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Divisa militare

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

“Dipartimento della difesa: un impero sull’orlo dell’implosione” (Le Temps), “l’eredità di Viola Amherd è un apparato di sicurezza in frantumi” (NZZ).

È questo genere di titoli che caratterizzava stamani la stampa elvetica, e tra poco leggerete in dettaglio il perché. Nonostante il clima attorno all’esercito non sia dei più tranquilli, il Governo ha comunque chiesto al Parlamento uno stanziamento di fondi miliardario per le forze armate.

Nel bollettino odierno parleremo anche dell’incidente che provocò la chiusura del tunnel di base del San Gottardo e di una vicenda giudiziaria legata al primo attacco jihadista avvenuto in Svizzera nel 2020.

Buona lettura!

Viola Amherd di spalle
Keystone / Peter Schneider

Il dipartimento federale della Difesa ha sporto denuncia penale contro ignoti in relazione alla fuga di notizie sulle dimissioni dei capi dell’esercito e dei servizi segreti, rese note dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) ieri, prima di un annuncio ufficiale.

L’edizione online della NZZ è stata la prima a riferire delle dimissioni del capo dell’esercito Thomas Süssli e del capo dei servizi segreti Christian Dussey citando fonti ben informate. Le dimissioni avrebbero dovuto essere annunciate dopo la riunione odierna del Consiglio federale, cosa che è avvenuta.

I membri della Commissione politica di sicurezza del Consiglio Nazionale, riuniti in seduta, hanno saputo delle due partenze dai loro PC, tablet e telefonini. Erano in pausa caffè e, sbigottiti, hanno convocato d’urgenza la consigliera federale Viola Amherd, scrive RSI. La ministra della Difesa è entrata scuotendo la testa senza dire nulla ai giornalisti lì accampati, per poi uscire passando da un’uscita d’emergenza che si trova nelle toilette.

Andrea Gmür, del Partito del Centro e presidente della Commissione politica di sicurezza del Consiglio degli Stati, si è detta alquanto infastidita in un’intervista al Blick, in cui ha parlato di una “catastrofe assoluta”. Su X la parlamentare si è chiesta se la fuga di notizie non arrivi proprio dall’interno del Governo. “È stata di nuovo la connessione PLR-NZZ, signora Keller-Sutter?”, ha affermato, riferendosi alla vicinanza del partito della ministra delle finanze con la testata zurighese.

In questo clima poco tranquillo sotto la Cupola di Palazzo federale, il Governo ha comunque licenziato il messaggio sull’esercito 2025, in cui chiede al Parlamento di stanziare 1,7 miliardi di franchi alle forze armate, 1,5 dei quali per l’acquisto di armamenti.

Logo Ruag
Keystone/Urs Flueeler

La fuga di notizie e le dimissioni illustri sono lungi dall’essere gli unici grattacapi del Dipartimento della difesa (DDPS), bersaglio di critiche provenienti dalla sinistra e dalla destra dopo gli ultimi sviluppi sullo scandalo che ha investito l’azienda di armamenti di proprietà della Confederazione, RUAG.

Ieri i giornali si sono occupati in lungo e in largo dei tre audit pubblicati dal Controllo federale delle finanze (CDF), documenti che contengono dalle conclusioni molto severe su RUAG per sospetti di frode, mancanza di fiducia, trasparenza e continuità, e per una cultura dell’errore non sufficientemente sviluppata.

Werner Salzmann, della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati ed esponente dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), si dice scioccato e deluso per “l’energia criminale” in seno alla RUAG. Le colpe vanno ricercate a diversi livelli, nella direzione dell’azienda, ma anche nella responsabile del DDPS, Viola Amherd.

Dall’altra parte dello spettro politico, il consigliere nazionale del Partito socialista (PS) Fabian Molina, invece, parla di una grossolana mancanza di controllo e di una “cultura della corruzione”. RUAG è stata lasciata a briglia sciolta per troppo tempo, dice.

Il Gruppo per una svizzera senza esercito vuole interventi drastici e, come il PS e il partito dei Verdi, ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sullo scandalo.

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treno deragliato
Keystone/handout SBB

Secondo il rapporto intermedio del Servizio di inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI), che SRF ha potuto consultare, il deragliamento che ha provocato la chiusura del tunnel di base del San Gottardo è dovuto a “un problema sistematico con i freni dei vagoni merci” ed episodi simili potrebbero ripetersi.

Il 10 agosto del 2023 un treno merci era deragliato nel tunnel di base del San Gottardo, per il traffico ferroviario le conseguenze sono state pesanti: la galleria è rimasta chiusa per oltre un anno e i costi dei danni hanno toccato i 150 milioni di franchi.

Si sapeva che la causa fu la rottura di una ruota dell’undicesimo vagone del convoglio. Le ricerche di SRF sul rapporto intermedio del SISI mostrano però ora che la rottura non fu la conseguenza di una concatenazione di eventi sfortunati, ma di un problema sistematico che risiede nel sistema frenante utilizzato su gran parte dei treni merci.

Interpellato da SRF, l’Ufficio federale dei trasporti ha risposto che è necessaria una soluzione europea. Il portavoce Andreas Windlinger afferma che “saremmo felici, se si potesse fare più rapidamente, ma siamo incorporati in un sistema che non possiamo cambiare da soli”.

esterno negozio di kebab
RTS

Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha deciso che la ragazza della persona uccisa nel primo attacco jihadista avvenuto in Svizzera nel 2020 non può pretendere un indennizzo per torto morale perché non può essere considerata una “persona vicina” alla vittima ai sensi della legge federale sulla responsabilità della Confederazione.

I due giovani avevano iniziato a frequentarsi nel maggio del 2020 e hanno abitato insieme per un mese e mezzo prima che lui venisse ucciso a coltellate in un ristorante di kebab di Morges sotto gli occhi di lei il 12 settembre dello stesso anno. “Una durata troppo corta per permettere di parlare di concubinato stabile e duraturo”, scrive il DFF in una decisione del 21 febbraio rivelata oggi dalla RTS.

Inoltre, la donna ha ricevuto 7’000 franchi dal Canton Vaud ai sensi della legge federale sull’aiuto delle vittime di reati (LAV) e “non può ottenere un indennizzo da parte di autorità diverse”, si legge.

La motivazione della richiesta di indennizzo ha origine nel fatto che l’assassino, uscito di prigione da poco, doveva rispettare diverse regole per non essere reincarcerato, tra cui recarsi una volta alla settimana presso un posto di polizia, cosa che non ha fatto. La procuratrice federale responsabile del caso ne era al corrente, ma non ha chiesto la detenzione.

Per l’avvocato della giovane, che ha già annunciato il ricorso, il DFF sta evitando di entrare nel merito della questione – la colpa delle autorità – e con la sua decisione contraddice il Tribunale penale federale, il Ministero pubblico della Confederazione e l’autorità di indennizzo LAV, secondo cui invece la sua cliente era effettivamente una persona vicina alla vittima.

Arena esports
Keystone / Salvatore Di Nolfi

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