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Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

La cronaca mondiale non ci dà tregua. Senza neanche avere avuto il tempo di assaporare la nuova normalità, senza restrizioni Covid, ci ha catapultato da ormai più di tre settimane in quella che è una vera e propria tragedia umana, ossia la guerra in Ucraina. Tuttavia, per un momento, vorrei distogliere l’attenzione dalla drammatica attualità e pendermi un momento per dedicare un pensiero alla giornata di domani.

I miei auguri vanno infatti a tutti i papà: quelli che festeggeranno e quelli che non lo faranno. Ma anche a quelli che hanno qualcuno da festeggiare, o da ricordare. A coloro che sono padri e a quelli che ricoprono la figura di papà senza esserlo. A chi padre lo è e forse avrebbe potuto fare meglio. Anche a quelli che non lo sono ma avrebbero desiderato esserlo. Festeggiate e lasciatevi festeggiare, viva i papà!

Buona lettura

Palazzo federale
Keystone / Thomas Hodel

Parola data, parola mantenuta: i debiti contratti per arginare le ripercussioni della pandemia di coronavirus non verranno assorbiti mediante aumenti delle imposte o programmi di risparmio.


Lo ha comunicato oggi il Consiglio federale, precisando che le uscite saranno compensate con future eccedenze di finanziamento. Grazie anche alle distribuzioni supplementari della Banca nazionale svizzera (BNS), il disavanzo potrà essere compensato entro 11-13 anni (data fissata: 2035).

Nel biennio 2020-2022, governo e parlamento hanno approvato provvedimenti di ampia portata contro il Covid-19. Questi hanno comportato un indebitamento straordinario che alla fine del 2021 ammontava a 20,3 miliardi di franchi; alla fine dell’anno in corso tale somma dovrebbe raggiungere l’importo di 25-30 miliardi.

Il Consiglio federale propone quindi di ridurre il disavanzo mediante le eccedenze di finanziamento future. Tali eccedenze sono dovute al fatto che normalmente le uscite messe a preventivo non sono interamente utilizzate.

femminicidio
Keystone / Michael Buholzer

I femminicidi continuano ad essere un fenomeno sottovalutato nella maggior parte dei Paesi, una sottostima imputabile in parte anche alla carenza di dati affidabili in merito.


Le Nazioni unite (ONU) hanno adottato a inizio marzo delle raccomandazioni per contare statisticamente questi crimini. L’idea, condivisa dalla Svizzera, è che non si può combattere un fenomeno di cui non si conosce la portata.

Il nuovo standard ha diversi obiettivi: “Definire statisticamente i femminicidi nel modo più esaustivo possibile”, “incoraggiare le autorità nazionali a produrre dati” e “fornire loro delle linee guida per farlo”, spiega a SWI swissinfo.ch Enrico Bisogno, responsabile della sezione Sviluppo e diffusione dei dati presso l’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC).

Benché il numero assoluto di questo tipo di omicidi sia basso, la proporzione di quelli commessi in seno a una relazione di coppia è elevata, circa il 40%. Un recente studio commissionato dal Governo svizzero mostra che una schiacciante maggioranza dei femminicidi sono commessi da uomini (90%) e le vittime sono donne (96%).

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Moderato da: Pauline Turuban

Quali misure sarebbero efficaci per lottare contro i femminicidi?

Pensate ci siano misure particolari per contrastare “la manifestazione più estrema della violenza sulle donne”?

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Home office
© Keystone / Christian Beutler

La proporzione di aziende che allettano i candidati con opzioni di telelavoro è in costante aumento: la possibilità di lavorare almeno parzialmente da casa viene ormai menzionata nell’8,8% degli annunci di impiego in Svizzera.


Il dato emerge da un’indagine del portale di reclutamento Indeed, che ha analizzato le inserzioni pubblicate sui siti web delle grandi aziende o direttamente sul portale stesso. Le cifre mostrano che con la pandemia, l’home office ha guadagnato enormemente in termini di accettazione: prima del coronavirus era menzionato solo nel 2,6% degli annunci di lavoro.

I datori di lavoro elvetici sono comunque ancora piuttosto riluttanti a offrire lo smart working, perlomeno se li si confronta con i loro colleghi di Germania e Austria, dove il lavoro a distanza è menzionato dal 13% degli operatori in cerca di personale. Anche in questi paesi l’offerta in questione è più che triplicata durante la pandemia.

In Francia e in Italia, invece, la quota di chi propone l’approccio domestico all’impiego è molto più bassa, rispettivamente al 6,5% e al 6,8%.

Ginevra
© Keystone / Martial Trezzini

Il Salone dell’automobile di Ginevra è a rischio sopravvivenza: “Se l’edizione del 2023 non avrà luogo, penso che potremo seppellirlo per sempre”, ha affermato François Launaz, vicepresidente di Geneva International Motor Show (Gims), fondazione che organizza l’evento.


“Dobbiamo essere lucidi. Con quattro cancellazioni di fila il rischio della fine sarebbe più che serio”, ha asserito Launaz, che è anche presidente dei Auto-Svizzera, l’associazione degli importatori di vetture.

Non è per contro in pericolo il partenariato con il Qatar per un salone Gims a Doha. “Il Qatar Geneva International Motor Show è sulla buona strada e si svolgerà nel novembre 2023, contemporaneamente al Gran Premio di Formula 1 a Doha”, ha assicurato il manager.

L’intervistato si esprime anche sui problemi di fornitura delle auto, sull’aumento del prezzo della benzina (a suo avviso andrebbero diminuite le tasse sui carburanti) e critica il Consiglio federale per non investire abbastanza nelle stazioni di ricarica per le elettriche. L’esperto qualifica inoltre di “studio-bidone” una ricerca vallesana da cui è emerso che le vetture ibride non hanno un impatto migliore sull’ambiente rispetto a quelle tradizionali.

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