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Quando monsoni e vulcani perturbano le estati svizzere

I monsoni? Gioia e dolori per i paesi che ne sono colpiti, come nella foto le Filippine. Reuters

Gli scienziati non sono ancora riusciti ad individuare le cause che hanno privato gran parte dell’Europa dell’estate. Il più famoso «anno senza estate» fu il 1816. Dei ricercatori svizzeri pensano oggi di sapere perché duecento anni fa fu così umido e freddo.

Nell’estate del 2014, le temperature sono state ben al di sotto della media e le precipitazioni più abbondanti del solito. Fortunatamente, la primavera soleggiata ha permesso ai coltivatori di frutta di avere ottimi raccolti.

Duecento anni fa andò altrimenti e l’agricoltura, soprattutto in Europa centrale, risentì in modo terribile delle pessime condizioni meteorologiche. Ci furono carestie e delle persone morirono di fame, anche in Svizzera.

Un team del Centro Oeschger per la ricerca sui cambiamenti climatici Collegamento esternodi Berna ha individuato la catena d’eventi che probabilmente portarono a quell’estate catastrofica.

Quali relazioni tra vulcani e monsoni?

Il legame tra eruzioni vulcaniche e condizioni meteorologiche è noto da tempo. I vulcani eruttano cenere nell’atmosfera, che blocca i raggi solari. Questo causa un calo delle temperature per mesi o addirittura per anni. A ciò – ed è la novità scovata dai ricercatori di Berna – si aggiunge un altro fattore: l’influenza dei monsoni.

«Crediamo che le oscillazioni del monsone africano possono essere responsabili delle estati piovose europee», afferma Stefan Brönnimann, del Centro Oeschger. Assieme al team di cui è responsabile, Brönnimann ha analizzato gli effetti sul clima europeo e nelle regioni monsoniche di 14 importanti eruzioni tropicali degli ultimi 400 anni.

Lo studio, pubblicato in primavera nel Journal of ClimateCollegamento esterno, usa un modello di simulazione per stabilire un legame tra le eruzioni vulcaniche e i monsoni di debole intensità. A prima vista la relazione non sembra logica.

«Se un vulcano esplode, gli aerosol attenuano la luce solare, riducendo così l’irradiazione. Si intuisce quindi assai facilmente che le temperature si abbasseranno. Perché però dovrebbe essere più umido?», si sono chiesti Brönnimann e i suoi colleghi.

«Se è più freddo, il clima dovrebbe essere più secco. Meno sole significa infatti meno evaporazione. Le precipitazioni dovrebbero quindi essere inferiori, almeno a livello globale», spiega a swissinfo.ch.

Nel 1816, però, la situazione fu ben diversa. In Svizzera piovve quasi ogni giorno durante quello che fu soprannominato «l’anno senza estate», che colpì Europa, Nuova Inghilterra e Canada Atlantico. L’anno precedente, in aprile, il vulcano indonesiano Tambora eruttò violentemente, espellendo nella stratosfera notevoli quantitativi di ceneri e di gas di zolfo.

Mentre il gas si spostò lentamente verso le calotte polari, la luce del sole fu riflessa lontana dal pianeta. Il risultato: la superficie delle terre emerse si raffreddò, con una conseguente diminuzione della differenza di temperatura tra le masse d’aria sopra la terra e sopra l’acqua.

Monsoni deboli, perturbazioni più a sud

«In estate, normalmente nel Sahara e in aree dell’India e dell’Altopiano tibetano fa molto caldo. Ciò spinge masse d’aria verso il continente. È questo il monsone. Se però la differenza termica terra-mare non è così forte, anche il monsone è indebolito», spiega Brönnimann.

Quando ciò accade, si svigoriscono anche i sistemi di alta pressione sub-tropicali. «Sono questi sistemi ad essere responsabili delle nostre estati. Se sono deboli, allora le perturbazioni seguono una rotta più a sud, toccando ad esempio la Svizzera quando normalmente avrebbero attraversato la Scozia e la Norvegia».

Ciò sembra accadere però solo quando erutta un vulcano tropicale, un fenomeno che avviene circa tre volte ogni secolo. Le eruzioni in Islanda, ad esempio, hanno effetti differenti, poiché le precipitazioni locali purificano rapidamente l’aria dalle particelle prima che queste si diffondano, influenzando il tempo altrove.

Ingegneria climatica

«Lo studio dimostra come regioni separate da grandi distanze si possono influenzare a vicenda climaticamente», afferma Brönnimann.

Oltre all’esempio del 1816, i vulcani hanno avuto un impatto sulle estati del 1902 (dopo l’eruzione del Santa Maria), del 1963 (Monte Agung), del 1982 (El Tizon) e del 1992 (Pinatubo).

Dai risultati dello studio – sottolinea Brönnimann – sono scaturite alcune idee d’ingegneria climatica, ad esempio quella di immettere zolfo nella stratosfera per controbilanciare l’effetto serra.

Il ricercatore del Centro Oeschger è però scettico, poiché ciò potrebbe avere un effetto sui monsoni. «Indebolire i monsoni probabilmente non è una buona idea», poiché un miliardo di persone dipende dalle precipitazioni ad essi legate.

Semplice variabilità naturale?

Negli ultimi tempi, non vi sono state eruzioni importanti di vulcani tropicali. Cosa può quindi spiegare la fredda e umida estate del 2014?

«Nei prossimi mesi saranno probabilmente pubblicati molti articoli su questo fenomeno. Potrebbe essere semplicemente dovuto alla variabilità naturale del clima. Succede di tanto in tanto», osserva Brönnimann, aggiungendo che l’estate che sta per concludersi non è comunque poi stata così fredda.

Secondo MeteoSvizzera, la temperatura media dell’estate 2014 è stata inferiore di meno di un grado alla norma tra il 1981 e il 2010. Per quanto riguarda le precipitazioni, i quantitativi sono stati superiore del 110 fino al 140% del 1981-2010. Nel Ticino meridionale si sono avute invece punte fino al 200%.

Forse, però, non tutto il male vien per nuocere e l’estate 2014 potrebbe anche dare uno slancio alla creatività. Dopotutto, la scrittrice Mary Shelley ha trovato l’ispirazione per Frankestein durante la cupa estate del 1816 trascorsa a Ginevra. 

Conferenza sui vulcani

Dal 7 all’11 aprile 2015, il Centro Oeschger dell’Università di Berna ospiterà la Conferenza internazionale sui vulcani, clima e societàCollegamento esterno.

Con questa manifestazione si vuole anche commemorare il 200esimo anniversario dell’eruzione del Tambora, in Indonesia. 

Tema principale del congresso saranno gli impatti delle eruzioni sul clima e sulla sicurezza alimentare. 

(traduzione di Daniele Mariani)

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