Minacce climatiche: vivere ai piedi di una montagna instabile
La conferenza sul clima COP26 mira a garantire un'azione climatica più ambiziosa da parte dei partecipanti. Per alcuni è già troppo tardi. Nella popolare località alpina di Kandersteg, in Svizzera, gli abitanti vivono con la minaccia di un crollo della vicina montagna Spitzer Stein.
Nel mezzo di un lago di montagna di colore blu smeraldo, due turisti sono alle prese con una barca a remi. “Bisogna tirare, non spingere”, grida Robin dalla riva.
Il giovane barcaiolo sorride e fa un lungo tiro di sigaretta. Ogni anno, migliaia di persone visitano lo spettacolare lago di Oeschinen e le montagne sopra il villaggio di Kandersteg, nell’Oberland bernese. In questa mattina d’autunno, tuttavia, regna la calma. Non sono in molti a voler noleggiare una delle sue barche o a fare un tuffo nell’acqua gelida.
I primi raggi mattutini illuminano la maestosa corona di vette di 3’000 metri. Improvvisamente, un suono di petardi riecheggia intorno al lago. Turisti inquieti aguzzano gli occhi guardando in direzione delle nubi di polvere che si alzano dal fianco della montagna.
“Sono solo piccole rocce che cadono dallo Spitzer Stein”, mi dice Robin. “Il mio capo mi ha detto che ieri notte alle 2 ne sono cadute di molto grandi”.
Robin non è così preoccupato che i pezzi di montagna cadano nel lago di Oeschinen e rovinino la sua attività di noleggio barche. Ma è inquieto per il suo villaggio, Kandersteg, che si troverebbe direttamente sulla traiettoria di eventuali frane, colate di fango o inondazioni se lo Spitzer Stein crollasse.
Animazione di 30 secondi di Kandersteg e dello Spitzer Stein (Google Earth):
Sulla vetta dello Spitzer Stein (2’974 metri) c’è il pericolo di un disastro. Qui si sta muovendo una quantità di roccia cinque volte superiore a quella precipitata dal Pizzo Cengalo sul villaggio di Bondo (Grigioni) nel 2017. Nel peggiore dei casi, venti milioni di metri cubi di calcare e marna – l’equivalente di otto piramidi – potrebbero cadere a valle con altri detriti e acqua, travolgendo Kandersteg e i suoi abitanti.
Scioglimento del permafrost
La crisi climatica, al centro dei negoziati alla conferenza in corso a Glasgow (COP26), sta lentamente trasformando le Alpi svizzere. Le temperature stanno aumentando, i ghiacciai si stanno ritirando e lo scioglimento del permafrost sta compromettendo la stabilità dei pendii delle montagne. L’Ufficio federale dell’ambiente stima che il 6-8% del territorio svizzero sia instabile. Gli insediamenti al di sotto delle zone di permafrost devono aspettarsi sempre più frane e colate di fango nei prossimi anni.
Il permafrost e le minacce nelle regioni alpine non sono tra i temi ufficiali della COP26. A Glasgow hanno comunque luogo discussioni più ampie su come le comunità si adattano a eventi devastanti legati al clima. Ogni Paese deve presentare una “Comunicazione sull’adattamento” in cui delinea i propri sforzi, i piani futuri e come fa fronte all’impatto del cambiamento climatico.
La strategia di adattamento al cambiamento climatico a lungo termine della SvizzeraCollegamento esterno si concentra su dodici ambiti prioritari, tra cui la gestione di un accresciuto rischio di frane, inondazioni, ondate di calore e siccità.
La tendenza al riscaldamento del permafrost è osservabile in tutte le Alpi svizzere. Negli ultimi 20 anni, la rete Permos ha monitorato e documentato lo stato dello strato di suolo perennemente ghiacciato in 30 siti. Le misurazioni dipingono un quadro desolante: le temperature del permafrost hanno raggiunto livelli record in molte località d’alta quota, così come lo spessore dello strato attivo (lo strato superficiale del terreno che si scongela in estate e si ricongela in inverno) e la velocità dei ghiacciai rocciosi.
Sullo Spitzer Stein, le cadute di roccia non sono una novità. Ma negli ultimi dieci anni, alcune parti della montagna sono diventate più instabili. Le zone fragili si sono estese, con grandi crepe che sono apparse nella roccia esposta. Le cause sono molteplici. Si pensa che lo scioglimento del permafrost abbia esacerbato le instabilità nelle parti superiori del fianco della montagna. Le temperature più elevate hanno sciolto il ghiaccio, permettendo all’acqua di penetrare nella roccia e di contribuire così all’instabilità.
“Negli ultimi tre anni abbiamo osservato che l’intera montagna si sta lentamente sciogliendo”, dice Robert Kenner, esperto di permafrost all’Istituto di ricerca sulla neve e le valanghe (WSL).
Altri sviluppi
Newsletter
Monitoraggio 24 ore al giorno
Il problema è che l’instabilità sta accelerando. Le abbondanti nevicate dello scorso inverno e le forti piogge di quest’estate hanno aumentato il ritmo con cui lo Spitzer Stein si sta muovendo verso valle, dice Nils Hählen, a capo del dipartimento dei pericoli naturali del Canton Berna.
“La sezione che sta scivolando più velocemente si sta muovendo di circa 6-8 metri all’anno, il che è molto”, spiega. “Abbiamo cercato casi simili nelle Alpi o altrove nel mondo, ma è difficile trovare tassi di spostamento così elevati”.
Dal 2018, Hählen e il suo gruppo di esperti hanno osservato da vicino la montagna, istituendo una rete di osservazione 24 ore su 24 che comprende decine di radar, GPS, telecamere e dispositivi di misurazione delle precipitazioni.
Secondo Hählen, è improbabile che tutti i 20 milioni di metri cubi vengano giù in un’unica grande frana. Ma nei prossimi 5-10 anni potrebbero essere possibili piccole cadute di roccia tra gli 1 e gli 8 milioni di metri cubi. A titolo di paragone, dal Pizzo Cengalo si erano staccati circa 3 milioni di metri cubi.
L’esperto avverte: “Nel peggiore dei casi, [una valanga di roccia] potrebbe arrivare abbastanza vicino al villaggio, ma non dentro. Ma siamo preoccupati per i processi secondari, come le colate detritiche”. Una frana di grandi dimensioni accompagnata da forti piogge e colate di fango potrebbe sommergere una parte di Kandersteg.
Proteggere il villaggio
Con la sua cravatta rossa sventolata dal vento, il sindaco di Kandersteg René Maeder è in piedi sul bordo di una diga larga dieci metri vicino al centro del villaggio. Il 67enne indica dove sarà collocata un’enorme rete metallica per fermare le rocce e i detriti messi in movimento da frane sullo Spitzer Stein. La struttura protettiva, ancora in fase di finalizzazione, ha un costo di 11,2 milioni di franchi.
“Queste sono le misure di protezione che aiutano in caso di eventi di piccole e medie dimensioni. Ma è impossibile che tali misure proteggano nell’improbabile eventualità di una grande frana”, dice Maeder, nato nel villaggio del Canton Berna di 1’300 abitanti.
Divisi sui rischi
Finora, piccole cadute di massi e allerte dei geologi hanno portato alla chiusura di sentieri e settori direttamente sotto lo Spitzer Stein. I visitatori non sembrano essere perturbati e i gerenti degli alberghi dicono che non c’è stato un impatto marcante sul turismo.
La gente del posto è da parte sua divisa sui pericoli, con gli abitanti più anziani spesso più scettici. “Mi sento sicura”, dice l’anziana residente Doris Wandfluh. “Ora abbiamo una protezione nel caso in cui dovessero cadere le prime rocce. E se ne cadranno altre, ci saranno forse alcuni danni, ma penso che i residenti saranno protetti in tempo, e qualsiasi danno potrà essere ricostruito”.
La donna dice che i residenti di lunga data sono più abituati ai pericoli naturali come valanghe e tempeste rispetto ai nuovi arrivati, che sono spaventati “perché hanno in testa le immagini del disastro di Bondo”.
Video YouTube della frana sul Pizzo Cengalo che nel 2017 ha colpito il villaggio di Bondo, nei Grigioni.
Il barcaiolo Robin ha dei dubbi sulle misure di protezione. “Alcuni dicono che la diga non è una buona soluzione, che non è abbastanza larga sul fondo; sono d’accordo”.
“Un divieto di costruzione”
Grazie all’esteso monitoraggio hi-tech, sarà data un’allerta con un preavviso di 48 ore per qualsiasi disastro incombente. Gli abitanti dovrebbero essere in grado di lasciare i luoghi in tempo, insieme al bestiame. Ma le proprietà e le infrastrutture potrebbero essere danneggiate.
Il sindaco del villaggio Maeder e molti residenti sono fortemente preoccupati per il pericolo di frane. Lo scorso autunno, le autorità di Berna hanno presentato una nuova mappa dei pericoli di Kandersteg che tiene conto della nuova situazione. Quasi due terzi del villaggio sono stati classificati come zona rossa o arancione, compreso l’ufficio comunale di Maeder. Nessun nuovo edificio può essere costruito e gli edifici distrutti non possono essere ricostruiti. Sono permessi solo piccoli ampliamenti e ristrutturazioni.
“È sostanzialmente un divieto di costruzione. Per l’economia locale è un disastro”, dice il marito di Doris Wandfluh, Peter, di professione architetto. A causa della zonizzazione dei pericoli, di recente gli sono state respinte cinque domande di costruzione, per un valore di 3,5 milioni di franchi.
L’anno scorso, alcuni residenti hanno contattato Maeder per chiedergli di opporsi alla nuova definizione delle zone di pericolo. Secondo loro, sono esagerate e imposte dalle compagnie assicurative degli edifici. Una decisione su possibili adeguamenti è prevista per dicembre.
“Oggi abbiamo la tendenza a voler assicurare tutto. Ma non si può fare”, dice il sindaco.
Gli abitanti di Kandersteg hanno vissuto con i pericoli per generazioni. La domanda rimane: quali rischi sono disposti a correre?
“Quanto vogliamo assicurarci per un evento che può causare solo danni alla proprietà?” s’interroga Maeder.
Altri sviluppi
Minacce climatiche: vivere ai piedi di una montagna instabile
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!