In Svizzera la geotermia si trova in cattive acque
Nel Canton Giura, degli abitanti si oppongono a un progetto di geotermia profonda che l'Ufficio federale dell'energia continua a sostenere. Un'illustrazione dei timori e della diffidenza che suscita questa tecnologia in seno alla popolazione.
All’inizio di luglio, l’Ufficio federale dell’energia (UFE) ha accordato importanti crediti per sostenere la prospezione di siti di geotermia profonda in Svizzera: un contributo di 27,5 milioni di franchi ai Servizi industriali di Ginevra e un finanziamento di 26 milioni di franchi per portare avanti le esplorazioni nella zona di Haute-Sorne, un comune del Canton Giura.
Obiettivo dell’UFE: produrre più energia in Svizzera e riuscire a raggiungere, se possibile entro il 2050, una maggiore indipendenza dall’estero. Il Canton Ginevra si prefigge di produrre il 20% della sua energia per il riscaldamento entro il 2035.
Diffidenza e inquietudine
Tuttavia, questa tecnologia continua a suscitare diffidenza e preoccupazione in seno alle popolazioni toccate, soprattutto in quelle che risiedono in zone a rischio sismico. Un esempio sono gli abitanti del comune giurassiano di Haute-Sorne, a pochi chilometri dal capoluogo cantonale Delémont, i quali non sanno più come comportarsi.
“C’è chiaramente un rischio in un suolo carsico come quello nel Giura”.
Jacques Couche, Cittadini Responsabili Giura
Il progetto di perforazione lanciato nel 2013 dalla società Géo-Energie Suisse, tra i principali promotori della geotermia profonda in Svizzera, nei pressi del villaggio di Glovelier, frazione di Haute-Sorne, è stato abbandonato lo scorso 6 aprile su decisione del governo giurassiano. Eppure, a fine giugno il progetto ha ottenuto carta bianca da parte dell’UFE.
Non solo. Come indicato più sopra, il contributo di esplorazione concesso dalla Confederazione, inizialmente di 64 milioni di franchi, è stato portato a 90 milioni. Il motivo: l’importo supplementare sarà necessario per migliorare la sicurezza del sito utilizzando le ultime tecnologie di misurazione e di controllo raccomandate dal Servizio sismologico svizzero (SED). “Una doppia rete di sicurezza”, ha commentato Géo-Energie Suisse.
Le misurazioni verranno effettuate durante le perforazioni. Inoltre, le faglie che potrebbero trovarsi nel sottosuolo saranno individuate con la tecnologia 3D. “Il SED, che fa capo al Politecnico federale di Zurigo, partecipa al programma europeo GEOTHERMICA, che comprende ricerche in merito”, assicura Florian Haslinger del SED.
Precedente a Pohang
Il rapporto sui rischi sismici a Haute-Sorne, elaborato in seguito al terremoto del 2017 a Pohang (Corea del Sud) e pubblicato dal SED nell’ottobre 2019, ha tuttavia cambiato le carte in tavola. La valutazione dei rischi ha confermato che esiste “un probabile nesso causale” tra il sisma e un progetto di geotermia profonda in corso in quella regione, ha confermato il SED.
Anche una ventina di esperti sono giunti alla conclusione che “le attività di stimolazione dell’installazione geotermica di Pohang hanno provocato il terremoto”. Quanto basta per scuotere le autorità del Canton Giura, che all’inizio della primavera hanno deciso di abbandonare il progetto a Haute-Sorne, pur sapendo che questo disimpegno sarà “complicato” e che ci saranno “delle conseguenze finanziarie negative” (indennizzi), che graveranno sulle casse pubbliche.
Sebbene la Confederazione intenda minimizzare i rischi di terremoti e rassicurare le popolazioni, la geotermia profonda continua a suscitare timori e interrogativi. Inizialmente sedotti dalla prospettiva di accogliere sul loro territorio una delle tecnologie d’avanguardia in materia di estrazione di energia, gli abitanti di Haute-Sorne hanno col tempo cambiato opinione.
Jacques Couche, membro del movimento ‘Cittadini Responsabili Giura’, lotta già da sei anni contro l’arrivo della geotermia profonda nella sua regione. “All’inizio conoscevamo soltanto l’aspetto positivo del progetto, senza immaginare tutti i rischi”, racconta a swissinfo.ch. Oggi, il 70% della popolazione locale vi si oppone, sostiene.
Attenzione al fracking
Anche le autorità giurassiane, e in primis il ministro cantonale dell’ambiente David Eray, sono consapevoli dell’ostilità che avvolge il cantiere. Ciò che d’altronde ha spinto il Cantone a rinunciare. “Nel 2017, l’UFE ci aveva garantito di coprire le perdite in caso di fallimento, ma non è prevista alcuna garanzia in caso di danni dovuti a un terremoto in questa zona”, spiega Jacques Couche. “Oggi, la Confederazione riparte alla carica, mentre i giurassiani non avranno nulla in cambio”, deplora. Couche attende ora che il Canton Giura confermi il ritiro delle autorizzazioni rilasciate per il progetto.
In merito all’impiego del controverso metodo del fracking – o fratturazione idraulica – Jacques Couche è categoricamente contrario. “C’è chiaramente un rischio in un suolo carsico come quello nel Giura. D’altronde, l’UFE lo riconosce quando giustifica l’importo supplementare… per una maggiore sicurezza. Qui, perforare la roccia fino a una profondità di 4 o 5 chilometri è pericoloso”, insiste, rammentando i progetti abbandonati in precedenza a Basilea o a San Gallo.
Il ministro giurassiano dell’ambiente David Eray ritiene che questo finanziamento supplementare “non cambierà nulla nella procedura in corso”, vale a dire che non influirà sulla decisione del Canton Giura di mettervi fine. Dal canto suo, la società Géo-Energie Suisse rimane per il momento in modalità attiva. Di recente, ha indicato alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS di voler proseguire la prima fase del progetto, cioè l’esplorazione del sito di geotermia a Haute-Sorne. Il futuro del progetto sarà deciso quando saranno resi noti i risultati degli studi.
Traduzione dal francese: Luigi Jorio
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