
Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
Per quanto inquietante suoni l’invasione di cozze aliene nei laghi elvetici, l’attenzione della stampa svizzera oggi è concentrata soprattutto su un altro tema. Il fatidico giorno, infatti, è arrivato: oggi i dazi decisi dall’amministrazione Trump sono entrati in vigore, gettando in un clima di incertezza le aziende in tutto il mondo, e la Svizzera non fa eccezione.
Vi auguro una buona lettura della nostra rassegna stampa.

Oggi alle 6:01 sono entrati in vigore i dazi al 31% sulle importazioni svizzere negli Stati Uniti decisi dall’amministrazione Trump. Si tratta dei più elevati a livello europeo. Esentate, almeno per ora, sono le esportazioni elvetiche di oro e di prodotti farmaceutici.
“Bisogna mantenere la mente fredda”, ha dichiarato la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter a Neuchâtel, una delle roccaforti dell’industria orologiera, particolarmente preoccupata dalla nuova politica doganale statunitense. “Ci stiamo lavorando e faremo tutto il possibile per evitare che le cose rimangano così”, ha detto il ministro dell’economia, Guy Parmelin.
Il Governo ha reso noto che si doterà di un’apposita struttura per le relazioni con Washington per affrontare la situazione. Alla sua guida ci sarà l’ambasciatore Gabriel Lüchiger, capo della divisione di sicurezza internazionale del Dipartimento federale degli affari esteri.
Economiesuisse, intanto, fa stato di un clima di incertezza. Quasi la metà di un centinaio di aziende interpellate in un sondaggio dichiara di risentire fortemente o molto fortemente dei dazi che, sottolinea l’organizzazione mantello dell’economia elvetica, stanno “minando la competitività delle imprese” in un momento nel quale sono già poco rosee le prospettive per l’export verso altri mercati.
Tra le ultime voci levatesi per criticare la decisione statunitense c’è anche quella del presidente della direzione di UBS, Sergio Ermotti. “Non avrei mai pensato che la situazione potesse sfuggire di mano in questo modo”, dice. “Questa incertezza rimarrà”, ha aggiunto, indicando che “la probabilità di una soluzione a breve termine è scesa al 20-30%”.

Al termine della Giornata di solidarietà nazionale per le vittime del terremoto nel Sudest asiatico, la Catena della solidarietà ha comunicato di aver raccolto quasi 6,4 milioni di franchi di donazioni.
Il terremoto ha causato enormi distruzioni soprattutto in Myanmar, dove la situazione umanitaria era già critica prima della catastrofe, ha ricordato ieri l’associazione. Le organizzazioni partner svizzere vi forniscono già un aiuto di urgenza vitale.
L’appello alle donazioni era già in corso e continua tuttora, ma la giornata di ieri ha visto il coinvolgimento di persone volontarie e celebrità che si sono alternate tutto il giorno per raccogliere telefonicamente promesse di donazioni.

Non sono buone notizie quelle che si pescano in questi giorni nei laghi svizzeri. Mentre gli esperti lanciano l’allarme sull’invasione della cozza quagga, una concentrazione di inquinanti perenni PFAS superiore ai livelli fissati è stata individuata di due specie di pesci nella Svizzera francese.
L’analisi effettuata dai chimici cantonali romandi, che si sono accordati per compiere una valutazione delle contaminazioni da PFAS dei pesci di lago destinati alla vendita, ha individuato un risultato inferiore alla norma per il pesce persico e il coregone, e superiore per lucci e trote. Ciò potrebbe mettere in discussione la commercializzazione di queste due specie.
Un altro problema riguarda la cozza quagga. Un nuovo rapporto dell’Istituto per la ricerca sulle acque (EAWAG) mette in guardia contro i danni irreversibili a edifici e impianti subacquei e “costi per centinaia di milioni di franchi” che questo mollusco può provocare.
Nei laghi svizzeri si prevede che la biomassa della cozza quagga nei prossimi 20-30 anni aumenti di un fattore compreso tra 9 e 20 per metro quadro. Attualmente non esistono in Svizzera misure di lotta praticabili. Per questo l’EAWAG chiede di controllare i laghi non colpiti almeno una volta all’anno mediante l’analisi del DNA ambientale, il che permette di individuare tempestivamente il sorgere del problema. “Per ogni lago, ogni anno in cui non viene trovata la cozza quagga è un anno guadagnato”, sottolinea il biologo Piet Spaak.

Karin Keller-Sutter è oggi la protagonista di un’intervista a 360 gradi rilasciata alla Neue Zürcher Zeitung in cui la presidente della Confederazione relativizza l’immagine di “personalità politica più potente del Paese” che le viene spesso attribuita.
“In Svizzera nessuno ha un vero potere. Il Consiglio federale non è stato concepito per essere un organo forte”, dice Keller-Sutter. Non si tratta di minimizzare la propria influenza personale, precisa la presidente della Confederazione, che ammette di avere margine di manovra e di non essere “un membro passivo del Governo”. “Voglio decidere, fare, plasmare. Se non si vuole questo, non si è nel posto giusto”.
In un passaggio critica la grande crescita del lobbismo a Palazzo federale alla quale ha assistito da quando è nell’Esecutivo. “È parte del sistema di milizia e le industrie devono essere coinvolte”, dice. “Oggi come oggi, però, le argomentazioni delle associazioni vengono talvolta ripetute spudoratamente in Parlamento”.
L’intervista tocca anche aspetti più personali della vita di Keller-Sutter, ad esempio la religione: “Sono cresciuta in una famiglia cattolica. I miei genitori mi hanno trasmesso valori importanti, ma non erano bigotti. Penso che viviamo in un’epoca che non è adatta alle persone senza bussola. Diventano subito insicure”.

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