![Jet in aeroporto](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/644605730_highres.jpg?ver=e09f4b69)
Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
È un lavoro duro, ma qualcuno lo deve pur fare e “io sono pronto”. Si potrebbe riassumere così l’intervista rilasciata a diverse testate da Markus Ritter, candidato del Centro per la successione di Viola Amherd in Governo.
Se verrà eletto, potrà viaggiare in grande stile sul nuovo aereo del Consiglio federale, il Bombardier Global 7500, di cui parleremo in questo bollettino perché all’aeroporto di Belp vicino a Berna, dove dovrebbe stazionare, non ci sono ancora hangar abbastanza grandi.
La nostra selezione prosegue con un’analisi della NZZ secondo cui l’accordo raggiunto tra Svizzera e UE non ha tutte le carte in regola per essere approvato dal popolo in votazione. Infine, parleremo del perché alcune persone che vivono presso la centrale nucleare di Leibstadt vogliono trascinare il Dipartimento federale dell’ambiente e dell’energia in tribunale.
Buona lettura!
![Markus Ritter](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/644475175_highres.jpg?ver=5640dc1b)
La successione della ministra dimissionaria Viola Amherd è “difficile”, riconosce il consigliere nazionale Markus Ritter, candidato del Centro per il seggio in Governo, in un’intervista apparsa sulle testate del gruppo Tamedia.
Dopo l’annuncio delle dimissioni, molte personalità di punta del Centro hanno dichiarato di non volersi candidare. Per il sangallese, presidente dell’Unione svizzera dei contadini, ciò potrebbe essere dovuto anche al momento complicato attraversato dal Dipartimento federale della difesa (DDPS) diretto da Amherd, che si trova confrontato con diverse sfide, come ad esempio le critiche della Delegazione delle finanze del Parlamento che ha recentemente parlato di “situazioni preoccupanti”.
Ritter, però, si ritiene pronto, sottolineando di essere abituato a “lavorare 365 giorni all’anno e a dare una mano a casa nel tempo libero”. Questa è peraltro una ragione per cui, a suo avviso, mancano candidati e candidate dalle aree urbane.
Sarebbe “completamente sbagliato” dire che sono persone pigre, afferma, “ma forse hanno una concezione un po’ diversa e pensano che 45 ore o 50 ore a settimana siano sufficienti. Io sono convinto che in Consiglio federale si debba lavorare 60, 70, 80 ore ed essere presenti, non c’è altro modo”.
- L’intervista completaCollegamento esterno sul Tages-Anzeiger
- Il riassuntoCollegamento esterno dell’intervista su RTS
![Scatole dei colori di svizzera e UE](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/638428124_highres.jpg?ver=a236414c)
Secondo un’analisi della Neue Zürcher Zeitung (NZZ), l’accordo raggiunto tra la Svizzera e l’UE avrebbe difficoltà a superare lo scoglio delle urne, a meno di una recessione nella Confederazione.
L’intesa tra Berna e Bruxelles aggiorna gli accordi bilaterali esistenti e ne prevede di nuovi. In gioco per la Svizzera c’è l’accesso al mercato unico europeo e la partecipazione a programmi di collaborazione nella ricerca come Horizon e Erasmus.
Il testo potrebbe essere sottoposto al giudizio del popolo nel 2027 o nel 2028 (a meno che non venga prima approvata l’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione “No a una Svizzera da 10 milioni”). Le prospettive di riuscita, secondo la NZZ, non sono incoraggianti per il pacchetto di accordi.
Chi si oppone, infatti, lo fa con convinzione e a gran voce, chi lo sostiene invece, lo fa in modo tiepido. A questo si aggiunge il fatto che la maggioranza della popolazione svizzera è ormai talmente abituata a passarsela bene economicamente – anche rispetto a chi vive nei Paesi vicini – che gli effetti positivi sul lungo termine dell’accesso al mercato unico non sembrano essere argomenti efficaci a favore di un avvicinamento all’UE, sostiene il quotidiano. Il vento potrebbe cambiare con una recessione nella Confederazione ma, ovviamente, nessuno se lo augura.
- L’analisiCollegamento esterno della NZZ
Altri sviluppi
![Jet in aeroporto](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/644605690_highres.jpg?ver=85307414)
Il nuovo jet del Consiglio federale è troppo grande per gli hangar dell’aeroporto di Belp, vicino a Berna, dove dovrebbe stazionare. In attesa di una nuova struttura, verrà spostato all’aerodromo militare di Payerne. Ma tutto ciò ha un costo.
Il fatto che a Belp mancasse spazio per il nuovo Bombardier Global 7500 era un’informazione nota e già comunicata dall’Ufficio federale dell’armamento la scorsa settimana, quando il velivolo è stato presentato. Oggi però il Blick ritorna su questo dettaglio e critica le autorità federali per le spese aggiuntive che ciò comporta, le quali si vanno a sommare ai 103 milioni stanziati per il jet.
Anche gli hangar militari dell’aerodromo di Payerne, infatti, non sono abbastanza grandi, comunica una fonte anonima al giornale. Le autorità federali dovranno quindi noleggiare uno spazio supplementare per due anni, in attesa che l’hangar venga completato a Belp. Una volta costruito, l’affitto di una struttura più grande sarà più onerosa, sottolinea il Blick.
Ciò che disturba di più in questa storia, si legge, è che la situazione economica tesa avrebbe dovuto teoricamente rendere impossibile acquistare un nuovo jet. Il Governo ha quindi trovato un “sotterfugio finanziario”, integrando all’ultimo momento i costi dell’aereo al budget 2023, sottoforma di una spesa supplementare.
- L’articoloCollegamento esterno del Blick
![centrale nucleare](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/615643665_highres.jpg?ver=ffadc225)
Una quindicina di persone che abitano nei pressi della centrale nucleare di Leibstadt, sia nel Canton Argovia che nella limitrofa Germania, hanno inoltrato un ricorso al Tribunale amministrativo federale (TAF) rivolto contro il gestore dell’impianto e il Dipartimento federale dell’ambiente e dell’energia (DATEC).
A loro avviso, non sono state rispettate le convenzioni internazionali siglate dalla Svizzera secondo cui, in caso di sfruttamento a lungo termine di impianti nucleari, i gestori devono realizzare un esame dell’impatto sull’ambiente (EIA).
Entrata in esercizio nel 1984, la centrale doveva essere attiva per 40 anni. Si è in seguito deciso di prolungarne lo sfruttamento fino al 2044. Ora, quindi, la centrale è entrata nella suddetta fase di sfruttamento a lungo termine.
Nel febbraio dello scorso anno, gli abitanti della zona si sono rivolti al DATEC chiedendo l’EIA, il quale prevede, tra le altre cose, la partecipazione della popolazione interessata.
La richiesta non ha avuto seguito, nessun esame è stato svolto e quindi i residenti si sono rivolti al TAF, accusando il DATEC di non rispettare la partecipazione democratica e non aderire ai trattati internazionali, si legge in un comunicato stampa diramato oggi dalle organizzazioni che sostengono le persone querelanti, tra cui Greenpeace e la fondazione svizzera per l’energia SES.
- La notiziaCollegamento esterno riportata da RSI
![sirene](https://www.swissinfo.ch/content/wp-content/uploads/sites/13/2025/02/237175860_highres.jpg?ver=f1aa4176)
Foto del giorno
Oggi le sirene hanno risuonato in tutta la Svizzera. Non c’era nulla di cui preoccuparsi. Si trattava infatti del test effettuato ogni anno il primo mercoledì di febbraio.
Per chi non lo sa, tuttavia, questa particolarità elvetica può sorprendere e creare non poca inquietudine.
Sapreste come comportarvi se l’allarme suonasse per una vera emergenza? Verificatelo nell’articolo del mio collega Thomas.
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