guggenheim diventa un grossista di spezie e nel 1873 inizia a produrre detersivo. In seguito, la famiglia acquista a un prezzo vantaggioso una linea ferroviaria in bancarotta, che poco dopo diventa una parte talmente centrale della rete ferroviaria statunitense che i Guggenheim riescono a rivenderla facendo un enorme profitto.
La famiglia investe il ricavato in un ricamificio a San Gallo e da allora importa in America merci dalla vecchia patria. Anche i figli di Meyer e Barbara sono sempre più coinvolti nell’attività.
Roy Oppenheim racconta che la lingua dei Guggenheim era una fonte di divertimento negli Stati Uniti. La famiglia non parlava molto bene l’inglese e aveva un forte accento. “Gli americani pensavano che fosse yiddish. In realtà, era svizzero tedesco”. I membri della famiglia erano spesso presi in giro, ma ciò non smorzò la loro ascesa economica e sociale.
Ricchezza strabiliante in breve tempo
Alla fine del XIX secolo, uno dei figli di Meyer Guggenheim acquista azioni di una miniera di piombo e argento in Messico. I 5’000 dollari investiti diventano velocemente 15 milioni. Una cifra da capogiro per l’epoca, che oggi equivarrebbe a quasi mezzo miliardo.
Secondo Oppenheim, i Guggenheim erano una delle tre famiglie più ricche degli Stati Uniti alla fine del secolo, insieme ai Rockefeller e ai Vanderbilt. “È commovente vedere come si siano fatti strada”, sottolinea il giornalista.
L’intera storia dei Guggenheim è una storia di ascesa: “I Guggenheim provengono dalla povertà, da un ‘buuredörfli’, un piccolo villaggio di contadini”. Secondo Oppenheim, l’interesse per la cultura è iniziato con l’arrivo dei soldi.
Solomon Guggenheim, uno dei dieci figli di Meyer, è il primo a interessarsi all’arte. Colleziona opere di Wassily Kandinsky, il pioniere dell’arte astratta.
Si aggiungono poi altri grandi nomi, anche grazie al successivo aiuto della nipote di Solomon, Peggy: Picasso, Cézanne, Dalí, Mondrian, Renoir, Van Gogh e Pollock. Quasi nessun grande artista del loro tempo manca dalla collezione.
Considerando il periodo in cui è stata creata, si tratta di “un grande risultato”, afferma Oppenheim. Perché nel Vecchio Continente, dove imperversava la Germania nazista, l’arte moderna era considerata “degenerata”.
Delle comunità ebraiche in via di scomparsa
Nel giro di una generazione, la famiglia di Lengnau si è issata ai vertici negli Stati Uniti. Ma i Guggenheim non dimenticano le loro origini: nel 1903 contribuiscono in gran parte a finanziare la creazione di una casa di riposo per persone anziane di confessione ebraica a Lengnau.
La casa di riposo è tuttora in funzione, è ancora gestita da persone ebree ma accoglie ormai anche ospiti di altre confessioni. Secondo Oppenheim, è l’unico posto a Lengnau dove si può ancora mangiare cibo kosher.
Tuttavia, oggi sempre meno ebrei ed ebree vivono a Lengnau ed Erdingen, i due villaggi della Surbtal dove fino al 1866 erano i soli in Svizzera in cui potevano dimorare.
Questo, però, non è un gran peccato, dice Roy Oppenheim. Oggi vi è lo Stato di Israele. La loro scomparsa rende tuttavia più difficile il lavoro di memoria per la storia dei due Comuni.
Una lacrima nel cimitero ebraico della Surbtal
Anche i Guggenheim oggi hanno solo un debole legame con Lengnau. “Non tutti sono orgogliosi di provenire da una piccola comunità agricola”, dice Roy Oppenheim. La parte della famiglia che sta dietro ai musei Guggenheim, in particolare, ora si muove nelle alte sfere degli Stati Uniti.
Quando i membri della famiglia Guggenheim arrivano nella Surbtal, molti di loro contattano prima o poi Roy Oppenheim.
Come il discendente di Meyer Guggenheim, responsabile della società di servizi finanziari globali Guggenheim Partners. Oppenheim ha portato l’ospite a visitare il vecchio cimitero ebraico, che si trova a metà strada tra Lengnau ed Endingen.
“Al cimitero, l’ho messo di fronte alle due lapidi dei suoi trisnonni, che sono sepolti a Lengnau. Mentre eravamo davanti a questa tomba, ho visto una lacrima nei suoi occhi”.
Il discendente di Meyer Guggenheim era incredibilmente commosso, dice Oppenheim. “Era entrato in un altro mondo: un villaggio rurale nel canton Argovia che ha prodotto persone come lui”.
Traduzione di Daniele Mariani
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