Proteggere l’ambiente coi rifiuti
Un gestore di un impianto di valorizzazione termica dei rifiuti spiega come vuole trasformare il suo inceneritore in uno stabilimento "con un impatto positivo sull'ambiente".
Dall’ampia vetrata del suo ufficio al quarto piano, Daniel Baillifard può ammirare il fiume Rodano e le cime delle Alpi vodesi e vallesane. Gli basta però girare lo sguardo leggermente verso sinistra per osservare un panorama meno invidiabile: un piazzale con camion a diesel che trasportano tonnellate di rifiuti.
Daniel Baillifard è il direttore generale del termovalorizzatore Satom SA di Monthey, in Vallese. Nel suo stabilimento finiscono i rifiuti urbani di un’ottantina di comuni. In una delle nazioni con il più alto tasso di rifiuti pro capite del mondo – una persona in Svizzera produce oltre 700 kg di rifiuti urbani all’anno -, il lavoro non manca. “Il volume dei rifiuti aumenta di anno in anno. Spesso, devo respingere delle consegne da parte di clienti privati”, afferma.
Ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti
“La società deve assolutamente consumare meno risorse e ridurre il volume dei suoi rifiuti. Ma ci saranno sempre degli scarti e il nostro compito è di valorizzare nel miglior modo possibile i rifiuti che ci vengono affidati”, dice Daniel Baillifard.
“La società deve assolutamente consumare meno risorse e ridurre il volume dei suoi rifiuti”.
Daniel Baillifard, direttore termovalorizzatore di Monthey
Incitare il cittadino a portare tutto il materiale riciclabile in discarica è però la via sbagliata, sostiene. “I punti di raccolta funzionano molto bene per il vetro, la carta, il cartone, gli scarti alimentari e il PET. Ma per tutto il resto è assurdo che il cittadino debba prendere l’automobile, consumare carburanti fossili, emettere polveri fini e congestionare il traffico per consegnare pochi kg di materiale riciclabile”.
Ingombranti esclusi, tutto o quasi dovrebbe finire in un sacco della spazzatura destinato agli oggetti riciclabili e depositato dal cittadino negli stessi punti in sui si lasciano i sacchi ordinari, sostiene il direttore di Satom SA. “Questo semplificherebbe la raccolta dato che questi rifiuti verrebbero raccolti da un unico trasportatore, senza un impatto ambientale supplementare”.
Il sacco degli oggetti riciclabili avrebbe un colore diverso rispetto a quello ordinario, soggetto a una tassa. Delle installazioni di separazione automatizzata nei termovalorizzatori, equipaggiate con le ultime tecnologie di differenziazione ottica e di intelligenza artificiale, si occuperebbero di separare i materiali riciclabili e di dirigerli in modo centralizzato verso la migliore filiera di valorizzazione.
“È un’evoluzione che potrebbe concretizzarsi tra 5-10 anni e che faciliterebbe enormemente il lavoro dei cittadini, riducendo al contempo l’impronta ambientale dei rifiuti”, prevede Daniel Baillifard.
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Il rifiuto come risorsa
Già oggi, il calore generato durante l’incenerimento dei rifiuti viene utilizzato per la produzione di elettricità e per alimentare reti di calore a distanza (teleriscaldamento) o processi industriali.
L’impianto di Monthey produce un quantitativo di elettricità corrispondente al consumo di 35’000 economie domestiche e distribuisce calore a circa 400 edifici. “Ciò comporta un risparmio di circa 9 milioni di litri di olio combustibile”, sottolinea Baillifard.
30 impianti in Svizzera
4 milioni di tonnellate di rifiuti trattati all’anno (di cui un decimo importati)
1,8 milioni di MWh di elettricità fornita (poco meno del 3% della produzione elettrica nazionale)
7,5 milioni di tonnellate di rifiuti messi in discarica in via definitiva (2018)
Fonte: Associazione svizzera dei gestori di impianti di trattamento dei rifiuti
Per il gestore del termovalorizzatore di Monthey, il settore può fare ancora di più e ridurre ulteriormente l’impatto ambientale dei rifiuti ricorrendo alle nuove tecnologie e appoggiandosi sull’interesse dei cittadini.
“Per i termovalorizzatori è giunto il momento di diventare degli attori della transizione energetica”.
Daniel Baillifard, direttore termovalorizzatore di Monthey
Dai primi stabilimenti negli anni Settanta, spiega, gli inceneritori si sono progressivamente evoluti. “Dopo aver risolto le problematiche concernenti l’inquinamento dell’aria con l’installazione di sistemi performanti di lavaggio dei fumi, è stata affrontata la questione della valorizzazione dell’energia e del calore”.
Poi, più di recente, sono emerse le nozioni di riciclaggio e di recupero dei materiali presenti nelle scorie, ad esempio i metalli. “Per i termovalorizzatori è giunto ora il momento di diventare degli attori della transizione energetica e di avere un effetto positivo sull’ambiente”, afferma Baillifard, che parla di “ecologia industriale”.
“L’ambizione di Satom è di decarbonizzare l’intero processo. Il rifiuto è oramai considerato una risorsa”, sottolinea.
Camion a idrogeno e recupero del CO2
Oltre al sistema automatizzato per la separazione di rifiuti valorizzabili, la visione di Daniel Baillifard sull’arco del prossimo decennio prevede una flotta di camion della nettezza urbana alimentati con l’elettricità e l’idrogeno prodotti a partire dai rifiuti. Tra le possibili evoluzioni c’è anche la cattura del CO2 generato dall’incinerazione.
Circa il 35% delle emissioni che fuoriescono dalle ciminiere è di origine fossile (ad esempio rifiuti plastici), il resto proviene dalla biomassa (legname, ingombranti, scarti dell’edilizia…). “Il fatto di catturare anche il CO2 generato dalla biomassa, quindi di materiale che si sarebbe comunque decomposto in natura, ci consentirebbe di essere negativi dal punto di vista delle emissioni poiché sottrarremmo del CO2 dall’atmosfera”, sostiene Daniel Baillifard.
Una parte del CO2 potrebbe essere utilizzata per la produzione di biogas. Il resto potrebbe essere trasportato verso il nord dell’Europa in vista di uno stoccaggio definitivo in vecchi giacimenti di gas.
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“Se in futuro il volume dei rifiuti diminuirà in seguito a una migliore separazione e a nuove possibilità di riciclaggio, alcuni termovalorizzatori in Svizzera saranno forse costretti chiudere. Rimarranno soltanto quelli più performanti”, pronostica.
-> Un mondo senza rifiuti ? (Il giardino di Albert, RSI, 28.10.2018)
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