“Non temo la morte, ma ho ancora molte cose da fare”
Figlio e nipote di noti esploratori, lo psichiatra e aeronauta Bertrand Piccard si è fatto conoscere in tutto il mondo per aver fatto il giro del mondo con una mongolfiera nel 1999 e con un aereo alimentato esclusivamente da energia solare (Solar Impulse) nel 2016. I limiti esistono solo nella mente, afferma il pioniere svizzero, intervistato durante una visita in Messico.
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Andrea Ornelas, Città del Messico
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“There is big resistance to the energy transition in Switzerland”
swissinfo.ch: Suo nonno (Auguste Piccard) e suo padre (Jacques Piccard) erano famosi inventori e esploratori della stratosfera e delle profondità oceaniche. In che misura queste esperienze hanno segnato la sua infanzia?
Suo nonno era il fisico Auguste Piccard, inventore del pallone stratosferico, il primo a raggiungere un’altitudine di 16’000 metri nel 1931.
Bertrand è inoltre figlio dell’oceanografo Jacques Piccard, il primo uomo ad immergersi nel 1960 fino a 11’000 metri di profondità nella Fossa delle Marianne dell’Oceano Pacifico.
Nel 1999, insieme al britannico Brian Jones, Bertrand Piccard ha realizzato il primo giro del mondo ininterrotto con una mongolfiera.
Nel 2016 ha compiuto, assieme al pilota zurighese André Borschberg, il primo giro del mondo con il velivolo solare Solar Impulse II.
Bertrand PiccardCollegamento esterno: Sono stato influenzato da mio padre e da mio nonno, ma anche tutte le persone che ho incontrato attraverso di loro durante la mia infanzia: astronauti, esploratori, sommozzatori e difensori dell’ambiente. Tutti avevano in comune l’interesse di scoprire il mondo, abbandonare il conosciuto e superare i limiti.
Ho capito allora che l’impossibile è solo nella mente delle persone. Non nella realtà. La mia famiglia mi ha sempre permesso di porre ogni tipo di domanda.
Ero un incubo per i miei insegnanti! Per me è sempre stato normale andare oltre ciò che si conosce. Così, quando sono cresciuto, mi ha deluso il fatto di scoprire che così tante persone hanno paura dell’ignoto.
swissinfo.ch: Alcune esperienze ci cambiano per sempre. Sicuramente è successo anche a lei quando ha fatto il giro del mondo con una mongolfiera e poi con Solar Impulse. Che cosa ha tratto da queste esperienze?
B.P.: Il giro del mondo in mongolfiera mi ha reso consapevole del fatto che potevo realizzare i miei sogni. Prima di allora, era solo un osservatore della realizzazione dei sogni degli altri.
Solar Impulse mi ha insegnato che potevo essere utile per gli altri. La prima esperienza è stata un sogno individuale. La seconda un esercizio di servizio.
swissinfo.ch: Con Solar Impulse ha reso possibile l’impossibile: volare per 40’000 chilometri senza una goccia di carburante. La maggior parte dell’umanità sarebbe soddisfatta di una tale impresa, ma non Bertrand Piccard. Che sfida intende ora compiere?
B.P.: Il successo non è un obiettivo, è un passo per fare qualcosa di più grande e migliore. La mia sfida è ora quella di apportare al mondo, entro la fine del 2018, soluzioni redditizie per proteggere l’ambiente attraverso l’Alleanza globale per soluzioni efficientiCollegamento esterno, creata dalla Fondazione Solar Impulse.
Per fare questo, stiamo riunendo individui, imprese start-up e altre aziende che hanno prodotti, processi, idee o nuove tecnologie per proteggere l’ambiente in modo redditizio. I consigli e le conclusioni risultanti saranno condivisi con i governi di tutto il mondo. Una formula che consentirà a tutte le parti di essere vincitori. Questa è la mia sfida attuale.
swissinfo.ch: Torniamo a Solar Impulse. Lei ha dato avvio a un sogno che noi dovremo continuare. Un giorno sarà possibile trasportare la gente comune in aereo solare?
B.P:. Un aereo solare è essenzialmente un velivolo elettrico che fabbrica la propria elettricità attraverso l’energia solare. Gli aerei commerciali, con 400 o più passeggeri, continueranno a utilizzare kerosene ancora per molti anni. Però dei velivoli per una cinquantina di passeggeri che impiegano batterie caricate prima del decollo con energia solare diventeranno una realtà entro 10 anni.
swissnfo.ch: Dopo Solar Impulse, in Svizzera si sta sperimentando ora il velivolo SolarStratos, un progetto che lei conosce bene. La Svizzera sta diventando una potenza nell’aviazione solare. A quali talenti particolari si deve tutto ciò?
B.P:. La Svizzera è un paese innovativo con università altamente competitive. Il Politecnico federale di Losanna, per esempio, è straordinario. Ho lavorato molto con gli esperti di questa scuola. Vi sono pure molte piccole e medie imprese veramente innovative. La Svizzera approfitta inoltre della stabilità sociale, dell’assenza di scioperi e del sostegno accordato dal governo ai progetti. È un paese propizio per un imprenditore.
swissinfo.ch: In tutto il mondo si moltiplicano i dibattiti e gli obbiettivi di protezione dell’ambiente. I governi stanno però facendo veramente il possibile per ridurre l’impiego di energie fossili che danneggiano l’ambiente?
B.P:. Alcuni governi e alcune imprese, sì. Altri chiaramente non. Si denotano grandi progressi in Scandinavia, in particolare in Danimarca e Svezia. Lo stesso vale per il Marocco, che intende produrre il 52% dell’energia tramite fonti rinnovabili entro il 2030. La Cina, spesso oggetto di critiche per l’inquinamento emesso, sta avanzando più rapidamente dell’Europa. Non va dimenticato che siamo responsabili di buona parte dell’inquinamento prodotto in Cina. Difatti acquistiamo moltissimi prodotti fabbricati in Cina. I cinesi devono sopportare l’inquinamento prodotto dai beni che noi consumiamo.
swissinfo.ch: Qual è il suo bilancio ambientale per la Svizzera?
B.P:. La Svizzera avanza, ma può fare molto di più. Vi è una grande resistenza all’interno del paese contro alla transizione energetica. Le forze di destra e gli ambienti economici non hanno capito che è l’unico modo per modernizzare il paese, progredire e continuare a crescere.
Il motivo è filosofico e politico, non industriale. Rifiutano iniziative che provengono dagli ambientalisti, dalla sinistra e dal centro, vogliono mantenere le loro politiche di destra che danneggiano l’ambiente. Non hanno capito che l’industria e l’economia sarebbero i principali beneficiari della sostituzione di sistemi inquinanti con sistemi più puliti. È peccato. Dovrebbero pensarci.
swissinfo.ch: Qualche anno fa ha affermato che le crisi sono quasi l’unico modo per evolvere. Lo ribadisce?
B.P:. Oggi penso che ci sono due modi per farlo. Attendere una crisi che ci costringerà a cambiare ed evolvere. O essere curiosi e cercare altri modi di pensare e di agire. In tal modo potremo cambiare prima di essere sorpresi da una crisi.
swissinfo.ch: Durante le sue imprese con la mongolfiera e il velivolo solare ha sempre assunto rischi significativi. Non teme la morte?
B.P:. Ho preso dei rischi, ma sempre calcolati. Oggi non ho paura della morte. Ma non ho alcuna voglia di morire troppo presto. Sento che ho ancora molte cose da fare.
Vedo di per sé la morte come un’avventura. Sarebbe molto interessante sapere cosa c’è dall’altra parte.
Traduzione di Armando Mombelli
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swissinfo.ch: Perché ha voluto volare direttamente alle Hawaii invece di effettuare una pausa dopo il volo di prova?
André Borschberg: C’erano talmente tante restrizioni di volo sopra al Giappone che l’unica soluzione era di effettuare il volo principale subito dopo quello di prova. Alcuni sistemi non funzionavano e secondo gli ingegneri non c’era modo di continuare. E ovviamente c’era Bertrand [Piccard] da una parte ed io dall’altra, nella cabina di pilotaggio, a pensare alla situazione: lo stato del velivolo, le condizioni meteorologiche e la mia capacità di gestire la situazione.
Ho deciso che potevo andare avanti. Mi sono detto che il livello di rischio era accettabile e che ce l’avrei fatta malgrado le carenze. Ma è stata una decisione molto difficile siccome, per un certo verso, c’erano in ballo molte emozioni. Fai parte del team, ma vai contro il suo volere. Non è facile. Ho semplicemente detto che il responsabile della decisione ero io, non gli ingegneri. Detto questo, volevo sapere se potevo davvero contare sul loro aiuto e supporto. Così è stato, per ognuno di loro. Nelle loro voci potevo però percepire molta tensione. Penso che sia stata la decisione più difficile che abbia mai preso.
swissinfo.ch: Gli ingegneri sembravano tesi durante la diretta del volo. Lei si è sentito in pericolo o ha avuto paura?
A. B.: Abbiamo forzato le batterie molto di più rispetto a un volo normale in cui si sale a 8'500 metri. Abbiamo effettuato i due voli uno dopo l’altro. Per il volo di prova sono dovuto salire rapidamente ad alta quota. Poi sono sceso e ho iniziato il volo [verso le Hawaii]. Il risultato è che durante il secondo e il terzo giorno le batterie erano molto più calde del previsto. È questo che si sente [durante la trasmissione in diretta]. Certo, eravamo preoccupati, ma non ero angosciato. Questo ha modificato il modo di riposare e di volare. È stata un’ulteriore differenza rispetto a un volo normale, ma ero fiducioso che ce l’avremmo fatta.
swissinfo.ch: Lassù non aveva molta privacy. Tutti sapevano cosa stava mangiando o quando stava dormendo, facendo yoga o utilizzando il bagno. Come ci si sente a essere seguiti così da vicino per tutto il tempo?
A. B.: Ci si dimentica. A volte mi dicevo: ‘Ah già, mi stanno guardando!’ (risate). La cabina di pilotaggio è molto piccola. Bisogna fare molta attenzione, essere prudenti, e fare le cose in modo lento e rilassato. Bisogna riflettere su quello che si sta per fare ed organizzarsi. Questo vale quando si preparano i pasti o ci si cambia i vestiti e, ancor di più, quando si va in bagno.
Sono alto un metro e novanta. Si può immaginare una persona che si muove in quello spazio [3,8 m3] con vestiti pesanti, cavi, tubi e tutto quanto. Tutto va fatto con calma. Si adotta lentamente un atteggiamento zen poiché l’unico modo di fare bene le cose è concentrarsi. Il proprio livello di consapevolezza aumenta. È un modo molto consapevole di vivere, fare ed essere. È stato fantastico! È stata la prima volta che ho potuto viverlo in maniera così profonda. Ho vissuto nel presente a ogni momento. Ci si dimentica quindi della telecamera e di tutto. Si è semplicemente nel proprio ambiente.
swissinfo.ch: Durante il volo ha fatto esercizi di yoga. Ma non ha avuto dolori alla schiena o gambe anchilosate?
A. B.: Sono sicuro che non mi crederà, ma no, mi sentivo bene. Nemmeno il mio medico mi crede. Ho fatto yoga il più possibile. Ogni mattina avevo una lunga sessione e poi tentavo di avere diverse sessioni e movimenti durante il giorno. Ovviamente non potevo assumere le posizioni di yoga siccome non potevo alzarmi in piedi o praticare il saluto al sole. Ma potevo sedermi in vari modi e sdraiarmi, ciò che mi ha aiutato molto.
Quando si fa yoga si impara a osservare sé stessi, il proprio corpo, la propria mente. E quando si è stressati, può essere utile dissociarsi dallo stress e analizzare il modo in cui si reagisce e ci si rilassa. Questo mi ha aiutato a mantenere la giusta mentalità e a non farmi coinvolgere emotivamente da situazioni quali le batterie.
swissinfo.ch: Cosa ci può dire del volo di cinque giorni? È andata come se l’aspettava?
A. B.: Meglio del previsto, anche se “meglio” non è proprio il termine giusto. È stato più arricchente, più fantastico, estremamente speciale. Quando stavo volando per l’ultima notte continuavo a contare le ore e i minuti. Non perché fossi stanco o impaziente di atterrare. No, tentavo di godermi ogni attimo siccome sapevo che era l’ultima volta che mi trovavo nella cabina di pilotaggio per uno di questi voli speciali. E questo volo significava molto per me. È stato qualcosa a cui ho pensato per dodici anni. Da bambino sognavo questi pionieri che hanno fatto la storia dell’aviazione. È stato fantastico trovarsi in una situazione di questo tipo, provare quello che hanno magari provato anche loro.
swissinfo.ch: Quale è stata la prima cosa che ha fatto dopo l’atterraggio?
A. B.: Abbracciare la mia famiglia. Quando ho lasciato il Giappone, i miei pensieri erano con loro siccome sapevo che avrebbero sentito che l’aereo non stava funzionando bene e che sarebbero stati in ansia. Sono stato molto felice di rivedere mia moglie e i miei figli.
swissinfo.ch: Sembra che le Hawaii siano state molto accoglienti…
A. B.: Assolutamente. Fermarsi alle Hawaii è una grande opportunità poiché possiamo disporre di un buon hangar. Possiamo proteggere bene l’aereo e prepararlo per l’anno prossimo. È un aeroporto molto tranquillo e quindi sarà l’ideale per i voli di prova. E quando l’aereo sarà pronto voleremo verso il continente. La situazione è davvero ottimale.
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