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tajani e cassis a locarno

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero,  

era già successo a marzo e ora è capitato di nuovo: la scorsa notte dal Piz Corvatsch, nel canton Grigioni, è stato possibile vedere l'aurora boreale oltre che le stelle cadenti normalmente visibili in questi giorni (la notte di San Lorenzo vi dice qualcosa?). Sembrerebbe però che il meglio debba ancora arrivare: secondo MeteoSvizzera, infatti, nella notte tra lunedì e martedì, i due fenomeni saranno ancora più evidenti per chi avrà voglia di rimanere sveglio per vederli alle 4:00 del mattino. Le testimonianze rischiano di essere molte, visto che numerose persone soffrono d'insonnia in questi giorni (e notti) di canicola.  

Chi vede una stella cadente, potrebbe, per favore, esprimere come desiderio l'arrivo di temperature più fresche? Se siamo in tante e tanti con lo stesso desiderio, magari si realizza…  

Ora vi lascio alla lettura delle ultime notizie. 

tajani e cassis a locarno
Keystone / Jean-Christophe Bott

Il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis e il suo omologo italiano e vicepresidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani, hanno firmato oggi una dichiarazione congiunta sull’Ucraina a margine del Locarno Film Festival. In essa i due firmatari esprimono la loro “profonda preoccupazione” per la “continua aggressione” di Mosca contro Kiev. La dichiarazione intende sottolineare l’impegno comune di Berna e Roma per la pace, ha dichiarato Tajani ai media a Locarno. 

Il conflitto “ha già causato gravissime conseguenze sociali e umanitarie, nonché danni permanenti alle infrastrutture civili. Dalla Conferenza internazionale sulla pace in Ucraina svoltasi sul Bürgenstock lo scorso 16 giugno è giunto un forte appello alle parti coinvolte affinché venga garantita la sicurezza nucleare, messa a forte rischio dalle operazioni militari in corso, oltre che la sicurezza alimentare, e si proceda senza indugio alla liberazione di tutti i prigionieri di guerra, oltre che dei minori e civili ucraini deportati”, si legge in una dichiarazione. 

L’Italia “si appresta a ospitare la Conferenza Internazionale per la ricostruzione in Ucraina nel 2025, la quarta di una serie iniziata proprio in Ticino – a Lugano – e proseguita a Londra e Berlino. L’Italia assume questo impegno essenziale per la fase post-conflittuale e per dare una speranza di futuro al Paese”. 

Italia e Svizzera, per arrivare a una pace giusta “invitano tutti gli attori internazionali interessati a non lesinare gli sforzi per giungere a una piattaforma negoziale condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e sui principi di integrità territoriale ed indipendenza degli Stati, sanciti nella Carta delle Nazioni Unite, considerando anche le proposte sinora da più parti avanzate per porre termine al conflitto”, si aggiunge nella nota. 

portafoglio
Keystone / Gaetan Bally

I salari nominali svizzeri aumenteranno nel 2025 dell’1,6%, ma non c’è da gioire poiché quelli reali rimarranno al di sotto del livello del 2016. È quanto rivelato dal domenicale NZZ am Sonntag, che nella sua edizione di ieri ha citato dati non ancora pubblicati del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF) basati su un sondaggio condotto su 4’500 aziende. 

Questo tasso dell’1,6% va adattato tenendo conto dell’inflazione, che lo stesso KOF prevede all’1,0% l’anno prossimo: la crescita delle retribuzioni reali si attesterebbe quindi allo 0,6%

I salari reali sono ancora al di sotto del livello del 2016, ma nonostante la carenza di manodopera qualificata, le aziende vogliono aumentare gli stipendi solo leggermente il prossimo anno, constata il domenicale, che non esita a parlare di un “decennio perduto”.  

Malcontento anche da parte dei sindacati, che sottolineano che i salari reali sono ancora inferiori al livello di otto anni or sono. “La maggior parte delle aziende non ha compensato le perdite reali dovute all’inflazione”, afferma il presidente di Travail Suisse Adrian Wüthrich. “Intanto le imprese beneficiano dell’andamento positivo degli utili, a cui i dipendenti contribuiscono con la loro maggiore produttività”. 

incrocio di binari
KEYSTONE

La cooperazione della Svizzera con le compagnie ferroviarie dei Paesi confinanti è più vantaggiosa economicamente rispetto all’offrire un servizio delle Ferrovie federali svizzere (FFS) sulle linee all’estero. È l’avviso della presidente del Consiglio d’amministrazione dell’ex regia federale Monika Ribar

“Non solo quanto descritto sopra è meno caro, ma è anche possibile trasportare un maggior numero di passeggeri e offrire più collegamenti diretti verso le altre nazioni europee“, afferma Ribar in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Neue Zürcher Zeitung (NZZ). 

Citando l’esempio dei viaggi verso sud, la presidente dichiara che i viaggi singoli in treno verso Roma sono un problema, dato che manca il materiale rotabile per le linee italiane ad alta velocità. Ciò comporta un sovraccarico delle tratte. Ribar esclude anche di creare collegamenti in Germania con le attuali infrastrutture di cui tale nazione dispone. Una situazione simile riguarda anche i collegamenti con la Francia che avvengono sulla linea ferroviaria tra Ginevra e Lione. La città dell’Esagono ha certamente un potenziale e il trasporto su rotaia sarebbe una buona alternativa alla strada, ma oltre alle sfide come l’approvvigionamento elettrico, ci sono già treni sovvenzionati, osserva Ribar. 

Per quanto riguarda il collegamento con Londra, le FFS sarebbero liete di offrirlo, ma le possibilità di successo sono discutibili a causa della concorrenza delle compagnie aeree low-cost. Le FFS dovrebbero inoltre creare società e assumere personale nel Regno Unito, così come in Francia. Inoltre, i treni autorizzati per il tunnel sotto la Manica non potrebbero essere utilizzati altrove. Secondo la presidente, le ferrovie elvetiche si trovano a operare in una situazione di ristrettezza. “Dove abbiamo un margine di manovra imprenditoriale, lo usiamo con coerenza”. 

firma delle convenzioni
KEYSTONE

Le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 spengono il 12 agosto 75 candeline. In occasione di questo anniversario, su SWI swissinfo.ch è stato pubblicato un articolo che porta lettrici e lettori alla (ri)scoperta di sei personalità elvetiche che si sono impegnate per il diritto internazionale umanitario, dal 1949 al 2024. 

Ad esempio, Max Petitpierre (1899-1994), consigliere federale che ha influenzato lo sviluppo della politica di neutralità attiva e ha contribuito al posizionamento di Ginevra come “Capitale della pace”. Professore di diritto e avvocato di Neuchâtel, Petitpierre diventa consigliere federale incaricato degli affari esteri nel 1945, appena qualche mese dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1949, Petitpierre convoca una conferenza internazionale di cui assumerà la presidenza. Ne scaturiscono le quattro Convenzioni di Ginevra volte a garantire in particolare la protezione della popolazione civile. 

Non vanno dimenticati nemmeno i padri fondatori della Croce Rossa, Henry Dunant (1828-1919) e Gustave Moynier (1826-1910). Si parla poi di Jean Pictet (1914-2002), giurista ginevrino padre del diritto umanitario contemporaneo e di Élisabeth Decrey Warner, fondatrice dell’Appel de Genève, ONG che intrattiene discussioni con i gruppi armati per sensibilizzarli e insegnare il diritto bellico.  

Si cita poi l’attuale presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) Mirjana Spoljaric Egger. Una presidenza, la sua, segnata dalla guerra in Ucraina, in Sudan e a Gaza. La basilese ha dovuto finora difendere dalle critiche la neutralità e il ruolo del CICR, sempre più incompresi, tra gli altri dai Governi ucraino e israeliano.  

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