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Le diaspore svizzere in Germania e in Italia hanno preoccupazioni molto diverse

due persone camminano su una costa affacciata sul mare
Costa di Travemünde, a nord di Lubecca, in Germania. KEYSTONE

Durante il loro congresso annuale a Perugia, gli svizzeri e le svizzere residenti in Italia hanno discusso di intelligenza artificiale e di cioccolato. A Lubecca, in Germania, la diaspora ha invece affrontato la riforma delle elezioni del Consiglio degli Svizzeri all'estero.

Il Congresso dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero in GermaniaCollegamento esterno, che si è svolto il 10 e 11 maggio a Lubecca, è stato preceduto da un anno intenso a causa delle turbolenze all’interno del comitato. All’incontro di quest’anno hanno partecipato un centinaio di persone, tra cui 19 presidenti di club svizzeri con diritto di voto, su 38 associazioni affiliate.

Nella città tedesca c’è stata una lunga discussione su una possibile modifica degli statuti. Se accettata, la riforma estenderebbe a tutte le persone di nazionalità elvetica registrate in Germania e con diritto di voto la possibilità di candidarsi come delegate al Consiglio degli Svizzeri all’esteroCollegamento esterno, il “Parlamento” della Quinta Svizzera. Attualmente, per essere eleggibili, è necessario essere almeno soci di un club svizzero.

+ Leggi il nostro resoconto del Congresso dell’OSE in Germania (in tedesco)

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Elezioni aperte per una rappresentanza migliore

Non solo in Germania c’è la volontà di riformare il sistema elettorale. Tobias Orth, co-vicepresidente, è pure membro del gruppo di lavoro dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) che si impegna per elezioni più democratiche. Anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) è favorevole a un sistema elettivo più aperto.

Questo potenziale cambiamento di paradigma ha suscitato preoccupazione in molte persone presenti a Lubecca. “Il delegato o la delegata potrebbero teoricamente essere completamente indipendenti dalle associazioni svizzere. E come possiamo essere sicuri che qualcuno che non è membro di un’associazione abbia un legame con la Svizzera e abbia voglia di darsi da fare?”, ha chiesto una persona durante il congresso.

All’incontro di Lubecca non c’è stata alcuna votazione sulla modifica degli statuti. I delegati e le delegate presenti hanno approvato una mozione che chiede di tenere conto delle obiezioni emerse durante il congresso e di inviare nuovamente il testo della modifica degli statuti ai club.

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Consiglio degli Svizzeri all’estero: Berna fa pressione

Questo contenuto è stato pubblicato al La mancanza di rappresentatività dell’istituzione che dovrebbe difendere gli interessi della diaspora è ancora una volta sotto i riflettori.

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Superare la crisi come una squadra

L’ultimo anno è stato difficile per il giovane comitato direttivo dell’OSE Germania. Due settimane prima del congresso 2023, l’allora presidente Albert Küng aveva rassegnato le dimissioni e Sonja Lengning lo aveva sostituito con poco preavviso.

“È stata una vera sfida”, racconta Sonja Lengning a proposito del suo primo anno di presidenza. Tobias Orth si è spontaneamente messo a disposizione come co-vicepresidente. “Senza questa buona squadra, non sarei stata in grado di assumermi questo compito”.

Il secondo co-vicepresidente, Martin Abächerli, si è occupato dell’organizzazione del congresso e ha fatto scoprire alle persone partecipanti le bellezze della sua regione d’origine nel nord della Germania, con una crociera sul Trave ed escursioni nella città di Lubecca.

Svizzeri e svizzere in Italia, una diaspora in crescita

Qualche migliaio di chilometri più a sud, circa 130 svizzeri e svizzere residenti in Italia si sono ritrovati lo stesso fine settimana a Perugia, la “città del cioccolato”, per l’85° Congresso del Collegamento svizzero in ItaliaCollegamento esterno.

La presenza elvetica in Italia è solida e ha contribuito allo sviluppo del Paese, ha detto Stefano Lazzarotto, console generale di Svizzera a Milano, intervenendo di fronte alla platea riunita al Centro dei congressi del capoluogo dell’Umbria.

Attualmente sono 52’000 le persone di nazionalità svizzera che risiedono in Italia. Negli ultimi vent’anni, il loro numero è aumentato del 16%.

Per far fronte alla crescita della diaspora elvetica in Italia e della Quinta Svizzera in generale, la Direzione consolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sta sviluppando una nuova strategia.

In aggiunta allo sportello onlineCollegamento esterno, già attivo, le autorità vogliono creare una piattaforma (hub) per raggruppare in un unico sito le varie prestazioni consolari di diversi uffici. Le riflessioni portano anche sull’implementazione dell’intelligenza artificiale (IA) nell’Amministrazione federale, ad esempio impiegando questa tecnologia per la hotline del DFAE.

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Collaborare con l’IA nelle scuole

L’IA è stata al centro di una tavola rotonda organizzata su iniziativa dell’Unione Giovani Svizzeri.

Gaetano Affuso, docente di latino e greco presso il Liceo Classico Plauto di Roma, ha spiegato come sta utilizzando l’IA con i suoi allievi e allieve. Lo scopo non è di lasciare che questa tecnologia sostituisca l’essere umano e che rediga dei testi che nessuno ha voglia di scrivere. L’obiettivo è invece esattamente l’opposto, e cioè indurre studenti e studentesse a scrivere di più. In che modo? Usando la creatività, secondo Affuso.

L’insegnante ha fatto ricorso all’IA per creare delle chat che rispondono solamente a determinate domande, ad esempio riguardanti Dante Alighieri. L’IA invita gli allievi e le allieve a formulare nuove idee di storie relative alla Divina Commedia. L’IA non scrive nulla, si limita a correggere i testi scritti a scuola, sottolinea Affuso. “Con una macchina costringo gli allievi a scrivere di più”.

Anche Enrico Tombesi, responsabile di progetti formativi sperimentali con l’IA presso la Fondazione Golinelli, vede l’intelligenza artificiale come una compagna di studio. Per l’esperto, la parola d’ordine è “collaborazione”: “Dobbiamo riuscire a collaborare con l’IA per poter sfruttare tutte le opportunità che offre”.

Le tradizioni del cioccolato perugino e svizzero

A Perugia, e non poteva essere altrimenti, si è parlato anche di cioccolato.

La responsabile del Museo Storico Perugina, Cristina Mencaroni, ha ripercorso la storia della celebre fabbrica di cioccolato della città, che dal 1988 appartiene al gruppo svizzero Nestlé.

Rosa Maria Leggio, ex collaboratrice della fabbrica di cioccolato Aeschbach, nei pressi di Lucerna, ha svelato alcuni dei segreti del successo del cioccolato svizzero.

Il primo è che le grandi famiglie produttrici di cioccolato – tra cui Suchard, Cailler e Lindt – non si sono mai messe in competizione l’una contro l’altra, optando invece per una proficua collaborazione.

Anche il concaggio, cioè la fase di mescolatura della massa di cacao che rende il cioccolato morbido e vellutato, è una specialità elvetica. Una lavorazione nata per errore, ha raccontato Leggio. “Rudolf Lindt si era semplicemente dimenticato di spegnere la macchina mescolatrice”.

+ Leggi il nostro resoconto del congresso annuale 2024 degli svizzeri e delle svizzere in Francia

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