Cambiamento climatico anche nel remoto Artico?
Ovunque si parla di riscaldamento globale, ma cosa sta succedendo in regioni lontane quali l'arcipelago delle Svalbard? Le attuali ricerche sul clima prevedono che il pianeta si riscalderà di almeno 2°C rispetto all'epoca preindustriale, ciò che può avere gravi conseguenze per le piante e gli animali altamente specializzati che vivono nella regione artica.
Per prevedere come la composizione e le interazioni tra piante e microrganismi potrebbero cambiare in futuro, una dozzina di scienziati e scienziate provenienti dalla Norvegia e dalla Svizzera – tra cui noi tre – si trovano attualmente alle Svalbard per una spedizione di un mese. Stiamo raccogliendo molti dati per trovare possibili risposte.
Diario di bordo in due megabyte dalle Svalbard
Due megabyte era il limite di dati che i nostri blogger potevano inviare quotidianamente dall’Antartide durante la loro spedizione di ricerca sulle microplastiche. La trasmissione di dati è limitata anche per altre tre dottorande che trascorrono l’estate a studiare l’inverdimento dell’Artico sulle isole Svalbard, in Norvegia. Si tratta di un fenomeno causato dal riscaldamento globale e legato alla chimica, allo spessore e all’età del suolo.
Siamo tutte specializzate in diverse discipline, dalla scienza del suolo all’ecologia vegetale, dalla botanica alla microbiologia. Dopo le difficoltà iniziali – causate in parte dalla pandemia di Covid-19, dall’invasione russa dell’Ucraina e da uno sciopero dei piloti – la maggior parte del gruppo di ricerca è finalmente arrivata a Longyearbyen, la città principale delle Svalbard, il 6 luglio.
L’isola è illuminata dall’eterna luce del sole (che ha causato alcune notti insonni), con renne curiose nel mezzo al villaggio e innumerevoli oche con i loro piccoli. Per condurre ricerche in questa regione remota, dove gli orsi polari si aggirano liberamente, e dal momento che utilizziamo motoscafi aperti per raggiungere i nostri siti, abbiamo dovuto seguire un addestramento di base per l’uso del fucile e la sopravvivenza nell’Oceano Artico. Siamo rimaste sorprese di quanto sia difficile coordinare noi stesse e l’intero gruppo in tute di sopravvivenza giganti.
Dopo la formazione, ci siamo recate sui primi siti di ricerca e siamo rimaste stupite da questo paesaggio straordinario. La realtà ci ha presto insegnato che in questa zona è impossibile seguire rigorosamente i metodi che abbiamo pianificato. Non siamo riuscite a trovare le specie vegetali che cercavamo. Ma dopo qualche giorno, tutti e tutte si sono abituati alla vita sul campo, con uffici improvvisati e laboratori all’aperto.
Abbiamo anche toccato con mano l’impatto del riscaldamento globale e del cambiamento climatico, con temperature record di circa 16°C per due giorni. Ci siamo rese conto di quanto possa essere verde l’Artico, soprattutto nei siti vicini agli insediamenti umani o alle scogliere di uccelli (con molte specie rare di uccelli che nidificano solo alle Svalbard), dove i terreni sono arricchiti di sostanze nutritive. In queste aree abbiamo potuto osservare un drastico cambiamento nella composizione vegetale. Ci interessano in modo particolare gli aspetti microbiologici e chimici del suolo, che analizzeremo più in là nel nostro laboratorio di Zurigo.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
Altri sviluppi
Diario di bordo in due megabyte dalle Svalbard
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.