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facciata di un edificio

Oggi in Svizzera

Cari lettori e care lettrici,

Nel bollettino odierno parliamo di tecnologia: nuove tecniche hanno aiutato le forze dell'ordine ginevrine a trovare il presunto colpevole di un omicidio avvenuto 29 anni fa.

E sempre in materia di tecnologia, la scelta della Confederazione di puntare sui caccia F-35 fa discutere. Non saranno presto superati dai droni?

Ci spostiamo anche in montagna, dove le piste di sci sono ormai riaperte. Ma per approfittare della neve bisogna avere il portafoglio bello pieno.

Vi auguro una buona lettura!

tram
Keystone

Per decenni l’omicidio di un diplomatico egiziano a Ginevra è rimasto nella lista dei casi irrisolti; a 29 anni dal fatto di sangue, la vicenda approda ora in tribunale.

La sera del 13 novembre 1995, il diplomatico egiziano Alaa al-Din Nazmi fu ucciso a colpi di arma da fuoco in un parcheggio sotterraneo a Ginevra. Oggi, al Tribunale penale federale di Bellinzona, inizia il processo contro il presunto colpevole. È accusato di aver commesso l’omicidio per una somma di denaro sconosciuta. Alla sbarra compare anche una presunta complice.

Per decenni, non è stato possibile scoprire chi avesse ucciso il diplomatico. Ma nuove tecniche di indagine hanno contribuito a dare una svolta al caso: tracce di DNA e impronte digitali sul silenziatore artigianale hanno portato le forze dell’ordine sulle tracce di un venditore d’auto, con la doppia cittadinanza italiana e ivoriana, già accusato in passato di stupro e aggressione.

Non è chiaro chi abbia commissionato l’omicidio e sul possibile movente. Secondo la Radiotelevisione della Svizzera francese RTS, Nazmi avrebbe lavorato anche per i servizi segreti egiziani e gestito i conti dell’allora presidente Husni Mubarak nella Confederazione. La Radiotelevisione della Svizzera tedesca SRF evoca anche una possibile pista islamista.

Altri sviluppi

Dibattito
Moderato da: Samuel Jaberg

In che modo gli eventi politici o economici recenti hanno influenzato la vostra fiducia nei confronti del Governo svizzero?

L’immagine della Svizzera, diffusa all’estero, di un Paese in cui le autorità godono di grande fiducia da parte del popolo sembra traballare. Perché, secondo voi?

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albert Rösti
Keystone / Peter Schneider

“In futuro dovremo costruire molto!”: il ministro dei trasporti Albert Rösti analizza il no all’ampliamento della rete autostradale e guarda avanti.

“Un disastro alle urne”: la NZZ am Sonntag ha definito così la sconfitta del ministro dei trasporti Albert Rösti, sconfessato una settimana fa dall’elettorato svizzero che ha respinto i progetti d’ampliamento di alcune tratte autostradali.

Finora al consigliere federale dell’Unione democratica di centro sembrava riuscire tutto. Il “no” all’estensione della rete viaria fa però male, ammette in un’intervista. Le conseguenze di questo rifiuto popolare sono chiare: “L’ampliamento generale non è più possibile”, sottolinea Rösti. A differenza di alcuni dei suoi colleghi di partito, tuttavia, il ministro non fa un legame tra il risultato della votazione e la paura dell’immigrazione. Rösti ha piuttosto l’impressione che il mondo sia diventato più egoista: “Ognuno guarda al suo orticello”.

Rösti ha espresso preoccupazione per le difficoltà che si incontrano per l’approvazione di grandi progetti energetici e dei trasporti. “Dovremo costruire molto in futuro. Abbiamo bisogno di più linee elettriche, centrali elettriche, aumento delle capacità di ferrovie e strade”, ha sottolineato. Il consigliere federale crede comunque ancora nella capacità di ottenere la maggioranza per nuovi progetti. “Quando la pressione è grande, la popolazione è di solito pronta a prendere le misure necessarie”. Questo avverrà anche nell’ambito delle infrastrutture e dell’energia.

caccia
Keystone / Peter Klaunzer

I droni presto sostituiranno i caccia da combattimento? È la domanda che ci si pone in Svizzera dopo quanto affermato da Elon Musk, che ha criticato il caccia F-35, ordinato dalle Forze armate elvetiche.

Anche la collega di Albert Rösti, la ministra della difesa Viola Amherd, è finita sulla stampa domenica. Il motivo scatenante sono le dichiarazioni di Elon Musk, che ha definito il caccia F-35 obsoleto nell’era dei droni. Un professore del Politecnico di Zurigo concorda con Musk e afferma che in futuro i droni saranno in grado di abbattere i jet da combattimento.

Tuttavia, il Dipartimento della Difesa non intende fare marcia indietro. Per le Forze aeree, i droni sono un complemento per i caccia pilotati da un essere umano. Questi ultimi continuano ad essere primordiali per la sicurezza dello spazio aereo svizzero, poiché possono volare a quote superiori ai droni e sono più veloci degli aerei di linea civili.

La consegna dei primi jet da combattimento è prevista a partire dal 2027. Il Consiglio federale può dal canto suo già iniziare a godersi il suo nuovo jet: un Bombardier Global 7500 nuovo di zecca con un massimo di venti posti a sedere. Il velivolo sarà consegnato a dicembre. Il prezzo di oltre 100 milioni di franchi ha suscitato un certo malcontento. Nessuno contesta il fatto che il Governo abbia bisogno di un aereo, ma da più parti ci si è chiesti se non fosse opportuno scegliere un’opzione più economica, soprattutto in un periodo in cui il Consiglio federale chiede di risparmiare.

L’articoloCollegamento esterno del Tages-Anzeiger sul dilemma tra caccia e droni.

seggiovia
Keystone / Gian Ehrenzeller

Lo sci in Svizzera sta diventando sempre più caro: in poco meno di vent’anni, il prezzo di uno skipass giornaliero è aumentato del 41% e costa in media 72 franchi.

Lo scorso fine settimana, per la prima volta in questa stagione, ho affrontato le piste con il mio snowboard. Il prezzo di un biglietto per mezza giornata mi ha lasciato senza parole: 61 franchi per divertirsi a Davos, e questo in bassa stagione.

Nel 2005, con questo prezzo, avrei potuto trascorrere l’intera giornata sulle piste. Allora uno skipass giornaliero costava in media 51 franchi. Oggi, come riportato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, per una giornaliera bisogna sborsare in media 72 franchi. Ad Anzère, in Vallese, i prezzi sono aumentati del 38%, a Zermatt del 19% e a Crans-Montana addirittura del 43%. Complessivamente, dal 2005 i prezzi sono cresciuti del 41%.

Le stazioni sciistiche attribuiscono questo incremento all’aumento dei costi operativi, come salari più alti, prezzi più elevati per l’elettricità e il diesel e la necessità di investimenti ingenti nelle infrastrutture. Nonostante, o forse proprio a causa, della diminuzione delle nevicate, in Svizzera si investe ancora molto nelle stazioni sciistiche, ad esempio in impianti di innevamento artificiale.

persone che fanno shopping
Keystone / Manuel Geisser

Foto del giorno

Ieri, la prima domenica d’Avvento, a Zurigo si è svolta una vendita domenicale. L’occasione perfetta per tutti coloro che amano iniziare il periodo contemplativo con un lungo giro di shopping.

Traduzione di Daniele Mariani

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