La stupefacente scoperta svizzera della tomba del medico di un faraone
La tomba estremamente ben conservata del medico di un faraone è stata portata alla luce da egittologi dell’Università di Ginevra.
Saqqara, a una trentina di chilometri a sud del Cairo, è una prestigiosa necropoli dell’antico Egitto, dove vengono regolarmente portati alla luce nuovi tesori. Lo scorso dicembre, gli archeologi di una missione franco-svizzeraCollegamento esterno hanno scoperto una camera funeraria unica al mondo, tanto bella quanto ricca di dettagli.
Il servizio della RTS sottotitolato in italiano:
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Philippe Collombert, professore di egittologia all’Università di Ginevra e condirettore della missione, sottolinea: “Conosciamo altre tombe di questo tipo. Dal punto di vista puramente storico, la sua importanza è minore. Ma di questa qualità, in questo stato di conservazione, con questi colori e queste incisioni, non ho mai visto nulla di simile, è eccezionale”.
L’occupante del sontuoso sepolcro è stato rapidamente identificato: “Leggendo le iscrizioni sull’ingresso della tomba, abbiamo scoperto chi era: Tetinebfu. Il suo nome appare più volte, così come la sua funzione. Era il decano dei medici del palazzo. Ma si possono anche scoprire le sue specialità: direttore dei dentisti, farmacista e incantatore di Serket, cioè lo specialista nella cura dei morsi velenosi”.
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Era un medico reale, probabilmente di Pepi II, faraone della VI dinastia, che sarebbe vissuto tra il 2246 e il 2152 a.C. Il medico lo curava secondo protocolli molto precisi, spiega l’egittologo ginevrino: “Abbiamo informazioni sulla medicina egiziana, che era molto avanzata, grazie soprattutto a papiri che sono trattati medici in cui si spiega esattamente come si deve praticare la medicina”.
Ma non è tutto: “Nella tomba si vede anche che questo medico era anche un mago: curava con la pratica, ma anche con formule magiche. Per gli antichi egizi, la magia e la medicina erano un po’ la stessa cosa” spiega Collombert.
Questa tomba, che è stata rapidamente saccheggiata dopo la sepoltura del defunto, racconta anche molto degli usi e costumi dell’antico Egitto. Come i vasi disegnati sui muri, dipinti per ricordare l’apparenza della pietra usata.
O delle collane dove si distinguono a malapena i geroglifici dei loro destinatari, alti cinque millimetri. O ancora il decoro generale: “Il soffitto sembra essere di granito – spiega Collombert – ma non lo è. In realtà, questo signore era una persona importante, ma non abbastanza ricca da avere una tomba con un soffitto in granito. Quindi è stata dipinta un’imitazione”.
Questa scoperta fortuita corona quasi mezzo secolo di scavi annuali da parte di questa missione franco-svizzera, che spera ancora meglio entro la fine dell’anno: accedere alla tomba di un grande visir individuata l’anno scorso.
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