La settimana in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
non bisogna scervellarsi troppo per selezionare la notizia più saliente dell'attualità svizzera della settimana che sta per finire. Si tratta naturalmente dell'annuncio delle dimissioni della ministra della difesa Viola Amherd che lascerà il Consiglio federale alla fine di marzo.
A parte queste illustri dimissioni, gli affari militari occuperanno buona parte della nostra selezione, in cui vi parleremo anche di una buona notizia per le persone sovra-indebitate e di una molto meno buona per i castori.
Buona lettura!
Le notizie della settimana
Viola Amherd, alla guida del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) dal 1° gennaio 2019, lascerà il Governo alla fine di marzo. La ministra ha annunciato le sue dimissioni mercoledì, a margine di una conferenza stampa dedicata all’aumento della percentuale di donne nelle forze armate.
Sulle possibili dimissioni di Viola Amherd si speculava già da un po’ di tempo e alcuni ritenevano plausibile che le avrebbe annunciate dopo la fine del suo anno presidenziale. Negli ultimi mesi la pressione sulla ministra si era fatta intensa. Pochi giorni fa, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha chiesto pubblicamente che si dimettesse – un evento raro nella politica svizzera.
Il più grande successo di Viola Amherd alla guida del DDPS è stato quello di aver condotto con successo la campagna per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento, che il popolo svizzero ha accettato con una risicatissima maggioranza nel settembre 2020. Ma il fallimento di diversi progetti, in particolare l’acquisto di sei droni da osservazione israeliani, l’hanno resa bersaglio di critiche. I suoi sforzi per avvicinare l’esercito svizzero alla NATO gli sono valsi invece le ire della destra conservatrice.
Non appena ha annunciato le sue dimissioni, sono iniziate le speculazioni sulla persona che le succederà. Il nome più frequentemente citato è quello di Gerhard Pfister. Pochi giorni fa, il consigliere nazionale ha annunciato che avrebbe lasciato la carica di presidente del Centro – il partito di Viola Amherd – e ha dichiarato alla stampa di non voler “chiudere la porta al Consiglio federale”. Il Centro avvierà le procedure di selezione lunedì.
- Tutti i contenutiCollegamento esterno sulle dimissioni di Viola Amherd sul sito web di RTS
- Chi succederà a Viola Amherd? Le spiegazioniCollegamento esterno di Watson
Esattamente dieci anni fa, l’economia elvetica viveva un
vero e proprio shock con l’abbandono da parte della Banca nazionale svizzera del tasso minimo di cambio con l’euro. La misura aveva lo scopo di mantenere
la stabilità tra le due valute, con una soglia di 1 euro per 1,20 franchi, ed evitare che una moneta svizzera troppo forte non facesse crollare l’industria di esportazione.
L’abbandono del tasso di riferimento, il 15 gennaio 2015, ha avuto subito delle conseguenze brusche, come un forte calo dei principali titoli della Borsa svizzera. Gli ambienti economici avevano allora espresso collera e incomprensione per la decisione della BNS. Il patron del Gruppo Swatch, Nick Hayek, aveva parlato di “uno tsunami per tutta la Svizzera”.
Dieci anni più tardi, bisogna constatare che l’economia svizzera ha resistito molto bene una volta superato il primo scossone. L’industria di esportazione è riuscita ad adattarsi e a tornare rapidamente a crescere. “L’abolizione del tasso di cambio minimo è stata una misura molto coraggiosa e corretta. Il bilancio parla da solo”, afferma ad esempio Fredy Hasenmaile, economista capo presso Raiffeisen Svizzera.
L’abbandono del tasso di riferimento è stato accompagnato da tassi d’interesse negativi, i più bassi al mondo. Questi sono stati riportati infine allo 0% nel giugno del 2023. Ormai, la forza del franco e il rapido calo dell’inflazione potrebbero comportare un ritorno dei tassi negativi; è un’opzione che resta aperta per la BNS che ha già fortemente ridotto i tessi l’anno scorso. Per la maggior parte delle e degli specialisti, tuttavia, il tasso minimo di cambio non dovrebbe più essere rimesso in vigore, salvo nel caso di una crisi economica o politica enorme.
- Il puntoCollegamento esterno sui dieci anni dell’abbandono del tasso minimo di cambio sul sito di RSI
- Il dispaccio di agenzia dedicato al “Francogeddon” su SWI swissinfo.ch
Il Consiglio federale vuole dare una seconda possibilità
alle persone sovra-indebitate. Durante la sua sessione settimanale, il Governo ha presentato nuove procedure di risanamento. Queste ultime sono però soggette a strette condizioni.
In Svizzera è attualmente molto difficile, per non dire impossibile, sfuggire alla spirale del sovraindebitamento. È un fardello che ci si porta sulle spalle a vita. La Svizzera è uno dei soli Paesi d’Europa che non permette alle persone in gravi difficoltà finanziarie di cancellare i propri debiti.
Il Governo ha presentato una modifica di legge per facilitare l’uscita dal sovraindebitamento. La misura principale: per le persone che si trovano in una situazione di indebitamento senza speranze e per le quali non è possibile concludere un concordato, il progetto prevede una procedura di fallimento risanatore. Concretamente, il debitore deve cedere al creditore tutti i beni di cui dispone e dimostrare di adoperarsi per guadagnare un reddito regolare. Tenuto conto dei pareri espressi durante la consultazione, la durata di tale obbligo di pagamento è stata ridotta da quattro a tre anni. Se durante l’intera procedura il debitore ottempera ai suoi obblighi, è liberato dai suoi debiti residui.
Le organizzazioni di sostegno richiedono da tempo un meccanismo per uscire dall’indebitamento. Secondo le autorità tra 2’000 e 10’000 persone potrebbero ricorrere alle nuove procedure ogni anno. Dopo la liberazione dai debiti non sarà più possibile ricorrere a tali misure per un periodo di dieci anni.
- Le spiegazioniCollegamento esterno sul nuovo meccanismo di risanamento del debito su RSI
- Dagli archivi: nel 2019, questo articolo di SWI swissinfo.ch faceva il punto sul problema dell’indebitamento in Svizzera
Sono tempi duri per gli animali protetti in Svizzera. Dopo il lupo, anche il castoro potrà essere abbattuto se provoca troppi danni. Il Governo ha comunicato questa settimana che le nuove regole che riguardano il castoro contenute nell’ordinanza sulla caccia potranno essere applicate a partire dal primo di febbraio.
L’ordinanza sulla caccia precisa che gli spari di regolazione saranno possibili solo quando tutte le altre misure di prevenzione possibili si saranno rivelate inefficaci. Queste clausole non convincono però gli ambienti per la protezione degli animali e della natura che hanno lanciato una petizione per opporsi.
Intensamente cacciato per la sua pelliccia, la sua carne e per il castoreo (sostanza che l’animale secerne utilizzata per migliaia di anni in medicina), il castoro era completamente scomparso dalla Svizzera all’inizio del XIX secolo. Reintrodotto a partire dagli anni Cinquanta, ha ricominciato a prosperare sull’Altipiano e nelle grandi vallate alpine. Nel Paese si contano oggi circa 5’000 esemplari.
- L’articoloCollegamento esterno di SRF dedicato alle nuove regole
- L’articoloCollegamento esterno di Le Matin sulla petizione
La Svizzera insolita
I turisti e le turiste che visitano la Svizzera sono talvolta un po’ sorpresi di vedere soldati in tenuta mimetica sui treni o nei ristoranti. Ma questo tipo di scena sta per diventare ancora più frequente, poiché l’esercito ha rinunciato a distribuire le uniformi di uscita alle sue truppe. D’ora in poi, l’abbigliamento mimetico sarà la regola.
Annunciata qualche giorno fa, questa misura di risparmio è entrata in vigore già lo scorso lunedì, per l’inizio della scuola reclute invernale.
Altri sviluppi
L’esercito svizzero rinuncia all’eleganza per acquistare armi
Foto della settimana
La vita politica è ripresa a Berna con le prime sessioni dell’anno per il Consiglio federale. Quella di questa settimana è stata presieduta per la prima volta da Karin Keller-Sutter, nuova presidente della Confederazione dal 1° gennaio.
La settimana prossima
Si parlerà molto di economia la prossima settimana al Forum economico mondiale (WEF) di Davos, dal 20 al 24 gennaio. Sarà anche un evento altamente politico, con la presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e di sei dei sette membri del Consiglio federale. Senza contare il discorso video di Donald Trump, che lunedì entrerà in carica come presidente degli Stati Uniti.
Nella politica svizzera, il grande tema del momento è la successione della ministra dimissionaria Viola Amherd. La prossima puntata di questa telenovela politica ci terrà con il fiato sospeso per diverse settimane: lunedì il Centro deciderà sul processo di selezione dei candidati e delle candidate.
Sul fronte culturale, l’evento saliente della settimana sarà l’avvio, mercoledì, della 60ma edizione delle Giornate di Soletta, il festival del cinema svizzero.
Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz
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