Se i font sono i vestiti delle parole, la svizzera Nina Stössinger è una stilista
Dove trova l'ispirazione una designer di caratteri tipografici? Com'è la vita a Brooklyn? SWI swissinfo.ch ha incontrato Nina Stössinger, creatrice di font e professoressa. Intervista.
Questo contenuto è stato pubblicato al
8 minuti
"Ha studiato inglese e scienze dei media all'Università di Basilea. Lì ha scoperto la sua passione per la ricerca e la scrittura e un grande interesse per il giornalismo e le notizie nell'era della digitalizzazione. Nel 2020 è entrata a far parte del Community Engagement and Social Media Team di SWI swissinfo.ch.
Focus: notizie e giornalismo nell'era digitale, società, svizzeri all'estero, salute e scienza.
Abbreviazione: ib"
SWI swissinfo.ch: Lei crea nuovi caratteri tipografici, uno dei quali è in lizza per diventare il nuovo carattere standard di Microsoft. Cosa l’ha spinta a entrare nell’ambito del design di font?
Nina Stössinger: Il mio percorso è stato molto tortuoso. Per molto tempo, non sapevo neanche che questa professione esistesse. Inizialmente, volevo fare la giornalista. Sono sempre stata interessata ai testi. Mio padre era attore teatrale e mia madre scrittrice, redattrice e giornalista. Nella mia famiglia i testi e i libri sono sempre stati importanti.
“Ho sempre desiderato vivere a New York.”
A un certo punto, ho realizzato quanto mi piacesse il design, e sono dunque andata a studiare multimedia design in Germania. Durante il primo semestre, ho frequentato un corso introduttivo sulle proporzioni dei caratteri tondi maiuscoli. Mi sono semplicemente innamorata. Mi affascinava pensare che quella era l’interfaccia tra forma, lingua e narrazione. È così che sono stata conquistata.
Come è arrivata dove si trova ora?
Mi sono iscritta a un corso post-laurea in design tipografico all’Università delle arti di Zurigo. Qualche anno dopo ho chiuso il mio studio di design per un anno e ho ottenuto un master in design tipografico alla Royal Academy of Arts all’Aja, uno dei pochi atenei dove si può conseguire un diploma in questo ambito.
È una disciplina a cui è complicato accedere. Ora la sto svolgendo a tempo pieno da cinque anni presso la Frere-Jones TypeCollegamento esterno, a New York.
Come è stato trasferirsi a New York e iniziare una nuova vita lì?
Ho sempre desiderato vivere a New York. È la mia città preferita. Però, trasferirmi qui è stato più difficile di quanto pensassi. Avevo già visitato la città e avevo amici qui. Avevo anche un posto di lavoro che mi attendeva. Quindi pensavo di sapere in cosa mi stessi avventurando.
Ma vivere davvero qui, in un ambiente con un ritmo di vita così elevato, in una città così grande, è molto più intenso di quanto fosse la mia vita in Svizzera.
Detto ciò, quando si abita in una città delle dimensioni di New York, le proprie relazioni sono nel quartiere. Si conosce gente, ci si saluta, si chiacchiera. Vado sempre negli stessi negozi e negli stessi bar. Ci si costruisce il proprio ecosistema e, specialmente qui a Brooklyn, non è opprimente.
Andare a Manhattan da Brooklyn, quello sì che sembra un vero viaggio a New York! Ma amo la città, specialmente ora che sua vivacità è tornata.
Anche la città è fonte d’ispirazione?
Certo! Le lettere sono ovunque attorno a me qui! Passo molto tempo divertendomi con i cartelli, i graffiti e tutte le diverse forme delle lettere che incontro. È molto interessante vedere l’enorme varietà di iscrizioni e segnaletiche professionali qui.
Dall’altro lato, ci sono anche cose veramente grezze… come un’estensione della tradizione delle lettere manoscritte. Poi, naturalmente, si trova ispirazione in luoghi inattesi, come i camion della nettezza urbana o i camion-cisterna.
Penso che si tratti di una conseguenza del trasferirsi da un luogo a un altro. Tutto sembra diverso. Ora, quando ritorno in Svizzera, noto cose a cui non avevo mai fatto caso perché ero troppo immersa al loro interno.
Esiste una “giornata tipica” nella vita del designer di caratteri tipografici?
Dipende in che fase del design di un nuovo carattere siamo. Attualmente, sto abbozzando alcuni nuovi caratteri e ciò significa che passo il tempo a disegnare. Quando si disegna un carattere, si tratta in pratica di un continuo avanti e indietro tra disegnare le lettere e testarle; quindi stamparle, osservarle nel loro contesto e vedere se funzionano davvero.
L’altra parte del mio lavoro è quella più tecnica in cui i caratteri devono essere prodotti nei diversi formati richiesti dal cliente.
Insegno anche un corso di design tipografico alla Yale School of ArtCollegamento esterno. Alterno i semestri con Tobias Frere-Jones, il nostro direttore del design. Lui insegna da molto tempo, ed era sempre sopraffatto dagli impegni.
È molto gratificante trasmettere le mie conoscenze a persone interessate – specialmente perché è stato molto difficile per me scoprire questa professione.
Quando concepisce un nuovo design, come lo si differenzia da tutti gli altri caratteri che già esistono?
Se si disegna un carattere per una lettura prolungata, la sfida è far sì che non risalti troppo. Altrimenti, diventerebbe una distrazione per il lettore. È molto difficile ed è anche, penso, la ragione per cui molti font sembrano molto simili a un occhio non allenato.
Quando invece si concepisce un carattere per un titolo o un manifesto, si lavora con un testo breve di dimensioni maggiori. Allora si può essere molto più creativi.
“I font sono i vestiti che le parole indossano.”
Una storica chiamata Beatrice Ward ha coniato l’espressione secondo cui i caratteri tipografici “sono i vestiti che le parole indossano”. Ho spesso degli studenti preoccupati che un carattere sia noioso e che debbano infondervi più personalità. Il fatto è che questo succede in ogni caso perché ogni persona è diversa, ciascuno con il proprio bagaglio di ispirazioni e input che si porta appresso in questa attività.
Quando una nuova famiglia di caratteri tipografici è pronta, come si trova un nome?
Abbiamo un ampio ventaglio di criteri a cui pensiamo quando cerchiamo un nome.
Uno è sicuramente quello di sceglierne uno che sia bello da leggere nel carattere stesso. Idealmente, deve essere una parola che mette in mostra alcune lettere chiave che sintetizzano il design, per esempio la “G” maiuscola.
Per quel che riguarda la fonte di ispirazione, penso spesso a cosa il design mi ricorda. Mi chiedo, per esempio: “Se fosse un oggetto fisico, di cosa sarebbe fatto?”. Alcuni font sembrano fatti di legno o metallo. Questo può essere il punto di partenza per trovare un nome.
Nel caso di Seaford, il font che abbiamo ideato per Microsoft, il procedimento è stato più semplice poiché avevano già dato istruzioni per il titolo di lavoro: doveva essere un luogo del Pacifico nord-occidentale. Quindi abbiamo stilato una lista con i nomi delle località, l’abbiamo setacciata a lungo per capire come suonassero le parole.
Alla fine, siamo arrivati a “Seaford”, perché ci sembrava abbastanza generico, con un bel suono, facile da pronunciare e ricordare.
Quando saprà se Seaford è stato scelto come nuovo carattere standard per Windows?
Probabilmente nel 2022, ma è difficile dirlo. Attualmente, stanno raccogliendo i riscontri degli utenti, i font sono già disponibili in Microsoft Office. Anche noi abbiamo avuto dei feedback e stiamo effettuando alcune aggiunte e modifiche.
Ha un carattere tipografico preferito?
C’è una battuta ricorrente tra noi designer tipografici: se ci domandano qualcosa rispondiamo sempre che “dipende”. In questo caso, la risposta corretta sarebbe che non ho un font preferito perché dipende dall’ambito in cui lo si utilizzerebbe.
Tuttavia, c’è un carattere tipografico che nella mia testa risalta per il talento artigianale e creativo. È stato inventato da Nicolas Jenson nel 1470, quindi non molto tempo dopo l’invenzione di Gutenberg della stampa a caratteri mobili, caratteri che ai nostri occhi sembrano subito molto vecchi.
Poi invece è arrivato Jenson con una delle prime scritture rotonde. In termini di proporzioni e di equilibrio delle forme, è completamente plausibile ancora oggi, mezzo millennio più tardi. Non è un’impresa da poco.
Questo contenuto è stato pubblicato al
Con la produzione di caratteri quali Helvetica e Univers, che hanno conquistato il pianeta, la Svizzera sessanta anni fa era il centro del mondo tipografico. Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il settore, ma arte e design svizzeri rimangono molto richiesti.
"Le parole non possono descrivere il mio disgusto!" "È un giorno triste". "Così prevedibili, così monotoni". Queste furono alcune reazioni alla notizia shock nel 2009 che Ikea cambiava il suo carattere tipografico, passando da Futura, il classico intramontabile utilizzato da Volkswagen, Calvin Klein e molti altri, a Verdana, il carattere onnipresente sullo schermo progettato per Microsoft.
Quella "fontroversia" scoppiò lontano dalla Svizzera. Ma la culla dello stile tipografico internazionale (detto anche stile svizzero o scuola svizzera) – dove si sviluppò l'uso di layout asimmetrici, griglie e caratteri senza grazie, negli anni '50 – ebbe la sua dose di contraccolpi.
Ciò fu il caso "negli anni '80 e '90, quando Helvetica divenne fuori moda per i grafici d'avanguardia", dice a swissinfo.ch Robert Lzicar, storico del design grafico e direttore del programma di Master in design della comunicazione alla Scuola universitaria delle arti di Berna.
L'età d'oro della tipografia svizzera iniziò nel 1957, quando il design funzionale influenzato dal Bauhaus portò alla creazione di Helvetica e Univers. Questi caratteri tipografici essenziali, puliti e leggibili colsero lo spirito del tempo e catturarono l'attenzione di grafici di tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti.
Helvetica, il carattere di scelto da Nestlé, Lufthansa, metropolitana di New York, McDonald e tantissimi altri, è stato persino oggetto di un documentario nel 2007.
Glossary
A typeface (also known as font family) is a set of one or more fonts each composed of glyphs (characters) that share common design features. In digital typography, the font is a digital file which contains the typeface; the typeface is what you see.
Each font of a typeface has specific characteristics, including weight, style, stroke width, stroke contrast, italicisation, ornamentation (and formerly size, in metal fonts). For example, the Neue Helvetica Complete Family Pack on fonts.com comprises 51 fonts.
Fonts are either serif (rhymes with sheriff, also known as “Roman”) or sans-serif (rhymes with bans sheriff, also known as “Grotesque” or “Gothic”). A serif is a short line or finishing stroke that crosses or projects from stems or strokes in a character.
"La Svizzera è stata certamente molto creativa nell'ideazione di caratteri, ma non ha mai avuto una grande industria", rileva Robert Lzicar. "E oggi la situazione è ancora la stessa: in Svizzera ci sono molte piccole fonderie che creano caratteri innovativi, ma non c'è un grande attore, come ad esempio Monotype negli Stati Uniti, i cui marchi Linotype e FontShop International vendono e accordano licenze su caratteri a livello internazionale".
Sperimentazione
Una delle "più grandi" piccole fonderie svizzere è la Swiss Tipefaces di Losanna, il cui 38enne co-fondatore, Ian Party afferma che il settore gode di "ottima salute".
"I disegnatori di caratteri tipografici hanno avuto un periodo difficile all'inizio degli anni 2000, quando è esplosa la produzione ma non la domanda", spiega a swissinfo.ch. Questa esplosione è stata una conseguenza dell'arrivo di Internet e di software che hanno permesso a chiunque, da un giorno all'altro, di generare i propri caratteri con un computer.
"Ci siamo veramente ritrovati al crocevia quando tutti i grafici hanno avuto un PC. In precedenza, i caratteri tipografici erano qualcosa di molto complesso e molto professionale, creati da persone con specifiche competenze artistiche e tecniche", osserva Party. "Poi, improvvisamente, tutti si sono accorti che, seppur non facilmente, era possibile sviluppare rapidamente i caratteri tipografici e digitalizzare i disegni fatti da altri. C'era davvero una tendenza tra i grafici pubblicitari di creare il proprio carattere".
"Alla fine degli anni '80 e ai primi anni '90, dei progetti di design grafico hanno anche messo in dubbio la leggibilità dei caratteri!" aggiunge Lzicar, che parla di una "reazione" contro i tradizionali caratteri tipografici di stile svizzero. "C'era molta più sperimentazione rispetto ad oggi."
Successo mondiale
Ma non si può mettere in disparte un buon carattere tipografico. Così, dopo i selvaggi anni sperimentali della rivoluzione informatica, i disegnatori sono tornati ai collaudati caratteri senza grazie.
Nel 2004 Laurenz Brunner, un giovane grafico pubblicitario svizzero, ha pubblicato Akkurat, che ha procurato un enorme successo mondiale alla sua fonderia, la Lineto. Brunner ha scritto: "Nel 2006 e nel 2007, tra i designer è cresciuto l'interesse per lo stile tipografico 'oggettivo', che reinterpreta molti principi del design svizzero classico. Akkurat si è quindi trasformato in una sorta di modello per questo movimento".
Robert Lzicar concorda sul fatto che gran parte del successo di Akkurat è dovuta al fatto che "adatta i principi collaudati dei suoi predecessori alle esigenze di un'economia globale". Spiega: "Non ha limiti di caratteristiche, quindi i grafici lo possono usare per molte applicazioni diverse. Ciò ha fatto di Akkurat uno dei successi mondiali del design tipografico contemporaneo svizzero".
Piano economico
Quindi, se si vogliono fare soldi, si dovrebbe diventare un disegnatore di caratteri tipografici? "No. Affatto! Il lavoro di design di un'intera famiglia di font è enorme. Si dovrebbe piuttosto avviare una fonderia di caratteri, che è molto più redditizia perché così si amministrano le licenze", risponde Robert Lzicar.
Secondo Ian Party, i designer sanno che i sans serif si vendono bene, "quindi se si progetta un carattere simile a Helvetica, in larga misura si tratta di una decisione economica". "Ma anche in questo caso, è altamente improbabile che si riesca a produrre 'un bestseller' come Akkurat. Ci sono tantissimi tipi di caratteri [più di 150'000 solo su fonts.com]. È dunque veramente difficile avere a lungo successo sul mercato".
"Dietro ad ogni carattere c'è un business plan. Si analizza il mercato, si cerca di vedere quello che si vende bene, si decide quali sono le esigenze del mercato e come si può realizzare un profitto".
Ian Party, che insegna anche all'ECAL, la scuola universitaria di arte e design di Losanna, ha ideato Suisse, che è diventato il più grande successo dei caratteri tipografici svizzeri. Si tratta di un senza grazie come Helvetica.
"C'è chiaramente uno stretto legame tra i due", ammette. "C'è una influenza, nel senso che noi siamo impregnati di cultura elvetica e che abbiamo studiato grafica pubblicitaria in Svizzera. La cultura tipografica svizzera comprende Helvetica e Univers, che erano molto presenti nella nostra formazione".
Rivoluzione della risoluzione
In effetti, la tendenza che ha avuto il più grande impatto sulla tipografia contemporanea svizzera è il passaggio dalla carta allo schermo, con sempre più dispositivi mobili, in atto tra i consumatori in tutto il mondo.
"Questo riguarda l'intero concetto di un carattere tipografico, perché sullo schermo non si vedono linee e superfici, si vedono pixel. Ora gli schermi sono sempre più piccoli, mentre la loro risoluzione aumenta. Tuttavia, è ancora diverso leggere qualcosa sullo schermo che sulla carta. Per i testi lunghi, i caratteri con grazie stampati restano i miei preferiti", precisa Robert Lzicar.
Egli spera che con l'aumento della potenza dei pixel, ci possa essere una rinascita del serif. "Il mezzo cambia totalmente il modo in cui le cose vengono percepite".
In definitiva, secondo Lzicar, la scelta del font giusto è "come la scelta del brano giusto per un DJ": dipende dal contesto, dallo stato d'animo e dal pubblico.
Questo contenuto è stato pubblicato al
Open Switzerland invita il pubblico a creare i propri cartelloni sul tema dell’identità svizzera. I partecipanti hanno una scelta di immagini di sfondo correlate con la Svizzera su cui scrivere una didascalia, scegliendo la dimensione, il colore e l’allineamento. Mattieu Cortat ha risposto via e-mail alle domande di swissinfo.ch. swissinfo.ch: Sul sito internet Open Switzerland…
Questo contenuto è stato pubblicato al
I caratteri tipografici svizzeri esistono in diverse forme e dimensioni. I grafici li utilizzano per tutta una serie di applicazioni, dai cartelli stradali alle scritte sulle borse a alle riviste.
Questo contenuto è stato pubblicato al
Visita ad uno dei massimi progettisti viventi di caratteri tipografici. “Una vita per la scrittura”: così s’intitola la recente autobiografia di Adrian Frutiger. La tipografia che l’ha stampata, la Schlaefli & Maurer di Thun, è la stessa dove Frutiger, giovane apprendista compositore, iniziò la sua carriera nel 1944. A sessant’anni di distanza, la passione di…
Partecipa alla discussione!