2009: virus e panico contagiano il pianeta
L’anno che si sta per chiudere ha posto il mondo intero di fronte a una minaccia invisibile e potenzialmente devastante. La nuova influenza A(H1N1) si è fortunatamente rivelata meno virulenta del previsto. È comunque troppo presto per cantar vittoria.
Alcuni avevano sollevato lo spettro di una nuova influenza spagnola e di un’interminabile scia di morti. Altri l’avevano definita una minaccia più grave del terrorismo. I più catastrofici si erano chiesti addirittura se non era il caso di aumentare il numero dei crematori.
Preoccupazioni per certi versi giustificate. Sin dalla sua apparizione nel mese di aprile in Messico, il virus dell’influenza A(H1N1) si è mostrato particolarmente virulento. La trasmissione da uomo a uomo e la presenza di morti accertati, tra i quali giovani e persone in buona salute, hanno immediatamente fatto alzare il livello di allarme.
Col passare del tempo, l’agente patogeno si è però rivelato meno pericoloso di quanto temuto – il tasso di mortalità è più basso di quello dell’influenza stagionale – e le previsioni apocalittiche iniziali hanno lasciato il posto a considerazioni più realistiche.
A inquietare maggiormente non è così stato il virus in sé, quanto il vaccino – realizzato in tempi record – e i suoi presunti effetti collaterali.
È una pandemia!
Formato da DNA presente nei virus aviari, umani e suini (da dove il nome generico di “influenza suina”), il virus influenzale A(H1N1) presenta una conformazione genetica in precedenza sconosciuta.
Dal continente americano si è rapidamente diffuso in tutto il mondo ad una «velocità senza precedenti», ha constatato l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), contagiando migliaia di persone. A fine aprile è approdato in Europa, con il primo caso segnalato in Spagna. Pochi giorni dopo pure la Svizzera ha registrato il suo primo malato.
L’OMS ha progressivamente alzato il livello di allarme pandemico fino ad annunciare, nel mese di giugno, di aver raggiunto il grado di allerta massima (livello 6). Per la prima volta in 40 anni, il mondo era di fronte a una pandemia.
13 milioni di vaccini
Il governo svizzero ha reagito attivando un’unità speciale, incaricata di prestare consulenza e di assistere le autorità federali e cantonali.
Rinunciando alla chiusura preventiva delle scuole, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha optato per una politica di sensibilizzazione. La popolazione è stata invitata a rispettare le regole d’igiene fondamentali e a evitare il contatto diretto con le persone infette.
Data l’esistenza di 26 sistemi sanitari, uno per cantone, gli ospedali hanno messo in atto provvedimenti differenziati. All’ospedale universitario di Basilea Città è stato ad esempio introdotto l’obbligo di portare una mascherina, mentre il nosocomio di Basilea Campagna, a pochi chilometri di distanza, ha orientato la propria prevenzione sull’informazione a personale e pazienti.
Per prepararsi al picco influenzale in inverno e scongiurare danni eccessivi all’economia, la Confederazione ha ordinato 13 milioni di dosi di vaccino dai due giganti farmaceutici GlaxoSmithKline e Novartis.
La campagna di vaccinazione delle persone a rischio (donne incinte, bambini di età inferiore ai 6 anni e adulti con malattie croniche) e del personale medico è stata lanciata a metà novembre e andrà avanti fino al marzo 2010.
Le dosi di vaccino in eccedenza (circa 4,5 milioni) saranno in parte cedute all’OMS, che provvederà a fornirle ai Paesi in via di sviluppo.
Complessivamente, i casi confermati in Svizzera sono poco più di 12’300. Nove le persone decedute (bollettino dell’UFSP del 23 dicembre). A livello mondiale, l’OMS stima le vittime del virus A(H1N1) ad almeno 11’500, la maggior parte delle quali sul continente americano.
Iniezioni poco richieste
Passata la paura iniziale, le discussioni attorno all’influenza A(H1N1) si sono progressivamente focalizzate sui rischi potenziali del vaccino e sulla possibilità di obbligare l’intera popolazione a immunizzarsi.
In Svizzera come all’estero è emersa un certa riluttanza a farsi vaccinare. Da un sondaggio è risultato che quasi il 90% degli interpellati in Svizzera era contrario all’impiego dei vaccini omologati dall’UFSP. A causa della scarsa richiesta, il canton Berna ha così chiuso prematuramente i locali per la vaccinazione influenzale negli ospedali.
Ad aver sollevato particolare inquietudine nei media è stato l’utilizzo di adiuvanti nella preparazione del vaccino. Queste sostanze chimiche, capaci di stimolare la reazione immunitaria dell’organismo, sono già presenti nei vaccini antinfluenzali convenzionali. Sono però scarse le informazioni relative agli effetti su donne incinte e bambini.
A fine novembre, l’azienda britannica GlaxoSmithKline ha chiesto al governo canadese di sospendere l’utilizzo di una partita di dosi di vaccino (172’000) a causa di un notevole aumento di gravi reazioni allergiche. Seppur con prudenza, l’OMS ribadisce che i nuovi vaccini sono altrettanto sicuri di quelli dell’influenza stagionale.
E domani?
Al momento, la pandemia appare molto meno aggressiva delle precedenti (vedi a fianco). Per prevederne l’evoluzione occorre comunque valutare la gravità delle prossime ondate. Le pandemie hanno in effetti tendenza a diffondersi in due o tre ondate successive, in cui le ultime sono le peggiori.
Dalla Norvegia sono nel frattempo giunte notizie allarmanti. In alcuni pazienti è stata riscontrata un’alterazione che ha potenziato il virus A(H1N1). L’OMS rassicura, comunicando che i farmaci antivirali rimangono efficaci. Non è la prima volta, aggiunge l’organizzazione internazionale, che si osservano casi sporadici di mutazione.
L’informazione è tuttavia ancora incompleta, riconoscono i medici dell’OMS, per i quali il significato per la salute pubblica non è chiaro. Le investigazioni sono in corso…
swissinfo.ch, Luigi Jorio
Si parla di pandemia quando un’epidemia si diffonde in più aree geografiche del pianeta, infettando una vasta fetta della popolazione mondiale.
Negli ultimi 100 anni si sono verificate quattro pandemie influenzali.
Influenza spagnola (1918-1919): causata dal ceppo H1N1. Tra i 50 e i 100 milioni di morti, soprattutto in India.
Influenza asiatica (1957-1958): ceppo H2N2. Tra 1 milione e 4 milioni di decessi.
Influenza di Hong Kong (1968-1969): ceppo H3N2. Meno di un milione di morti.
Influenza A (2009-?): ceppo H1N1. Circa 10’000 decessi in otto mesi.
L’OMS prevede che il virus A(H1N1) contagerà due miliardi di persone in due anni.
Prima di elaborare piani contro l’influenza “suina”, le autorità sanitarie di tutto il mondo hanno dovuto affrontare un’altra malattia di origine animale: l’aviaria.
Il virus più noto dell’aviaria, l’H5N1, è pericoloso per polli, tacchini, anatre, oche e altri tipi di uccelli, soprattutto acquatici. In caso di stretto contatto con volatili infetti, il virus può trasmettersi, in rari casi, all’uomo.
In alcune regioni del mondo, soprattutto in Asia, dal 2003 alcune centinaia di persone sono state contagiate dal virus; circa la metà di esse è deceduta.
Durante il passaggio degli uccelli migratori (autunno 2005 e primavera 2006), il governo svizzero ha obbligato gli allevatori a confinare il pollame in spazi chiusi.¶
In Svizzera sono stati riscontrati una trentina di casi di virus H5 (concernenti esclusivamente uccelli acquatici). In una decina di casi si è confermata la presenza della temuta variante N1.
Per quest’inverno l’Ufficio federale di veterinaria (UFV) e gli uffici veterinari cantonali hanno deciso di non delimitare zone a rischio.
La decisione si fonda su una valutazione dell’attuale situazione e su nuove conoscenze scientifiche.
Non bisogna comunque dimenticare, rammenta l’UFV, che l’influenza aviaria è ancora presente in molte regioni del mondo e che anche nell’Europa centrale la situazione può inasprirsi in qualsiasi momento.
(fonti: Ufficio federale della sanità pubblica, Ufficio federale di veterinaria).
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