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La disputa sul “pollo vegano” in Svizzera potrebbe creare un precedente in Europa

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La start-up di Zurigo Planted Foods, fondata nel 2019, produce sostituti della carne a base di piselli. L'azienda potrebbe non poter più utilizzare nomi di animali come "pollo" o "maiale" sulle sue confezioni. (c)2019 Thomas Rafalzyk

Entro la fine dell'anno, la corte suprema svizzera deciderà se i sostituti della carne prodotti nella Confederazione potranno continuare a essere etichettati come "pollo" o "maiale" vegani. Una decisione che creerebbe un precedente, non solo in Svizzera, ma anche in Europa.

Planted Foods, la più grande start-up svizzera che produce sostituti della carne a base di piselli, potrebbe essere costretta a rimuovere i termini di “pollo” e “maiale” dalle etichette dei suoi prodotti. E ciò nonostante il tribunale amministrativo di Zurigo abbia sostenuto che l’uso di nomi di carne animale sulle confezioni di alimenti a base vegetale non sia ingannevole per i consumatori e le consumatrici, a patto che questi siano chiaramente etichettati come “vegani”. Planted Foods è stata fondata a Kemptthal, vicino a Zurigo, nel 2019 e da allora vende i suoi prodotti in diversi Paesi europei, tra cui Germania, Austria e Francia.

Il Laboratorio cantonale, che supervisiona la sicurezza degli alimenti e dell’acqua nel cantone di Zurigo, ha contestato l’etichettatura di Planted e le ha chiesto di astenersi dall’utilizzare nomi di prodotti come “planted.chicken” o “güggeli” (termine svizzero-tedesco per indicare il pollo). Planted si è opposta a questa richiesta davanti al tribunale amministrativo, che nel novembre 2022 si è espresso a favore della start-up.

Altri sviluppi

Le autorità svizzere non hanno però accettato la sentenza cantonale e nel gennaio di quest’anno il Dipartimento federale dell’interno (DFI), che si occupa anche di questioni sanitarie, ha presentato ricorso presso il Tribunale federale, la massima autorità giuridica elvetica. Si prevede che la Corte si pronuncerà sul caso entro la fine dell’anno. Se darà ragione al DFI, la Svizzera potrebbe diventare il primo Paese in Europa a vietare l’uso di nomi di carne animale in relazione a prodotti vegetali.

Nessuna chiarezza giuridica

L’attuale legislazione in vigore in Svizzera non fornisce chiarezza sulla corretta denominazione degli alimenti di origine vegetale. “La legge è molto astratta e generica. I prodotti non sono regolamentati nel dettaglio”, afferma Fabio Versolatto, avvocato specializzato in proprietà intellettuale presso lo studio Rentsch Partner di Zurigo. La Legge federale sulle derrate alimentariCollegamento esterno stabilisce che “i surrogati e le imitazioni devono essere caratterizzati e pubblicizzati in modo che il consumatore possa riconoscere il tipo di derrata alimentare e distinguerla dai prodotti con cui potrebbe essere confusa”.

Questo dà adito a diverse interpretazioni legali. I e le giudici del tribunale amministrativo di Zurigo hanno esaminato se l’etichettatura “come pollo” o “come maiale” sulle confezioni di Planted fosse fuorviante, ma hanno deciso a favore dell’azienda perché anche l’origine vegetale era chiaramente indicata.

Tali denominazioni servono a fornire informazioni sufficienti e chiare sull’uso dei prodotti, proprio come richiesto dalla legislazione alimentare, si legge nella sentenza del 2022Collegamento esterno. Secondo il tribunale cantonale, una dicitura alternativa come “alimento vegetale a base di proteine di piselli” renderebbe difficile per il pubblico capire che il prodotto è un sostituto della carne.

pollo planted
Secondo il tribunale cantonale di Zurigo, che ha emesso una sentenza a novembre a favore di Planted, una dicitura alternativa come “alimento vegetale a base di proteine di piselli” renderebbe difficile per il pubblico capire che il prodotto è un sostituto della carne. (c)2019 Thomas Rafalzyk

E questo non sarebbe nemmeno in linea con lo spirito di Planted Foods. “È importante che consumatori e consumatrici sappiano esattamente come utilizzare nuovi prodotti come i nostri e come integrarli facilmente nella loro vita quotidiana: le descrizioni degli animali servono a questo scopo”, scrive una portavoce dell’azienda via e-mail.

Al contrario, il DFI sostiene che l’etichettatura dei sostituti vegani della carne, come quella di tutti gli altri prodotti alimentari, dovrebbe consentire al consumatore e alla consumatrice di identificare il tipo di alimento e non confonderlo con altri. Il dipartimento ha dichiarato a SWI swissinfo.ch di interpretare le disposizioni della legislazione alimentare sulla protezione dall’inganno in modo diverso dal tribunale cantonale.

Secondo l’avvocato Versolatto, il procedimento in corso è un modo per i tribunali svizzeri di fare chiarezza giuridica nel settore piuttosto nuovo, ma in rapida crescita, degli alimenti a base vegetale. “La decisione del Tribunale federale costituirà un precedente e darà maggiore certezza alle aziende svizzere che producono alternative vegetali”, afferma l’avvocato.

Svizzera contro Europa

Se il Tribunale federale decidesse di vietare l’uso di nomi di carne animale sulle etichette di Planted, la sentenza andrebbe contro la legislazione europea che, dal 2020, consente di indicare sulle confezioni le diciture relative alla carne.

Francia e Belgio hanno cercato di invertire la rotta dettata dall’UE nel 2020 e a interdire denominazioni come “bistecca vegetale” e “pezzi di pollo vegetale”, ma entrambi i Paesi devono ancora implementare le normative nazionali. La Svizzera potrebbe superare i suoi vicini e diventare il primo Paese in Europa a vietare l’uso di tali etichette, se la Corte suprema decidesse in tal senso.

La questione rimane controversa. Diego Moretti, ricercatore nel campo della nutrizione umana presso l’Università svizzera a distanza di scienze applicate (FFHS), ritiene che non sia del tutto corretto chiamare pollo qualcosa che non lo è: “Il pollo vegetale non è del tutto equivalente al vero pollo dal punto di vista nutrizionale”. Tuttavia, Moretti ritiene che il rischio di confondere i due prodotti sia molto basso.

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I quattro fondatori di Planted Foods ambiscono a diventare i maggiori produttori di carne vegetale in Europa. Da sinistra: Lukas Böni, Pascal Bieri, Eric Stirnemann, Chistoph Jenny. (c)2019 Thomas Rafalzyk

Versolatto, invece, ritiene che sia ragionevole, dal punto di vista della tutela di consumatori e consumatrici, sollevare la questione della denominazione. “Il timore è che alcune persone, specialmente quelle più anziane che non sanno l’inglese, possano non rendersi conto che si tratta di prodotti alternativi alla carne”, afferma.

Ma la sua collega Janine Anderegg, esperta di scienze alimentari e ingegnere brevettuale presso lo studio legale di Zurigo, ritiene che il pubblico sia in grado di distinguere tra alimenti vegetali e animali. Proprio perché ora le alternative disponibili sul mercato sono molte. “Oggi sugli scaffali dei supermercati ci sono centinaia di prodotti a base vegetale in più rispetto a dieci anni fa”, afferma Anderegg. A suo avviso, il fatto che le alternative vegetali siano ormai in concorrenza con i prodotti a base di carne ha un peso maggiore. “Non si può escludere la pressione da parte dell’industria della carne che cerca di proteggere la propria denominazione”, afferma Anderegg.

A cura di Sabrina Weiss

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