Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
ne abbiamo già parlato anche noi, ma vista la situazione vale la pena tornare sul tema con l'ultima notizia riguardante l'imminente scomparsa dei ghiacciai svizzeri ed europei.
Anche se il riscaldamento globale venisse completamente arrestato, indica uno studio condotto dalla facoltà di geoscienze e ambiente dell'Università di Losanna (Unil), il volume dei ghiacci sulle Alpi è inesorabilmente destinato a diminuire del 34% entro il 2050.
Se continuerà invece al ritmo attuale, la contrazione dei ghiacciai sarà quasi del 50%. Cifra che salirà al 65% se ci si basa invece sui dati degli ultimi dieci anni.
Per le altre notizie dalla Confederazione vi invito a continuare nella lettura della nostra selezione quotidiana.
Un’importante scoperta effettuata a Zurigo potrebbe migliorare la vita di migliaia di persone affette dal Long Covid. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.
Ricercatori e ricercatrici dell’ateneo e dell’ospedale universitario sulla Limmat hanno individuato alterazioni in alcune proteine del sangue collegate con il sistema immunitario nelle e dei pazienti che hanno superato la fase acuta dell’infezione.
In concreto, secondo quanto riporta l’articolo il sistema di complemento, che fa parte del sistema immunitario, non torna nel suo stato di riposo come previsto ma rimane attivo, attaccando cellule sane di diversi organi, danneggiandole e distruggendole.
I risultati della ricerca consentono di prefigurare strumenti diagnostici, importanti per le persone che soffrono di Long Covid, una patologia difficile da accertare. Ma in un secondo tempo potrebbero anche costituire la base per mettere a punto terapie mirate.
- Sulla scoperta di ricercatori e ricercatrici zurighesi il contributo di rsi.chCollegamento esterno.
- Ne parla anche blue NewsCollegamento esterno.
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’Università di Zurigo.
- Un articolo di swissinfo.ch sulla situazione in Svizzera riguardo al Long Covid e un altro sul meccanismo che causa stanchezza sulle e sui pazienti.
- Sul sito della ConfederazioneCollegamento esterno le indicazioni riguardanti i postumi del Covid-19.
Partiti e gruppi di interesse hanno speso 54,6 milioni di franchi in occasione della campagna per le elezioni federali dell’ottobre scorso e tra di essi i più prodighi sono risultati i liberali radicali (PLR) e l’Unione democratica di centro (UDC).
Secondo quanto ha reso noto oggi il Controllo federale delle finanze, a cui sono state notificati gli importi erogati da politici/che e finanziatori/trici, le due formazioni di centro-destra hanno sborsato rispettivamente, 12,9 milioni e 11,6 milioni. A seguire i socialisti (PS) con 7,68 milioni e il Centro con 6,86 milioni. Più staccati i Verdi (3,74 milioni), i Verdi liberali (3,26 milioni) e gli Evangelici (1,38 milioni).
Tra i politici e le politiche che hanno speso di più alla Camera alta (Consiglio degli Stati), dove la lotta è solitamente più tirata, la prima classificata è risultata la Verde liberale zurighese Tiana Moser, con oltre 400’000 franchi mentre la più parsimoniosa è stata la Verde neocastellana Céline Vara, che ha investito solo 14’054 franchi per la sua candidatura. Il finanziatore più munifico è stato invece l’ex consigliere federale Christoph Blocher che ha versato poco più di mezzo miliardo (550’000 franchi) al suo partito.
È la prima volta che vengono comunicati gli importi relativi al finanziamento della politica: le disposizioni federali sulla trasparenza che vigono dall’ottobre 2022 impongono l’obbligo di rendicontazione delle singole campagne per somme superiori ai 50’000 franchi e l’indicazione degli autori e delle autrici di donazioni che eccedono i 15’000 franchi.
- La notizia riportata da tio.chCollegamento esterno.
- L’approfondimento rsi.chCollegamento esterno sul finanziamento della politica e un articolo analogo di tvsvizzera.it.
- Il sito del Controllo federale delle finanzeCollegamento esterno spiega come funzionano le nuove norme sulla trasparenza.
Si chiude oggi il Forum economico mondiale (WEF) 2024 che ha tenuto banco nella cittadina retica di Davos ed è già tempo di bilanci.
A differenza degli scorsi anni la 54esima edizione del WEF ha monopolizzato l’attenzione internazionale, come durante gli interventi del presidente ucraino Volodymir Zelensky e di quello israeliano Isaac Herzog. Complici i due conflitti in Europa dell’Est e in Medioriente il vertice ha assunto un carattere più marcatamente politico che economico.
Ci si aspettava forse qualcosa di più dalla delegazione cinese, capitanata dal premier Li Qiang, che ha evitato però incursioni nelle varie crisi mondiali. Sullo sfondo non sono mancati dibattiti su questioni di stringente attualità, come l’Intelligenza artificiale e il riscaldamento globale ma veri e propri passi in avanti non se ne sono visti.
Naturalmente l’appuntamento ha spremuto la diplomazia elvetica: i consiglieri federali (ad eccezione dell’assente Elisabeth Baume-Schneider), con in testa la presidente Viola Amherd e il ministro degli Esteri Ignazio Cassis di sono prodigati in oltre una sessantina di incontri bilaterali, che sono valsi l’investitura per l’organizzazione del prossimo vertice sull’Ucraina.
- Un articolo sul WEF 2024 su rsi.ch.Collegamento esterno
- Le cifre che riassumono il WEF e l’idea nata a Davos di un vertice sull’Ucraina in due contributi di swissinfo.ch.
- L’altra faccia del World Economic Forum sul sito italiano repubblica.itCollegamento esterno (per gli abbonati).
Altri sviluppi
L’anno passato è sparito un centinaio di armi dai depositi dell’esercito svizzero e nella quasi totalità dei casi (95) si è trattato di furti accertati.
Magari qualcuno potrebbe inquietarsi ma, nonostante il leggero aumento degli smarrimenti (101), questi sono sostanzialmente in linea con le cifre pubblicate negli scorsi anni: nel 2022 sono stati infatti 96 e solo durante la pandemia, nel 2020, si è scesi a 70 perdite.
Delle 101 armi scomparse l’anno scorso 88 erano fucili d’assalto e 13 pistole d’ordinanza. Nello stesso anno sono state ritrovate 32 armi, la maggior parte delle quali nelle abitazioni delle persone che ne avevano denunciato lo smarrimento o in quelle occupate successivamente da nuovi inquilini o inquiline.
Un’altra parte è stata sequestrata, hanno informato fonti dell’esercito, nel corso delle indagini condotte dalle forze dell’ordine.
- La notizia su blue NewsCollegamento esterno.
- Ne parlava un anno fa anche tvsvizzera.it.
- Le armi nelle case svizzere in un approfondimento del collega Andrea Tognina su swissinfo.ch. Sulla passione degli svizzeri per le armi si cimenta un altro articolo di swissinfo.ch.
Altri sviluppi
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