«La Svizzera ha perso il treno degli orologi connessi»
Rifiutando di lanciarsi sul mercato degli orologi connessi, le ditte svizzere stanno ripetendo lo stesso errore commesso negli anni Settanta, quando avevano trascurato la concorrenza degli orologi al quarzo giapponesi. È il parere di Elmar Mock, coinventore dello Swatch, all’indomani del lancio del tanto atteso Apple Watch.
Alla fine degli anni Settanta, sotto la direzione di Ernst Thomke, Jacques Müller e Elmar Mock danno vita allo Swatch, un orologio a basso costo che permetterà di rilanciare l’industria svizzera del settore, messa sotto pressione dalla concorrenza degli orologi al quarzo giapponesi. Oggi direttore di Creaholic, una società di ingegneria e di consulenza tecnica, Elmar Mock giudica in modo severo la mancata partecipazione delle ditte svizzere al nascente mercato degli orologi connessi.
swissinfo.ch: Molti ritengono che l’Apple Watch abbia un potenziale rivoluzionario analogo a quello del Mac, dell’iphone o dell’ipad. Condivide questo entusiasmo?
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Elmar Mock: Di per sé, l’evento non è tanto la presentazione di questo smartwatch, ma il fatto che la Apple – un gigante della comunicazione – si sia lanciata in questo mercato. Ha perfettamente senso voler mettere un apparecchio connesso attorno a un polso, una zona strategica ed emotiva che finora era utilizzata per portare gli orologi. Dal mio punto di vista, questo mercato ha un potenziale colossale.
La grande sfida sta nell’ambiente digitale che circonda questi orologi. Aziende come Google, Samsung o Apple avranno il proprio modello. L’esperienza del consumatore sarà primordiale. C’è ancora molto da imparare ed è solo sperimentando che si va avanti. Sono convinto che i grandi gruppi tecnologici vinceranno la scommessa.
L’orologio connesso della Apple
Presentato martedì, il primo orologio connesso della Apple sarà disponibile a inizio 2015, a un costo di partenza di 349 dollari. L’orologio ha forma rettangolare, con uno schermo tattile (di due diverse dimensioni) e diversi cinturini intercambiabili. L’orologio permetterà tra l’altro di controllare il battito cardiaco, l’attività fisica, le previsioni meteo e di ricevere la posta elettronica e gli sms. Per utilizzarlo sarà però necessario possedere anche un iphone.
swissinfo.ch: Ma i consumatori sono davvero pronti ad adottare questo tipo di oggetto, che taluni definiscono un semplice gadget?
E. M.: L’Apple Watch è già molto più attraente degli altri orologi connessi presenti sul mercato. Personalmente, io lo porterei. Non dimentichiamo che gli smartphone della prima generazione non hanno sostituito subito i vecchi cellulari. Quando gli iphone sono stati messi sul mercato, la società Blackberry sosteneva che, senza una tastiera, l’Apple non sarebbe mai riuscita a sedurre i consumatori. Dal canto suo, la Nokia era convinta che i grandi schermi della Apple avrebbero disgustato i clienti…
swissinfo.ch: L’industria deve temere l’assalto di questi orologi connessi, come suggerito dal designer dell’Apple, John Ive?
E. M.: La Svizzera ha già perso la guerra del polso. Su duecento orologi fabbricati nel mondo, uno solo è svizzero. Eppure, i profitti derivanti da questo unico orologio sono superiori alla somma dei profitti degli altri 199. Abbiamo dunque vinto la guerra del denaro. L’orologeria svizzera è riuscita a trasformare l’ottone in oro, creando un bijou meccanico che simboleggia il lavoro e l’ingegnosità dell’uomo. Ha fatto un incredibile lavoro di design, marketing e comunicazione. Il kalashnikov non ha eliminato la sciabola dei samurai, così come l’orologio connesso non ucciderà quello meccanico.
Il direttore di Swatch Group ironizza
All’indomani della presentazione dell’Apple Watch, Nick Hayek ironizza. «Ci tengo a complimentarmi con la società di Cupertino, che ha presentato la navigazione attraverso la corona come una grande novità. La stessa corona inventata dall’orologiaio di lusso Abraham Louis Breguet. Mi dico: geniale! Non ci sentiamo per nulla svantaggiati», ha dichiarato il direttore generale dello Swatch Group, numero uno mondiale dell’orologeria, in conferenza stampa.
L’orologeria svizzera è sotto pressione a causa del franco forte e non degli smartwatch, ha spiegato Hayek. «A sentirsi sotto pressione sono i grandi gruppi che producono questi oggetti: Apple, Samsung, LG Electronics sono ipernervosi. Noi non lo siamo». Gli investitori non sembrano però così tranquilli: l’azione dello Swatch Group ha perso oltre il 2 per cento alla Borsa svizzera a metà giornata.
Ciò malgrado, la Svizzera si è lasciata sfuggire una grande occasione. È scioccante constatare che i baroni dell’orologeria svizzera non trovano alcun interesse in questo mercato. Se prendiamo una cifra realistica di 100 milioni di smartwatch venduti ogni anno, questo mercato potrebbe sfiorare i 30 miliardi di dollari, ossia più di quanto incassato da tutta l’orologeria svizzera.
swissinfo.ch: Nick Hayek, direttore generale di Swatch Group, ha dunque un atteggiamento troppo disinvolto di fronte agli smartwatch?
E. M.: È evidente ! Non spetta di certo a Breguet, Rolex, Cartier o Patek Philippe battersi su questo campo. È il ruolo di Swatch Group. I dirigenti dell’orologeria svizzera hanno dimenticato le lezioni del passato. Nel 1970, ritenevano che l’orologio al quarzo fosse un gadget elettronico senza futuro e che la vera orologeria non poteva esser altro che quella meccanica. Risultato: l’orologeria svizzera ha rischiato di scomparire.
Quando abbiamo lanciato lo Swatch, abbiamo vinto una battaglia grazie a un orologio al quarzo alla moda. Poi però abbiamo perso la guerra dell’industrializzazione, della riconquista di parti del mercato. Ossessionato dagli utili a corto termine, lo Swatch Group ha fatto una svolta a 180 gradi in direzione dell’orologeria di lusso e ha preferito investire in marche e punti vendita ai quattro angoli del pianeta, invece che in nuove idee.
swissinfo.ch: La mancanza di diversità dell’orologeria svizzera è fonte di pericolo?
E. M.: È chiaramente un rischio. L’orologeria svizzera assomiglia sempre più a una riserva d’indiani. Ha scelto in modo deliberato di non partecipare ai cambiamenti in atto. Non per mancanza di idee, di creatività e di innovazione, ma per scelta strategica. Sfortunatamente, alla Svizzera manca uno Steve Jobs, un vero dirigente in grado di proiettarsi nel futuro. Ciò non vuol dire forzatamente che ci si è sbagliati, ma per quanto riguarda gli orologi connessi i dadi sono ormai tratti.
(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)
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